Rafforzamento dell’Euro sul Dollaro preoccupa il Mercato Unico

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Così la Fed spiazza la Bce: preoccupa la deriva dell’euro. Nel 2009 per i primi dieci anni di vita dell’euro Jean-Claude Trichet, allora presidente della Banca centrale europea, rivendicò che la moneta unica era un successo e ne indicò quella che per lui era la prima ragione: dal 1999 l’inflazione era rimasta in media vicinissima all’obiettivo della Bce di un tasso «al di sotto ma vicino al 2%». Negli undici anni e mezzo successivi, il tasso medio di aumento dei prezzi al consumo nell’area euro è stato dell’1,17%. Nettamente inferiore all’obiettivo. Oggi è allo 0,3% e le aspettative sui prossimi cinque anni indicano ancora una caduta ben al di sotto rispetto a dove la Bce la vorrebbe.

L’euro è rimasto un successo per ragioni diverse da quelle immaginate da Trichet. L’ultima è che, senza di esso, sarebbe stata impensabile la reazione europea al coronavirus che sta evitando all’Italia una drammatica crisi di debito in questi mesi. Ma se la Bce un decennio fa avesse seguito la dottrina di politica monetaria annunciata questa settimana dalla Federal Reserve, avrebbe evitato gli errori che esacerbarono la crisi del debito nel 2011. Giovedì Jay Powell, il presidente della Fed, ha detto che la banca centrale americana potrà tollerare anche periodi di inflazione sopra al 2% per far sì che negli anni la media sia intorno a quel valore; ha anche lasciato capire che è disposto a lasciare che l’economia si surriscaldi un po’ senza alzare i tassi, pur di far sì che l’occupazione e i salari si rafforzino.

 Il numero uno Fed Jerome Powell
Il numero uno Fed Jerome Powell

Con la dottrina Powell la Bce non avrebbe alzato i tassi d’interesse nel 2011, quando l’economia era debolissima, come fece allora con il consenso di tutto il Consiglio direttivo ad eccezione del portoghese Vítor Constâncio. Non avrebbe aggravato la crisi del debito, come fece. In seguito sarebbero servite le innovazioni di Mario Draghi, succeduto a Trichet nel 2011, per sedare l’incendio, scongiurare l’avvitamento in deflazione dell’area e sostenere la ripresa.

Ciò dimostra come gli obiettivi in apparenza astratti delle banche centrali fanno una differenza nella vita delle persone. E continueranno senz’altro a farla, perché con le mosse di questa settimana la Fed ha allungato ancora la distanza che la separa della Bce. Ora ha una bussola che le permette ancora più pazienza prima di alzare i tassi, quando arriverà la ripresa. Non solo la banca centrale americana si preoccupa dell’occupazione tanto quanto del ritmo di aumento dei prezzi, mentre per la Bce la cura dell’inflazione è il compito primario. Da ora potrà accettare per un po’ anche un’inflazione al 3%, in ripresa da una recessione terribile come l’attuale. Così con poche parole Jay Powell ha sradicato dalla testa degli investitori l’aspettativa che i tassi americani possano salire per molti anni a venire. Da ora centinaia di miliardi possono uscire dal dollaro in cerca di rendimenti nel resto del mondo.

In parte perché era nell’aria, dal marzo l’euro si è rivalutato sul dollaro dell’11% e ora questa deriva non potrà che continuare. È l’opposto di ciò che serve a un’area euro che oggi è in recessione e non lontana da una deflazione: un cambio più forte rende l’export più caro, frenandolo, mentre riduce il prezzo dei beni importati affossando ancora di più un’inflazione già vicina allo zero. Resta da capire se davvero la Bce sarà in grado di reagire nei prossimi mesi. Anche Christine Lagarde, succeduta a Draghi dieci mesi fa, ha avviato una «revisione» della politica monetaria. Il governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau è stato il solo finora ad aver osato indicare una linea simile a quella di Powell, in parte perché ha al suo fianco un direttore generale come Olivier Garnier che ha lavorato per anni alla Fed. Ma è improbabile che a Francoforte si formi in pochi mesi un consenso su una linea considerata così eterodossa. La debolezza del dollaro sull’euro è destinata dunque a diventare un problema, per gli europei. E la Bce per ora non sa bene come affrontarlo.

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