Grandi volumi di acquisto olio combustibile da parte degli Stati Uniti

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Perché gli Stati Uniti si stanno precipitando a comprare olio combustibile dalla Russia? Uno dei prodotti chiave esportati dalla Russia negli Stati Uniti negli ultimi mesi è stato l’olio combustibile. Per quale motivo questo prodotto residuo della raffinazione del petrolio è diventato di vitale importanza per le raffinerie americane?

L’olio combustibile è il combustibile principale per i motori marini. A causa dei nuovi standard ambientali quest’anno la domanda è in costante calo.

L’Organizzazione marittima internazionale (IMO) infatti, ha deciso che dal 1 ° gennaio 2020 il contenuto massimo di zolfo nel combustibile per uso marittimo debba essere ridotto di sette volte, dal 3,5% allo 0,5%. Secondo gli ecologisti, grazie a questo, le emissioni di anidride solforosa nell’atmosfera ora saranno ridotte dell’85%, il rischio di piogge acide diminuirà drasticamente, i problemi respiratori tra gli abitanti delle città portuali diminuiranno e persino le tempeste si verificheranno meno spesso.

I nuovi requisiti IMO hanno però colpito duramente il mercato. Poiché la maggior parte dell’olio combustibile non corrisponderà più ai parametri imposti, gli armatori ne hanno già ridotto gli acquisti e i prezzi per questo tipo di carburante sono diminuiti.

Tutti hanno ridotto gli acquisti, tranne le raffinerie americane, che invece hanno incrementato la loro domanda. Il principale fornitore di olio combustibile mondiale è appunto la Russia. In termini monetari questo prodotto occupa il quarto posto nella struttura delle esportazioni russe dopo petrolio, gas e gasolio.

Secondo l’analisi di Vortexa, compagnia specializzata in analisi energetiche, in ottobre gli americani avrebbero acquistato ben 1,35 milioni di tonnellate di olio combustibile russo, un record da molti anni. A novembre, le forniture starebbero continuando a crescere.

Perché gli americani fanno scorta di carburante che sarà bandito tra un mese e mezzo? La risposta è inaspettata: devono usare olio combustibile come materia prima.

Se non c’è il petrolio – prendi l’olio combustibile

L’olio combustibile negli Stati Uniti veniva fornito principalmente dal Venezuela. Tuttavia, a gennaio, Washington ha imposto un embargo e la prospettiva di un arresto si è profilata davanti alle raffinerie  nel Golfo del Messico e nella costa orientale degli Stati Uniti, progettate appunto per il petrolio pesante.

Per evitare una catastrofe, gli americani hanno aumentato gli acquisti provenienti dalla russa Urals – secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), fino a 150 mila barili al giorno. Questo è il massimo dall’inizio della rivoluzione dello scisto nel 2011-2012. Inoltre, le raffinerie d’oltremare devono competere con gli europei, che hanno anche loro una forte carenza di materie prime a causa delle sanzioni di Washington, in questo caso contro l’Iran.

“Non ci aspettavamo che il deficit di petrolio pesante sarebbe stato così pronunciato”, ha detto alla Reuters una delle agenzie europee intermediarie nel commercio di petrolio, “ora le raffinerie si stanno allineando per il petrolio pesante russo”.

Gli americani sono giunti alla conclusione che l’unico modo per sopravvivere in queste condizioni è usare l’olio combustibile come materia prima, proprio poiché i prezzi sono diminuiti. “L’olio combustibile dalla Russia ha contribuito a compensare il crollo della fornitura di combustibile acido dal Venezuela”, affermano gli analisti di Vortexa.

Una tecnica piuttosto costosa

Dal punto di vista tecnologico, l’olio combustibile è il liquido che rimane dopo che la lavorazione del petrolio ha separato le frazioni leggere per produrre cherosene, benzina e gasolio.

Ora, negli Stati Uniti, la raffinazione è la più avanzata al mondo e i loro potenti distillatori sottovuoto sono in grado di estrarre discreti volumi di ulteriori frazioni leggere dall’olio combustibile che in Russia non è altro che una sorta di prodotto di scarto. Questa però è una pratica piuttosto costosa.

Su ogni 100 tonnellate di petrolio trasformato nelle raffinerie russe, 16 sono le tonnellate di olio combustibile che restano. Il contenuto di frazioni leggere ancora disponibile in questo prodotto residuo è di circa 6 volte inferiore rispetto alla materia prima originaria. Al tempo stesso però, il Brent è solo 1,5 volte più costoso dell’olio combustibile – 61 dollari al barile contro i 41 (all’inizio del mese).

Secondo le previsioni, nei prossimi mesi l’olio combustibile non dovrebbe scendere ulteriormente di prezzo dal momento che gli armatori si starebbero rendendo conto che sarà semplicemente impossibile abbandonare completamente l’olio combustibile tradizionale dal 1 ° gennaio 2020. In primo luogo, il carburante a basso contenuto di zolfo arriva ad essere anche una volta e mezza più costoso dell’olio combustibile. In secondo luogo, non ne viene prodotto in quantità sufficienti. Pertanto, il 40% dei partecipanti al mercato della navigazione marittima afferma che continuerà ad utilizzare olio combustibile convenzionale dopo il 1 ° gennaio.

Il governo russo ha inoltre chiesto un ritardo nell’inasprimento degli standard ambientali. “Le nuove regole porteranno a un brusco balzo dei prezzi del carburante per le navi fluviali, che vengono utilizzate principalmente nelle acque territoriali della Russia”, ha dichiarato il ministro dell’Energia Alexander Novak. Al fine di “prevenire la crescente pressione finanziaria sugli armatori del Paese”, il Ministero dell’Energia ha proposto di rinviare l’introduzione di nuovi standard di carburante in Russia, limitandone la conformità solo riguardo le acque internazionali.

“Ciò supporterà la domanda e il prezzo dell’olio combustibile ad alto tenore di zolfo”, ha sottolineato Novak. In altre parole, l’olio combustibile per uso domestico rimarrà richiesto, quindi le raffinerie russe saranno in grado di continuare ad ottenere buoni profitti dai propri clienti americani.

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