Resuscitate piante da dattero di 2000 anni fa

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Rivivono in laboratorio le Palme da dattero del tempo di Gesù. I ricercatori di Gerusalemme sono riusciti a far germogliare semi antichi di 2000 anni trovati in diversi scavi attorno al Mar Morto. Sei piante che ancora non danno frutti ma che in futuro potremmo assaggiare, per migliorare le varietà attuali.

I semi del tempo

Non è il primo successo di botanici e genetisti in un’impresa del genere. Nel 2008 una pianta di palma (che fu chiamata Methuselah, Matusalemme) fu fatta germogliare. Il seme proveniva dalla reggia di Erode. Questa volta, un team di ricerca internazionale, guidato da Sarah Sallon del Natural Medicine Research Center di Gerusalemme, ha selezionato 34 semi, raccolti dagli scavi archeologici in tutto il Paese a Masada, l’antica fortezza costruita da Erode, e altri magazzini attorno al Mar Morto: Qumran, Wadi Makukh, e Wadi Kelt. Depositi agricoli, destinati a diventare un prezioso archivio del tempo. I semi del tempo

Li hanno immersi in acqua e fertilizzante, poi piantati in terriccio sterile. E sei di quei semi hanno generato verdi germogli e le prime foglie. A ognuno gli scienziati hanno dato un nome, ovviamente ebraico: Adam, Qumran, Jonah, Uriel, Boaz, e Judith i cui semi sono stati raccolti a Masada. Hannah viene da Wadi Makukh.

La scomparsa e la riscoperta

Secondo i documenti, le palme da dattero attorno all’anno Mille, dopo la caduta dell’Impero romano e la conquista araba della regione, ebbero un declino e in questa zona erano pressoché scomparse. Questo potrebbe essere un primo passo per una riscoperta, anche se per ora le piante che sono state coltivate, non danno frutti. Ma il progetto è quello di impollinare le femmine per fargliene produrre. Oltre ad avere l’opportunità di assaggiare i succosi datteri dell’antica Giudea, si potranno sviluppare e coltivare più varietà rispetto a quelle odierne, selezionando e migliorandole anche nella resistenza alle malattie.

Piante di 2000 anni fa
Piante di 2000 anni fa

Il Dna “highlander”

Un’altro aspetto che ha incuriosito gli scienziati riguarda il Dna dei semi. In 2000 anni di storia si è preservato talmente bene che è stato possibile farli germogliare: “Per fare germogli il Dna deve essere intatto, il che va contro a molto di quello che sappiamo su come si conserva – ha scpiegato a Science Nathan Wales archeogenetista dell’Università di York, non coinvolto nello studio – non è impossibile che ci sia che ci sia qualche sistema biologico eccezionale al lavoro che lo preserva”. Anche le condizioni climatiche della zona potrebbero aver giocato un ruolo, soprattutto il caldo secco che ha conservato così bene, per esempio, gli antichi testi di Qumran, noti come “Rotoli del Mar Morto”. A questo si aggiunge la taglia XL dei semi, in cui la maggior quantità di patrimonio genetico avrebbe reso “statisticamente” più probabile la sua conservazione.

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