La monogamia in amore è questione di chimica

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La lezione dei lemuri sull’amore. Non tutti i mammiferi monogami sono legati dall’amore allo stesso modo: il cervello delle varie specie interagisce diversamente con gli ormoni ossitocina e vasopressina. Ecco cosa si è scoperto nei lemuri.

Passato San Valentino, la festa degli innamorati, il giorno in cui guardando negli occhi la persona giusta si immagina di stare con lei, e lei soltanto, per sempre. E come noi esseri umani anche altre specie di mammiferi (piuttosto poche a dire il vero, solo il 3-5% delle 6.500 circa conosciute) formano coppie che durano tutta la vita. Questione di chimica, dicono gli scienziati, anche se pare non sia la stessa per tutti.

Un team della Duke University, infatti, ha studiato i circuiti cerebrali di specie monogame e promiscue di lemuri del Madagascar, nostri lontani cugini, scoprendo che il linguaggio chimico dell’amore è molto diverso nel regno dei mammiferi.

Il segreto di un amore duraturo

(foto:David Haring, Duke Lemur Center)
(foto:David Haring, Duke Lemur Center)

Proprio perché la monogamia è una caratteristica così rara per i mammiferi, per tanto tempo gli scienziati hanno pensato che le sue basi biologiche fossero le stesse in tutte le specie con questa inclinazione.

In trent’anni di ricerche su alcuni roditori, le arvicole, si sono accumulate evidenze sul ruolo svolto da due ormoni, l’ossitocina e la vasopressina, nel cervello: sarebbe la loro azione durante il corteggiamento a determinare la durata del legame tra i partner. Le specie di arvicole monogame, infatti, possiedono più recettori per questi due ormoni sulle cellule cerebrali rispetto alle specie di arvicole non monogame.

Che sia così anche per gli altri mammiferi che formano coppie che durano tutta la vita, esseri umani inclusi?

La monogamia è ancora un mistero

Per scoprirlo il team di Christine Drea della Duke University ha portato avanti uno studio su sette specie di lemuri del Madagascar, sia monogame sia promiscue. Un tentativo di fare un passo avanti per venire a capo dell’enigma della monogamia nell’essere umano, perché, sebbene questi animali siano i nostri parenti primati più lontani, ci sono geneticamente più vicini delle arvicole.

I ricercatori hanno utilizzato una tecnica di imaging chiamata autoradiografia per creare una mappa dei recettori di ossitocina e vasopressina nel cervello di alcuni lemuri (deceduti per cause naturali all’interno del Duke Lemur Center).

Ciò che è emerso è che la distribuzione dei recettori di ossitocina e vasopressina nei lemuri è molto diversa rispetto a quella delle arvicole, il che secondo gli scienziati significa che gli ormoni non hanno lo stesso effetto da una specie all’altra perché interagiscono con aree differenti del cervello.

Limitando l’analisi alle sole specie di lemuri, poi, i ricercatori si sono stupiti nel constatare che non c’era nessuna differenza significativa di distribuzione e densità dei recettori ormonali tra le specie di lemuri monogame e quelle promiscue.

La morale? L’amore è un affare complicato, e quello che dura nel tempo forse ancora di più. È probabile, concludono i ricercatori, che non esista una formula chimica della monogamia uguale in tutte le specie e che a concorrere all’instaurarsi di una simile relazione tra i partner siano in realtà più sostanze chimiche insieme a fattori etologici.

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