L’Italia non protegge i diritti dei bambini intersex

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Anche la Germania vieta le mutilazioni genitali intersex. E l’Italia? In Italia non se n’è parlato affatto, ma lo scorso 25 marzo, la Germania della Cancelliera Merkel ha fatto un altro importante passo avanti sulla via della protezione dei diritti umani: il Bundestag tedesco ha infatti adottato un progetto di legge del governo federale “per la protezione dei bambini con varianti di sviluppo del sesso” (19/27929).

La Germania diventa così il terzo Stato membro dell’Unione Europea, dopo Malta (nel 2015) e Portogallo (nel 2018), a vietare per legge gli interventi chirurgici cosmetici su bambini intersex, cioè quei bambini che, a livello di sesso cromosomico, gonadico o anatomico, non possono essere identificati come esclusivamente maschili o femminili. Le Nazioni Unite stimano che si tratti dello 0,05%–l’1,7 % della popolazione, la stessa percentuale delle persone nate con i capelli rossi.

L’unico altro Paese europeo che ha affrontato la questione è l’Albania (nel 2020), ma lo ha fatto solo attraverso l’adozione di un protocollo da parte del ministero della Salute, non una legge quindi, secondo il quale gli interventi chirurgici possono avere luogo solo se ritenuti necessari per motivi di salute.

vchal via Getty Images/iStockphoto
vchal via Getty Images/iStockphoto

Il giorno prima dell’approvazione della legge tedesca, la Commissione europea ha presentato una Strategia sui diritti dei bambini in cui si sottolinea la forte necessità di porre fine a pratiche dannose come le mutilazioni genitali intersex. Secondo la Commissione EU, “il 62% delle persone intersex che hanno subito un intervento chirurgico ha dichiarato che né loro né i loro genitori hanno dato un consenso pienamente informato prima di un trattamento medico o di un intervento per modificare le loro caratteristiche sessuali”.

Che nell’Europa del 2021 una così terribile violazione dei diritti umani sia ancora praticata impunemente è inaccettabile. Per questo occorrerebbe far sapere che gli Stati membri che stanno finalmente tentando di porvi rimedio sono in aumento.

L’Italia dovrebbe essere il prossimo Paese a fare questo passo. Da anni glielo chiedono il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea con vari documenti e risoluzioni.

Nel 2016 e nel 2019 l’Italia è stata rimproverata dall’ONU (rispettivamente dal Comitato per i diritti delle persone con disabilità e dal Comitato per i diritti dei bambini) per aver praticato le mutilazioni genitali intersex.

Il 4 novembre 2019, si è tenuta la 34esima sessione del Gruppo di Lavoro della Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review – UPR) che ha esaminato lo stato dei diritti umani in Italia.

Tra le 17 raccomandazioni sui diritti umani delle persone LGBTI, c’è per la prima volta anche quella, fatta da Malta e Olanda, sul divieto di interventi chirurgici cosmetici su bambini intersex. L’Italia l’ha accettata, insieme ad altre 16 delle 17 raccomandazione sui diritti umani delle persone LGBTI.

Nessuna delle leggi sinora approvate è perfetta. Nel 2019 il Comitato sui diritti del bambino ha chiesto a Malta d’implementare un “quadro olistico” per garantire “la raccolta di dati”, “il monitoraggio” e “l’applicazione” della legge, così come di garantire uguale accesso alla giustizia ai “bambini sottoposti a pratiche dannose”.

In Germania, lo stesso Bundestag riconosce il carattere di work in progress della legge appena approvata includendovi una disposizione che ne impone una valutazione tra 5 anni. Una decisione apprezzata da OII-Europe, l’associazione ombrello delle associazioni intersex europee, che, pur apprezzando l’importante passo avanti della Germania, non manca di sottolineare alcune mancanze come, per esempio, il fatto che la legge non protegge tutti i bambini Intersex allo stesso modo.

L’Italia quindi non solo ha il dovere di proteggere i diritti umani dei propri cittadini intersex e di rispettare gli impegni presi alle Nazioni Unite, ma ha anche la grande opportunità d’imparare dalle esperienze degli altri Stati membri dell’UE – anche con l’aiuto della Commissione europea che si è impegnata a “sostenere lo scambio di buone pratiche per porre fine agli interventi chirurgici non vitali e agli interventi medici su neonati e adolescenti intersex” – e fare una legge persino migliore di quelle oggi esistenti. Cosa stiamo aspettando?

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