Gli altri pianeti, L 98-59c e L 98-59d sono invece più grandi della Terra rispettivamente di 1,4 e 1,6 volte la sua massa. In assoluto, però, L 98-59b non è l’esopianeta più piccolo individuato, questo record spetta all’altro telescopio spaziale della NASA, Kepler, che ha individuato Kepler-37b, un esopianeta grande solo il 20% più della Luna.
La stella L 98-59 fa parte di un sistema triplo ed è una stella nana di tipo M con una massa che è di circa un terzo di quella del sole. Individuabile nella costellazione del Pesce Volante, questa stella è posta a una distanza di circa 35 anni luce dal nostro sistema solare.
I tre pianeti sono stati scoperti con il metodo del transito e gli stessi astronomi stanno aspettando che TESS termini il suo ciclo di osservazioni affinché possa trovarsi di nuovo in posizione per essere puntato nuovamente in direzione della stella L 98-59.
Una volta rimessa la stella sotto osservazione di TESS, gli astronomi riusciranno ad avere nuove informazioni e magari trovare altri mondi del sistema che non sono stati ancora visti, intercettando le influenze gravitazionali provocate dai pianeti non ancora scoperti su quelli che invece sono già stati scoperti, questo è quanto spera Jonathan Brande, uno degli autori dello studio e astrofisico presso l’Università del Maryland.
I tre pianeti
L 98-59b orbita intorno alla sua stella in circa 2,25 giorni: Il piccolo pianeta è quindi molto vicino alla sua stella e, benché quest’ultima risulti di un terzo più piccola del Sole, ne riceve fino a 22 volte la quantità di energia rispetto a quella che la Terra riceve dal Sole.
In un’orbita più esterna troviamo il secondo pianeta denominato L 98-59c che orbita attorno alla stella in circa 3,7 giorni e che invece riceve fino a 11 volte le radiazioni che la Terra riceve dal sole.
Ancora più lontano si trova L 98-59d, il terzo pianeta scoperto, che orbita intorno alla stella ogni 7,5 giorni e che riceve quattro volte l’energia ricevuta dalla Terra. Questo pianeta potrebbe essere un mondo roccioso simile a Venere.
Questi tre esopianeti sono vicinissimi alla propria stella, forse ne subiscono gli effetti gravitazionali tanto da rivolgere sempre la stessa faccia al proprio sole. Questi fatti li rendono mondi probabilmente inadatti ad ospitare la vita come noi la conosciamo in quanto nessuno di essi è all’interno della cosiddetta “fascia di abitabilità“. Nonostante questo occupano un’area che gli astronomi chiamano “zona di Venere”, una zona in cui, se ci sono le condizioni adatte, un effetto serra fuori controllo può portare il pianeta ad avere un’atmosfera simile a quella di Venere, il secondo pianeta in ordine di distanza dal nostro sole.
Uno degli obiettivi del telescopio spaziale TESS è quello di realizzare un catalogo di piccoli pianeti rocciosi su orbite brevi attorno a stelle molto luminose e vicine per lo studio atmosferico del prossimo telescopio spaziale, il James Webb Space Telescope che la NASA sta ultimando e che dovrebbe lanciare in orbita nel 2021. Quattro dei mondi TRAPPIST-1 sono i candidati migliori per questo genere di studi e il team di Kostov suggerisce che anche i pianeti di L 98-59 lo siano.
Oggi gli scienziati ritengono interessante il fatto che Venere sia inadatto alla vita. Non abbiamo ancora scoperto cosa sia successo a Venere ma sono in molti a ritenere che Venere sia uno specchio sul futuro della Terra e studiare altri sistemi che abbiano pianeti interni posizionati come la nostra Venere ci potrà aiutare a scoprire altri segreti. Lo pensa anche Joshua Schlieder, uno degli autori dello studio sulla stella 98-59.
Scoperta anche italiana
Il team che ha studiato la stella 98-59 guidato da Veselin Kostov, astrofisico del Goddard Space Flight Center della NASA e del SETI, è stato affiancato da un team tutto italiano, guidato da Giovanni Covone, docente di Astrofisica e Cosmologia alla Federico II di Napoli. “La scoperta è un grande risultato scientifico per TESS”, ha afferma Covone.
Alla scoperta ha dato il suo contributo anche Luca Cacciapuoti, studente in Fisica e appassionato di caccia ai pianeti extrasolari. Luca Cacciapuoti ha analizzato i dati dei primi tre mesi di attività del telescopio TESS svolgendo tra l’altro anche la sua tesi di laurea triennale nel contesto di questa ricerca.
“Per lo studio delle atmosfere di pianeti simili alla Terra, occorre trovare sistemi con orbite di breve periodo attorno a stelle luminose” ha affermato Cacciapuoti. “Ma tali pianeti sono difficili da rilevare. Questo nuovo sistema extrasolare offre la possibilità di affascinanti studi futuri a cui spero di contribuire ancora. La missione TESS cerca di rispondere alle domande alimentate dal nostro desiderio di capire da dove veniamo e se siamo soli nell’universo”.
TESS
TESS è una missione del dipartimento della NASA Astrophysics Explorer, condotta e dal MIT, a Cambridge, nel Massachusetts, e gestita dal Goddard Space Flight Center della NASA. Altri partner includono Northrop Grumman, con sede a Falls Church, in Virginia; Ames Research Center della NASA nella Silicon Valley in California; l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge, nel Massachusetts; Il Lincoln Laboratory del MIT; e lo Space Telescope Science Institute di Baltimora. Più di una dozzina di università, istituti di ricerca e osservatori in tutto il mondo che collaborano alla missione.
Fonte: www.nasa.gov.
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