
Anche su Marte nevica: così la notte porta le tempeste. Uno studio francese descrive il fenomeno che avviene sul pianeta rosso dopo il tramonto generando brevi ma intense turbolenze atmosferiche.
Siamo su Marte, dove la maggior parte della neve evapora ancor prima di raggiungere il terreno e il color ruggine della superficie al massimo si imperla, come fosse coperto di brina. “Non riusciremmo a fare un pupazzo di neve” scherza Aymeric Spica, il ricercatore dell’università di Parigi e del Cnrs francese che su Nature Geoscience ha appena descritto il fenomeno delle tempeste di Marte. Queste previsioni del tempo extraterrestri nascono da una simulazione al computer condotta con un dettaglio senza precedenti insieme a Stanford e al Seti Institute di Mountain View, l’istituto scientifico che dal 1984 si dedica alla caccia della vita nell’universo. I dati usati sono quelli trasmessi negli anni scorsi dalle sonde orbitanti Mars Global Surveyor e Mars Reconnaissance Orbiter.LA NOTTE, quando il Sole tramonta, la temperatura precipita. Le nuvole si raffreddano anche di 4 gradi all’ora. Le pur rare particelle di acqua si congelano e diventano fiocchi di neve. Sono fiocchi di dimensioni macroscopiche, 3 o 4 micrometri al massimo, un quindicesimo di un capello. Ma innescano nell’atmosfera una turbolenza che porta a tempeste di neve brevi ma intense.
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Che qualcosa di strano accadesse su Marte, in realtà, si era già intuito. La presenza di acqua sotto forma di ghiaccio sulla superficie è nota da tempo ai poli. Nel 2008 la sonda della Nasa Phoenix Lander aveva notato del pulviscolo che poteva sembrare nevischio. Ma non era riuscita a spiegare in modo definitivo quel che aveva intuito. Si ipotizzò che i minuscoli fiocchi cadessero gentilmente sotto al loro peso, impiegando dieci minuti per percorrere un paio di chilometri.
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Proprio le differenze di temperatura fra nuvole e suolo fanno sì che i fiocchi di neve riescano a percorrere un paio di chilometri al massimo, prima di sublimare. Solo le nuvole molto basse, dunque, sarebbero in grado di imperlare la superficie marziana, prima che l’alba di un nuovo giorno sciolga tutto di nuovo. Fotografare questo fenomeno sarebbe un’impresa impossibile. Ma se qualche navicella ci riuscisse, ci regalerebbe la più romantica fra le cartoline spaziali della storia.
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