Radiazioni ionizzanti per eliminare il Covid-19 dagli alimenti

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L’ultima arma contro il coronavirus: la tecnologia dell’irradiazione. Sviluppare una nuova tecnologia per uccidere il coronavirus mediante l’irradiazione. È questo l’ultimo obiettivo della China National Nuclear Corporation (Cnnc) che, assieme ad altre organizzazioni cinesi, è al lavoro per ideare un sistema potenzialmente rivoluzionario. Le prime indiscrezioni, desumibili dalle simulazioni fin qui effettuate, parlano chiaro: l’irradiazione sarà utilizzata per sanificare la catena del freddo e la filiera alimentare.

Il procedimento, almeno sul piano teorico, non dà l’impressione di essere particolarmente complesso. Funziona così: una radiazione, contenuta entro certi limiti, viene “sparata” su un oggetto da ripulire così da uccidere eventuali virus presenti sulla sua superficie. Il tutto, va da sé, senza compromettere o influire in alcun modo sulla sicurezza alimentare dei prodotti sottoposti a tale tecnologia.

Ricordiamo fino a questo momento, per disinfettare il cibo, si sono sempre impiegati reagenti chimici e luce ultravioletta. La CNNC ha tuttavia sollevato un problema non da poco. I disinfettanti chimici rischiano di lasciare tracce negli alimenti, mentre la disinfezione ultravioletta si può usare solo e soltanto sulla superficie degli imballaggi per gli alimenti.

La tecnologia dell’irradiazione

Diverso il discorso relativo all’irradiamento. Una disinfezione simile ha un potere penetrante maggiore rispetto alle altre metodologie comunemente impiegate, ed si candida ad essere particolarmente adatta per pulire dal virus un elevato numero di alimenti della catena del freddo (come ad esempio surgelati e pesce). In Cina, gli esperti sono sensibili al tema della catena del freddo, visto che negli ultimi mesi le autorità locali hanno segnalato oltre 40 casi di imballaggi alimentari contaminati in almeno 16 tra regioni e province. Gli ultimi episodi? A Tianjin e Qingdao, dove i cittadini sono stati subito sottoposti a test per scongiurare l’apparizione di possibili focolai.

Tornando alla nuova tecnologia, il Global Times ha scritto che gli i test fin qui svolti hanno evidenziato come il virus sia sensibile all’irradiazione. Negli ultimi tre mesi sono quindi stati condotti una serie di esperimenti utilizzando due coronavirus simulati. Il risultato? Un’enorme mole di dati, impiegata per capire come scardinare il virus. La CNNC è quindi pronta a limare pochi dettagli per dare vita a una possibile soluzione da impiegare per il controllo delle merci provenienti dall’estero.

Metodi alternativi

In passato, ben prima che si parlasse di vaccino, altri Paesi hanno escogitato metodi alternativi per uccidere il coronavirus. In Russia, ad esempio, gli scienziati dell’Istituto di fisica e ingegneria energetica (Ippe) si sono dati da fare per sviluppare un metodo molto particolare per combattere i virus, tra cui ovviamente il Sars-CoV-2. I media lo hanno soprannominato “gas luminoso”. Da quanto emerso, questa tecnologia consisterebbe in un trattamento anti Covid a base di luce ultravioletta (UV)  per disinfettare il corpo dei pazienti infetti dall’interno.

“Finora, nessuno è riuscito a trattenere la disinfezione UV all’interno di una persona. Noi abbiamo capito come fare. Selezioniamo molecole e componenti gassosi che, una volta inalati, rimangono attivati ​​ed emettono luce ultravioletta direttamente nei polmoni. Speriamo che oltre al coronavirus, il nostro metodo possa essere usato per trattare anche altre malattie, come ad esempio la tubercolosi”, ha spiegato Andrei Goverdovsky, dell’agenzia statale nucleare Rosatom.

Oltre alla Russia, sempre la Cina, a metà dello scorso marzo, aveva sviluppato una tecnologia basata su led ultravioletti in grado di sanificare i trasporti pubblici. In effetti, aveva ribadito l’emittente Cgtn, il processo di disinfezione mediante UV è stato considerato rapido ed efficace. Non solo: sembrerebbe che i fasci di luce siano in grado di uccidere oltre il 99,9% dei virus presenti su una superficie.

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