In Cina vengono prelevati a detenuti gli organi per i trapianti

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In Cina vengono prelevati a detenuti gli organi per i trapianti
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I terribili dubbi sui trapianti di organi in Cina. Una commissione indipendente accusa la Cina di prelevare organi per i trapianti da detenuti giustiziati e sostiene che varie ricerche potrebbero aver usato dati ricavati da quegli organi: una pratica che le riviste scientifiche devono vietare con maggior rigore. Un rapporto allarmante secondo cui in Cina si uccidono i detenuti per prelevarne gli organi ha rinnovato i timori sull’origine di alcuni degli organi usati per la ricerca.

Il 17 giugno il “China Tribunal”, un comitato istituito dall’organizzazione non governativa International Coalition to End Transplant Abuse in China (ETAC), è giunto alla conclusione che per anni in Cina sono stati uccisi detenuti, soprattutto fra quelli incarcerati per le loro posizioni politiche o religiose, allo scopo di prelevarne gli organi. Il rapporto, che definisce questa pratica un crimine contro l’umanità, afferma che probabilmente continua tuttora.

Philippe Roy/AGF 
Philippe Roy/AGF

Il comitato, che si è riunito a Londra per esaminare le prove, è composto da sette membri e presieduto dall’avvocato Geoffrey Nice, ma non ha potere giuridico. Nel corso dei lavori ha preso in considerazione molti elementi probatori, comprese analisi dei dati sui trapianti cinesi e testimonianze di esperti quali dottori, operatori nell’ambito dei diritti umani ed ex detenuti.

Il governo cinese non ha ancora risposto al rapporto, ma tempo addietro aveva ammesso che in passato erano stati prelevati organi da detenuti condannati a morte, affermando però che la pratica è stata proibita dopo l’introduzione, nel 2015, di un programma per la donazione volontaria e nega di aver mai giustiziato persone al solo scopo di prelevarne gli organi.

La relazione “illustra la gravità degli eventi che trapelano dalla Cina”, afferma Wendy Rogers, esperta di etica alla Macquarie University a Sydney, in Australia, che ha cercato di capire fino a che punto gli studi pubblicati nella letteratura scientifica siano basati su organi ottenuti in modo non etico in Cina e che oggi presiede il comitato consultivo internazionale dell’ETAC.

“Spero che ospedali e riviste esaminino da vicino le loro linee guida”, aggiunge Rogers, che ha testimoniato di fronte al China Tribunal presentando i risultati della propria ricerca.

L’Organizzazione mondiale della sanità e la World Medical Association condannano la pratica del prelievo di organi per il trapianto da detenuti giustiziati. Anche l’uso nelle ricerche di dati provenienti da quegli organi è ampiamente criticato, e diverse riviste hanno linee guida che vietano la pubblicazione di quei dati.

La reazione delle riviste
Alcune riviste hanno preso provvedimenti dopo la pubblicazione a febbraio su “BMJ Open” di un articolo in cui Rogers e i suoi coautori hanno analizzato quasi 450 studi pubblicati tra il 2000 e il 2017 relativi a trapianti effettuati in Cina, che riguardavano complessivamente più di 85.000 organi.

L’analisi ha scoperto che l’86 per cento degli articoli non rispettava gli standard etici, che prevedono di dichiarare la provenienza degli organi o di comunicare la causa di morte dei donatori. Solo l’uno per cento degli articoli indicava se era stato richiesto o concesso il consenso per le donazioni e solo il sette per centro includeva una dichiarazione che non fossero stati usati organi prelevati da detenuti.

Gli autori sono giunti alla conclusione che è probabile che molti studi condotti prima del 2015 contengano dati relativi a detenuti giustiziati, visto che la Cina afferma che all’epoca i prigionieri erano una fonte di organi. “Nature” ha contattato sei riviste che hanno pubblicato ciascuna dieci o più articoli  dei 445 che facevano parte dell’analisi apparsa su “BMJ Open”.

Joerg Heber, caporedattore di “PLoS ONE”, che ha pubblicato 15 dei 445 lavori privi di informazioni sull’origine degli organi e uno privo di dichiarazione etica, ha riferito a “Nature” che la sua rivista sta facendo indagini sugli articoli in cui non è chiara l’origine degli organi.

“Sono fermamente convinto che qualsiasi ricerca che coinvolga partecipanti umani o trapianti di organi debba seguire gli standard medici più elevati”, afferma Heber, e aggiunge che la rivista ritratterà gli articoli in cui dovesse diventare evidente il mancato rispetto degli standard etici.

La rivista “Liver Transplantation” ha pubblicato 12 articoli citati nello studio su “BMJ Open” come privi di dettagli sull’origine degli organi e tre privi di dichiarazione etica. Un portavoce ha affermato che già prima della pubblicazione di quello studio la rivista seguiva la prassi di richiedere agli autori che presentavano articoli per la pubblicazione di confermare che i dati non provenissero da detenuti giustiziati e che non richiede l’identificazione dei donatori. Secondo il portavoce, la rivista non ha avviato un’indagine, ma è pronta a ritrattare un articolo se dopo la pubblicazione diventa evidente che contiene dati provenienti da detenuti giustiziati. Le altre quattro riviste non hanno ancora risposto alle domande di “Nature”.

La rivista “Transplantation”, anch’essa citata nello studio su “BMJ Open”, ha iniziato a ritrattare gli articoli che non contengono informazioni dettagliate sull’origine degli organi. In un editoriale pubblicato on-line il 5 giugno, la rivista afferma di aver analizzato nove articoli, cinque dei quali citati nello studio su “BMJ Open”. In un caso l’autore ha potuto dare una spiegazione soddisfacente dell’unico trapianto descritto nell’articolo, mentre un altro era stato pubblicato prima che la rivista si dotasse di linee guida chiare sui requisiti relativi alla documentazione sui donatori. Negli altri sette casi, né gli autori né gli istituti a cui fanno capo hanno dato spiegazioni. Il caporedattore Jeremy Chapman ha detto a “Nature” che la rivista ritratterà i sette articoli nel numero di agosto.

Springer Nature, che pubblica varie riviste citate nello studio, è preoccupata per queste scoperte e ha avviato indagini sugli articoli a cui fa riferimento l’analisi. Secondo Suzanne Farley, responsabile della correttezza della ricerca per Springer Nature a Londra. “Come editore non esiteremo ad agire nei casi in cui sarà opportuno”, aggiunge Farley. (La redazione che cura la sezione News di “Nature” è autonoma nelle proprie scelte editoriali dal suo editore, Springer Nature.)In Cina vengono prelevati a detenuti organi per i trapianti

Costruire un capo d’accusa
Oltre a esaminare quanto è diffuso negli studi scientifici il ricorso a organi ottenuti in modo non etico, i ricercatori stanno usando i dati anche per capire che cosa sta succedendo in Cina.

I funzionari della sanità cinese hanno annunciato programmi pilota per la donazione volontaria di organi nel 2010. Nel 2013 è stato lanciato un sistema ufficiale per il controllo e la distribuzione di tutti gli organi, il China Organ Transplant Response System (COTRS), e il governo ha affermato che dall’inizio del 2015 tutti gli organi trapiantati sarebbero arrivati da donazioni.

Nella sua relazione, il China Tribunal ha fatto riferimento a un articolo di ricerca reso disponibile sull’archivio di preprint SocArXiv a gennaio, che esaminava i dati sui trapianti volontari di organi tra il 2010 e il 2016. Lo studio ha rilevato una crescita significativa e costante di anno in anno del numero di trapianti di organi da donazione volontaria, e gli autori hanno commentato che è una tendenza a cui è difficile credere, se si considera l’enorme coordinamento richiesto per un sistema di donazione volontaria, distribuzione e trapianto di organi, oltre al fatto che i dati non collimano con le tendenze registrate in altri paesi.

La relazione del China Tribunal, alla cui stesura ha contribuito Matthew Robertson, ricercatore in sinologia alla Victims of Communism Memorial Foundation a Washington, D.C., conclude che il sistema cinese di donazioni volontarie include probabilmente anche organi provenienti da donatori non volontari, verosimilmente detenuti, classificati erroneamente come volontari.

Ma Francis Delmonico, chirurgo al Massachusetts General Hospital a Boston, afferma che, benché esistano prove che nel passato si prelevassero gli organi di detenuti (pratica che condanna), non è convinto dagli elementi riportati su SocArXiv, perché non si tratta di prove dirette. Delmonico presiede la task force dell’Organizzazione mondiale della sanità per la donazione e il trapianto di organi e tessuti umani e sostiene una riforma della donazione di organi in Cina da più di dieci anni, anche se i suoi commenti rilasciati a “Nature” sono a titolo personale.

Il tribunale ha affidato a un esperto di statistica la revisione dell’analisi contenuta nell’articolo su SocArXiv e concorda con la conclusione di quest’ultimo secondo cui i dati sui trapianti volontari appaiono inaffidabili, afferma Hamid Sabi, avvocato presso il China Tribunal.

Secondo Robertson, l’impatto che possono avere le scoperte del tribunale dipende dai provvedimenti che potranno prendere in materia di trapianto di organi i gruppi di sostegno dei pazienti, i gruppi impegnati per i diritti umani e i governi occidentali.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Nature” il 25 giugno 2019. Traduzione di Francesca Bernardis, editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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