Arriva l’Euro digitale garantito dalla Banca Centrale Europea

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Euro digitale, parte la fase due: ecco il piano Ue per tutelare la sovranità monetaria. Il progetto rappresenta una opportunità per contrastare la diffusione di valute digitali statali estere e delle cripto private.

Dopo due anni di studio, altri due anni di implementazione del progetto di euro digitale da parte della Bce. Poi arriverà il momento della decisione se lanciare o meno il contante digitale come alternativa, e non in sostituzione, delle banconote cartacee.

La decisione spetta alla politica e sarà il prossimo Parlamento europeo a prenderla definendo anche la normativa di riferimento, in particolare riguardo alla tutela della privacy dei dati dei cittadini che vorranno utilizzarlo.

A parte questo non irrilevante dettaglio, il contante digitale avrà la stessa funzione del contante cartaceo: avrà limiti di utilizzo analoghi (l’ipotesi di partenza vede un tetto di 3.000 euro a testa per l’euro digitale) e servirà per i pagamenti che saranno effettuati tramite smartphone da un apposito conto corrente bancario.

A differenza delle carte di debito e credito, le transazioni avverranno però senza pagare alcuna commissione. Esattamente come quando i pagamenti vengono fatti con il contante tradizionale, che è comunque destinato a rimanere per sempre sia a tutela di chi ha poca dimestichezza (o fiducia) con le transazioni digitali sia di chi ha come priorità il mantenimento dell’anonimato assoluto per pagamenti che possono essere leciti (o illeciti).

Banche e disintermediazione

Alle banche, che intravedono nel progetto una parziale disintermediazione della raccolta, e soprattutto alle società di carte di debito e credito, il progetto piace poco. Come dimostrano le risposte cortesi ma evasive alla consultazione indetta dalla Ue, in cui circa 100 istituzioni finanziarie hanno evidenziato è stressato più i rischi che le opportunità del progetto.

Se questa è la situazione in Europa, negli Usa gli ostacoli al progetto di dollaro digitale sono ancora più evidenti tanto che, oltre alle inevitabili resistenze dei colossi finanziari di Wall Street, anche all’interno della stessa Federal Reserve non c’è affatto unanimità di vedute sull’avanzamento del progetto.

La corsa di Asia e Africa

Per un Occidente che procede a rilento sul tema delle valute digitali di Stato (o più precisamente sulle Central Bank Digital Currencies), in Africa e soprattutto in Asia i progetti sono già realtà. Sia Cina che India, pur con differenti fasi di sviluppo, hanno già lanciato tra la popolazione lo Yuan digitale e la Rupia digitale che si stanno diffondendo (forse meno rapidamente di quanto previsto) con l’obiettivo dichiarato di contenere, malgrado i divieti, il dilagare delle criptovalute private.

Perché lo Yuan digitale si diffonda serviranno anni, ma molti analisti intravedono la possibilità che la nuova valuta di Pechino – anche attraverso i colossi dell’e-commerce – venga in futuro adottata in Paesi esteri.

Scudo di difesa

Il progetto di euro digitale, secondo i propositi di Bce, nasce per dare un’opportunità in più di pagamento ai cittadini europei, ma anche come elemento di difesa della sovranità monetaria che in futuro può essere messa a rischio dalla diffusione di valute digitali statali estere e in parte dalle criptovalute private.

Ma anche da eventuali iniziative dei colossi del big tech che contano su miliardi di clienti in tutto il mondo. Facebook ci ha già provato con il progetto Libra, che doveva essere una valuta digitale privata dedicata ai suoi clienti, poi naufragato anche per la netta opposizione delle Autorità Usa. In futuro a provarci potrebbe essere il colosso mondiale dell’e-commerce Amazon.

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