Un buco nero a “soli” mille anni luce dalla Terra

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Un buco nero a "soli" mille anni luce dalla Terra
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Scoperto Gaia BH1, il buco nero più vicino alla Terra (e non dobbiamo preoccuparci). Gaia BH1 si trova a 1.600 anni luce dal nostro Pianeta ed è un buco nero quiescente, quindi non pericoloso. Ma resta un mistero da chiarire.

È stato scoperto il buco nero più vicino alla Terra, a circa 1.600 anni luce: si chiama Gaia BH1, ha una massa di circa 10 volte quella del Sole, e attorno ad esso gli orbita una stella proprio simile alla nostra, nella costellazione dell’Ofiuco.

Zoomando verso il buco nero Gaia BH1. Sfondo: regione della Via Lattea; Pannello 1: un'immagine della stella in orbita attorno al buco nero Gaia BH1; Pannello 2: ricostruita l'orbita della stella; Pannello 3: effetti relativistici di curvatura della luce che sarebbero visibili se potessimo vedere da vicino una stella e un buco nero. T. Müller (MPIA) / ESA/Gaia/DPAC, CC BY-SA 3.0 IGO
Zoomando verso il buco nero Gaia BH1. Sfondo: regione della Via Lattea; Pannello 1: un’immagine della stella in orbita attorno al buco nero Gaia BH1; Pannello 2: ricostruita l’orbita della stella; Pannello 3: effetti relativistici di curvatura della luce che sarebbero visibili se potessimo vedere da vicino una stella e un buco nero. T. Müller (MPIA) / ESA/Gaia/DPAC, CC BY-SA 3.0 IGO

Voler sapere dove si trova il buco nero più vicino alla Terra non è un desiderio puramente scientifico, ma anche pratico, per sapere se dobbiamo preoccuparci o meno. Ebbene, se il buco nero appena scoperto è davvero quello più prossimo a noi, non dobbiamo assolutamente avere timore: trovandosi, infatti, a circa 1.600 anni luce dal nostro Pianeta, vuol dire che viaggiando alla velocità di 300.000 chilometri al secondo, ci si impiega ben 1.600 anni per arrivarci.

La scoperta è stata pubblicata con un articolo apparso sul MonthyNotices of the Royal Astronomical Society. Al buco nero è stata data la sigla Gaia BH1 in quanto inizialmente osservato dal telescopio spaziale Gaia. Le ricerche sono continuate grazie alle osservazioni eseguite con il telescopio Gemini North, alle Hawaii. La scoperta si è resa possibile grazie alle osservazioni spettroscopiche del moto della compagna del buco nero, in altre parole osservando il comportamento della luce emessa dalla stella che orbita attorno al buco nero a una distanza pari a quella a cui il nostro Pianeta orbita attorno al Sole.

Questo buco nero sembra essere quiescente, e quindi in nessun modo pericoloso. Al contrario, il buco nero che precedentemente deteneva il record, che si trova circa tre volte più lontano dalla Terra rispetto a Gaia BH1, è attivo, ed emette grandi quantità di radiazioni X che sono il frutto del consumo di materiale che attrae dalla stella compagna. Per questo è stato anche più semplice da individuare.

La gara tra astronomi.

La ricerca del buco nero più vicino alla Terra è una sorta di sfida tra alcuni astronomi e non sono mancate false illusioni. Circa due anni fa, ad esempio, l’Eso aveva emesso un comunicato stampa che rivendicava la scoperta del buco nero stellare più vicino alla Terra, chiamato HR 6819. Il buco nero, anch’esso quiescente, sembrava far parte di un sistema triplo di stelle che dista solo mille anni luce dalla Terra. Ma dopo poco, Kareem El-Badry, astrofisico presso il Center for Astrophysics Harvard & Smithsonian e il Max Planck Institute for Astronomy, e primo autore dell’articolo che descrive la scoperta di Gaia BH1, smentiva l’esistenza del buco nero.

Una smentita che è poi stata di mostrata anche da altri astronomi.

Ma c’è un mistero.

Gaia BH1 sembra non ammettere errori di valutazione, anche se per alcuni esiste un problema: la stella che avrebbe dato origine al buco nero dovrebbe essere vissuta solo pochi milioni di anni, in quanto era una stella molto massiccia, con una massa di circa 20 volte quella del Sole.

Ebbene, quando esplose dovrebbe aver inghiottito la stella che le orbita attorno – che nel momento in cui esplose non era ancora una vera e propria stella in grado di “bruciare” idrogeno. Ma ciò non è avvenuto. Questo mistero deve ancora essere spiegato perché il tutto non concorda con i modelli accettati universalmente della nascita e dell’evoluzione delle stelle binarie.

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