
Professoressa Epel, quali sono i pensieriche ci fanno invecchiare anzitempo?
“Quelli costantemente negativi. Chi è depresso tende a subire i danni della vecchiaia prima degli altri, perché le sue cellule invecchiano più precocemente. La “colpa” è dei telomeri: estremità protettive dei cromosomi, che si riducono a ogni divisione cellulare e, quando sono esauriti, impediscono alle cellule di dividersi ulteriormente, facendole invecchiare insieme agli organi. Abbiamo trovato che i depressi tendono ad avere i telomeri dei leucociti più corti rispetto agli altri: ciò indebolisce il loro sistema immunitario e predispone a una vecchiaia piena di acciacchi”.
Come si spiega?
“Un’attività associata al pensiero depressivo, la “ruminazione” – ossia l’essere intrappolati in pensieri negativi ripetuti che riguardano episodi del passato – fa sì che il corpo non riesca a liberarsi dallo stress anche quando non c’è più motivo. Così l’ormone dello stress – il cortisolo – va in sovrapproduzione e riduce la telomerasi, enzima in grado di riparare e riallungare i telomeri. In uno studio riguardante donne che hanno cura di familiari malati cronici, io ed Elizabeth Blackburn abbiamo visto che stress e ruminazione sono associati a telomeri più corti e meno telomerasi nei linfociti T. Se dura più di sei mesi, la depressione è associata a un accorciamento dei telomeri irrimediabile”.
Lei però parla di “associazione”: significa che non c’è ancora certezza che il pessimismo o la depressione siano la causa dell’accorciamento dei telomeri?
“Nel caso di malattie molto complesse, come la depressione, è difficile distinguere tra causa ed effetto. Ma dagli studi sullo stress – sia sugli umani che sugli animali – emergono elementi a sostegno di una causalità tra stress e telomeri più corti”.
A quali altri tipi di pensieri dobbiamo stare attenti?
“L’ostilità cinica: è un’attitudine soprattutto maschile che predispone a ritenere gli altri animati da intenzioni malevole. Uno studio del 2012 mostra che questo tratto è associato a un rischio maggiore di malattie della vecchiaia e mortalità, e a telomeri dei leucociti più corti. Anche le fantasticherie legate a un giudizio negativo della realtà, come il desiderare di essere da un’altra parte o di essere un’altra persona, sono associate a telomeri più corti”.
Si può usare il pensiero per proteggere i telomeri?
“La meditazione può aiutare, perché riduce lo stress cronico, che è l’unico davvero dannoso per la salute. Una tecnica efficace è chiudere gli occhi, rilassarsi e focalizzare la nostra attenzione sui pensieri mentre si susseguono, come guarderemmo passare le auto da una finestra. Così impariamo a riconoscere i pensieri negativi e a non farci dominare da loro. Nel 2013 abbiamo condotto uno studio su persone sottoposte a notevole stress cronico: i volontari che prestano assistenza ai malati di demenza senile. Abbiamo diviso il campione in due gruppi che svolgevano due diverse attività per un quarto d’ora al giorno per due mesi: meditare oppure ascoltare musica. Il gruppo che ha meditato aveva una telomerasi più attiva degli altri. Altri studi mostrano che tecniche yoga come il Kirtan Kriya possono aumentare di oltre il 40% la produzione di telomerasi”.
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