Debito pubblico Italiano migliora rispetto quello Europeo

Vinci tutto supernealotto e giochi Sisal

Debito pubblico Italiano migliora rispetto quello Europeo
Debito pubblico Italiano migliora rispetto quello Europeo
Condividi l'Articolo
RSS
Twitter
Visit Us
Follow Me
INSTAGRAM

Debito pubblico, diminuzione record per l’Italia. L’Italia il proprio debito pubblico l’ha visto esplodere negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. Poi, però, è diventata un Paese quasi-modello quanto a gestione delle finanze pubbliche, con un surplus primario del bilancio statale pressoché ininterrotto fino alla pandemia. E anche dal 2020 in poi, quando il bilancio primario è andato in rosso, il debito italiano è comunque quello cresciuto di meno in valore escludendo gli interessi.

Anche al Parlamento di Strasburgo, davanti alla conferenza dei presidenti di commissione, Mario Draghi ha strigliato l’Europa, dopo averlo già fatto all’Ecofin pochi giorni prima. «Non si può dire sempre di no», ha affermato. E ha riproposto l’idea di un debito comune europeo per sostenere e rilanciare la competitività dell’economia del continente di fronte alla concorrenza globale e alla sfida della transizione energetica.

Un’idea che si scontra però con la persistente opposizione della Germania e dei Paesi del Nord Europa. Infatti, i “falchi” e i cosiddetti “frugali” di debito comune non ne vogliono proprio sentir parlare perché temono genericamente il debito pubblico dei Paesi mediterranei ma soprattutto quello italiano, che rappresenta lo spauracchio di tutti nell’immaginario e nella narrativa ormai sedimentata.

Il paragone dell’indebitamento tra le economie mondiali

Ma Draghi avrebbe un argomento enorme da mettere sul piatto per smontare questa infondata pregiudiziale. Infatti, l’Italia il proprio debito pubblico l’ha visto esplodere negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. Poi, però, è diventata un Paese quasi-modello quanto a gestione delle finanze pubbliche, con un surplus primario del bilancio statale pressoché ininterrotto fino alla pandemia.

E anche dal 2020 in poi, quando il bilancio primario è andato in rosso, il debito italiano è comunque quello cresciuto di meno in valore escludendo gli interessi, come abbiamo già avuto modo di documentare su queste colonne (Francia, il debito pubblico supera quello italiano di 244 miliardi di euro, 1° febbraio 2024).

La verità, completamente sconosciuta a “falchi” e “frugali”, è che l’Italia è l’unica nazione tra i Paesi del G7, e anche rispetto ad un’altra grande economia dell’Eurozona come la Spagna, ad essere riuscita a ridurre il debito pubblico al netto della spesa per interessi negli ultimi 28 anni, secondo nostre elaborazioni sulle serie storiche della Commissione Europea. Si tratta di un dato praticamente sconosciuto, la cui acquisizione, sul piano concettuale e comunicazionale, è di fondamentale importanza sia per l’Italia sia per le stesse riflessioni sul futuro e le strategie dell’Europa.

Infatti, la componente di debito pubblico non dipendente dagli interessi è diminuita in Italia di ben 317 miliardi di euro correnti dal 1996 al 2023, prendendo come riferimento il 1995, anno di partenza delle serie storiche della Commissione europea. Un dato che dovrebbe essere portato all’attenzione non solo di Bruxelles ma anche delle agenzie di rating e degli investitori.

Nello stesso periodo, il debito al netto degli interessi della Germania, il Paese che dopo di noi ha fatto meglio, sia pure a grande distanza, è cresciuto di 95 miliardi. Mentre le altre maggiori economie avanzate hanno invece visto esplodere i loro debiti pubblici, sempre espressi in euro, anche depurando la componente degli interessi. Infatti, il debito pubblico, esclusi gli interessi della Spagna, è aumentato dal 1996 al 2023 di 570 miliardi, quello britannico di 889 miliardi, quello francese di 1.108 miliardi, quello giapponese di 3.638 miliardi e quello statunitense di 12.027 miliardi.

Sono cifre importanti non solo per ribaltare gli ingenerosi giudizi sulle finanze pubbliche dell’Italia ma anche per rivisitare le analisi comparate sulla crescita economica dei diversi Paesi negli ultimi lustri. Cifre che spiegano soprattutto perché l’Italia, perlomeno fino al 2015, abbia avuto nei vent’anni precedenti una crescita economica molto più debole delle altre nazioni.

Infatti, dovrebbe essere evidente il fatto che il nostro Paese, non facendo più debito pubblico al netto degli interessi, anzi riducendolo, in tal modo ha drasticamente ridotto l’immissione di risorse pubbliche nel suo sistema economico in termini di investimenti in capitale fisico e umano, oltre che in termini di sostegno ai redditi, mentre gli altri Paesi pompavano denaro a piene mani a spese dei contribuenti a supporto della loro crescita.

In conclusione, il debito pubblico italiano non può essere preso come giustificazione da parte dei Paesi del Nord Europa ostili agli Eurobond. Questi ultimi costituiscono l’unica strategia possibile per una Europa che perde sempre più competitività ogni giorno, stretta nella morsa di due giganti come Cina e Stati Uniti. Il paradosso è che Pechino e Washington, invece, usano proprio i loro debiti e i loro aiuti di Stato per metterci fuori combattimento, ben contenti che l’Europa rimanga paralizzata dalla rigida camicia di forza delle regole fiscali e ambientali che si è imposta.

Per cui è finalmente ora che Bruxelles si renda conto che queste due tipologie di regole non possono essere perseguite contemporaneamente senza che almeno una delle due venga parzialmente modificata. Se la Commissione vuole davvero ridurre le emissioni di CO2 senza destabilizzare l’economia e la coesione sociale europea, il debito comune è l’unica strada percorribile e gli va data via libera senza indugio e falsi pretesti.

Condividi l'Articolo
RSS
Twitter
Visit Us
Follow Me
INSTAGRAM

Ricerca in Scienza @ Magia

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Inviami gli Articoli in Email:

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.