
Metà uomini e metà pesci, le branchie artificiali per respirare sott’acqua. Sistema progettato da un designer giapponese preoccupato dagli effetti del riscaldamento globale e dal rischio che i mari sommergano le città. Il prototipo realizzato con una stampante 3D.
QUANDO ha progettato Amphibio – un sistema di branchie indossabili che consente di respirare sott’acqua – il designer giapponese Jun Kamei non pensava agli appassionati di immersioni né a una versione capovolta della Sirenetta. Kamei aveva in mente i dati sul riscaldamento globale del pianeta e uno scenario ben chiaro: l’innalzamento del livello dei mari che rischia di portare sott’acqua, entro il 2100, molte metropoli.
Un futuro da anfibi con le branchie artificiali
Come sopravvivere? Imparando dagli insetti che sanno immergersi sott’acqua. Mettendo insieme le sue esperienze nell’ambito del design e delle scienze dei materiali, Kamei ha progettato – in collaborazione con Rca IIs Tokyo design lab – un sistema che simula il comportamento delle branchie e consente di respirare sott’acqua, senza il portarsi dietro ingombranti bombole d’ossigeno.

Realizzato con una stampante 3D in materiale poroso e superidrofobico, Amphibio si indossa, è leggero ed è diviso in due parti, che consistono in una canotta e in una maschera. In immersione è in grado di estrarre ossigeno dall’acqua e di espellere anidride carbonica, così come fanno tutti gli animali dotati di branchie.

Al momento è disponibile solo un prototipo, testato in scala ridotta in un acquario. Kamei ora dovrà dimostrare che può funzionare indossato da un essere umano e il principale ostacolo da superare sono le dimensioni: per supportare il nostro consumo di ossigeno – ha spiegato il designer alla Cnn – Amphibio dovrebbe avere una superficie di 32 metri quadri. Un’alternativa potrebbe essere quella di migliorare i materiali utilizzati per accelerare lo scambio ossigeno-anidride carbonica.
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