Studi sul virus ebola ne trovano una nuova mutazione
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Una nuova specie di virus Ebola identificata all’origine. Il nuovo ceppo – il sesto conosciuto – individuato in pipistrelli nel distretto di Bombali, Sierra Leone: la scoperta rientra in un progetto per rintracciare le zoonosi negli animali ospiti, prima che possano infettare l’uomo.
Per la prima volta, una nuova specie di Ebolavirus è stata identificata in animali ospiti prima che possa iniziare a infettare l’uomo. Il nuovo ceppo, il sesto conosciuto di questo genere, è stato individuato in pipistrelli Chaerephon pumilus e Mops condylurus del distretto di Bombali, nel nord della Sierra Leone, nell’ambito del progetto PREDICT Ebola Host, finanziato dalla United States Agency for International Development. Scopo dell’iniziativa è conoscere l’esistenza di virus potenzialmente responsabili di zoonosi, prima che diventino pericolosi per l’uomo.
La prevenzione di potenziali epidemie passa per lo studio degli animali ospiti.|Shutterstock
Uno di famiglia. L’analisi dell’RNA del virus, compiuta dagli scienziati della University of California, Davis, ha stabilito che esso fa sicuramente parte del genere Ebolavirus, lo stesso dello Zaire Ebolavirus responsabile della morte di circa 11 mila persone in Africa occidentale tra il 2013 e il 2016.
Minaccia in potenza. Il virus Bombali (BOMV) può infettare le cellule umane, ma non è chiaro se l’abbia già fatto o se sia pericoloso per l’uomo: in altre parole ha “l’artiglieria” per attaccare le nostre cellule, ma ciò non significa necessariamente che arrivi a causare un’infezione sintomatica e pericolosa nell’uomo (alcune specie di Ebolavirus, come il virus Reston, causano febbre Ebola nei primati non umani, ma non nell’uomo).
A debita distanza. PREDICT continuerà a sorvegliare il virus, educando la popolazione a stare lontani dai pipistrelli, che sono stati anche trovati appollaiati nelle case: uccidere questi animali non solo non neutralizzerebbe il virus ma anzi, ne faciliterebbe il rischio di trasmissione – senza contare l’utilità dei pipistrelli nell’impollinazione e nel contenimento di insetti dannosi per i raccolti. I pipistrelli infetti non mostrano segni della malattia, ma possono diffondere il virus attraverso la saliva e le feci. Ecco perché il contatto con questi animali, o con il cibo e l’acqua da essi contaminata, può facilitare la diffusione del patogeno.
Riserve originali? A lungo è stato impossibile isolare varianti di virus Ebola direttamente negli animali vettori (in molti casi i pipistrelli della frutta o volpi volanti), il cui ruolo come vettori dell’infezione è stato però fortemente ipotizzato. La nuova scoperta depone a favore del ruolo di pipistrelli e pipistrelli della frutta come serbatoio del patogeno.
Esposizione. Il virus Ebola si trova nei fluidi corporei delle persone infette. Il contagio passa attraverso il contatto con le mucose, ferite sulla pelle, gli occhi o tramite aghi infetti. L’aria e gli insetti non trasmettono il virus. I corpi delle persone morte a causa della malattia sono altamente contagiosi.
Anche senza opportune protezioni, dare la mano a una persona che ha Ebola o starle a lungo a pochi metri di distanza non è particolarmente pericoloso, ma sconsigliabile. Occorre sempre lavarsi le mani dopo aver toccato un malato.
Incubazione. Dura tra i 2 e i 21 giorni, ma di solito sono necessari tra i 4 e i 10 giorni prima che i sintomi compaiano improvvisamente.
Ebola appartiene alla famiglia dei Filoviridae, virus che utilizzano l’RNA come materiale genetico. Nel suo bagaglio genetico ci sono 7 geni che codificano le informazioni necessarie per moltiplicarsi e per difendersi dal sistema immunitario dell’organismo ospite.|
L’attacco. Il virus si attacca alla superficie esterna di una cellula e viene inglobato dalla membrana cellulare, la prima protezione della cellula.| Washinghton Post
La replicazione. Le proteine che rivestono il virus ingannano la membrana e il virus si moltiplica.| Washinghton Post
La diffusione. Il virus esce dalla cellula e infetta altre cellule. Il meccanismo di uscita non è ancora chiaro. Sembra che i virus creino una protuberanza nella superficie della cellula, dalla quale poi si staccano mantenendo probabilmente uno strato protettivo intorno.| Washinghton Post
Primi sintomi. Di solito, a una settimana dall’esposizione a Ebola, le persone iniziano ad avere i primi sintomi: febbre, tremori, dolori muscolari, mal di gola, debolezza e sensazione di disagio generalizzata. Durante i primi stadi, l’infezione porta a sintomi simili a quelli della malaria e delle infezioni virali all’apparato respiratorio. Il virus attacca le cellule del sistema immunitario nella circolazione sanguigna, che una volta contagiate portano l’infezione al fegato, alla milza e ai linfonodi. Ebola blocca il rilascio di interferone, una proteina prodotta dal sistema immunitario per contrastare i virus.| Washinghton Post
I primi danni al sistema circolatorio. Le proteine rilasciate dal sistema immunitario portano a un’ampia infiammazione che può danneggiare il rivestimento dei vasi sanguigni, causando delle emorragie.| Washinghton Post
Problemi di coagulazione. Quando i macrofagi (le cellule del sistema immunitario chiamate a distruggere i virus) vengono attaccate da Ebola, rilasciano proteine che causano la coagulazione del sangue, ostacolando il flusso sanguigno verso organi quali il fegato, il cervello e i reni.| Washinghton Post
Il sistema circolatorio collassa. I globuli rossi si sgretolano quando attraversano i vasi sanguigni più piccoli pieni di grumi di sangue coagulato. La milza, che è fatto da un reticolo di vasi sanguigni, subisce grandi danni.| Washinghton Post
Emorragie. Man mano che le cellule nel fegato muoiono, il sangue perde la sua normale capacità di coagularsi, rendendo molto più rischiosa qualsiasi emorragia interna o esterna. Nei casi di Ebola le forti emorragie non sono frequentissime, ma quando si verificano di solito avvengono nell’intestino.| Washinghton Post
Sintomi avanzati. Dopo 5 o più giorni, i pazienti sviluppano sintomi identificabili chiaramente con una infezione da Ebola: • sfoghi cutanei sul viso, sul collo, sul torso e sulle braccia, la pelle spesso inizia a sfaldarsi; • diarrea, nausea e vomito; • dolori al petto, fiato corto, mal di testa, stato confusionale, occhi arrossati; • ematomi, emorragie cutanee; • sanguinamento dagli occhi, dalle orecchie, dal naso, dalla bocca, dalle mucose e dal retto; • aborti spontanei.| Washinghton Post
Collasso di vari organi. Ebola danneggia molti tessuti nell’organismo, sia a causa delle infezioni causate dal virus stesso, sia per la risposta antinfiammatoria molto violenta che induce. • Il collasso delle ghiandole surrenali causa una riduzione della pressione sanguigna e una minore capacità di produrre ormoni steroidei; • i tessuti connettivi dell’organismo subiscono gravi danni; • spesso si verificano insufficienza epatica e renale; • l’infezione al pancreas può causare forti dolori all’addome; • i danni all’intestino portano diarrea e forte disidratazione.| Washinghton Post
Cervello. Nel cervello si accumulano fluidi che portano a nuove infiammazioni del sistema nervoso, con crisi e convulsioni che possono contribuire alla diffusione del virus nell’ambiente circostante.| Washinghton Post
Morte. Chi muore di Ebola di solito sviluppa sintomi molto gravi e mortali in 6-16 giorni. Le cause finali della morte sono pressione sanguigna estremamente bassa, insufficienze di più organi e l’incapacità dell’organismo di superare l’infiammazione. Il tasso di mortalità può arrivare al 90%. Nel caso di pazienti che sopravvivono, la febbre dura alcuni giorni; i sintomi gravi proseguono e i miglioramenti arrivano dal 6° all’11° giorno. Il completo recupero avviene dopo mesi nei quali nei quali si verificano infiammazioni ai nervi, al fegato, occhi rossi e psicosi.
Che cos’è il virus Ebola? È un virus estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, come il virus Marburg, che causa problemi simili. Ebola provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale. Il materiale genetico è RNA, che va incontro a mutazioni non particolarmente rapide e contiene solo sette geni. Sono stati isolati finora cinque ceppi diversi del virus, di cui quattro sono letali per l’uomo.
Quali sono i sintomi? i sintomi di Ebola sono: febbre, forte mal di testa, dolore muscolare, diarrea, vomito, dolori addominali ed emorragie inspiegabili. Il periodo di incubazione (dal momento del contagio all’insorgenza dei primi sintomi) va da 2 a 21 giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo (2-21 giorni).| Daniel Berehulak/The New York Times/Contrasto
Da dove proviene Ebola? Il cosiddetto serbatoio naturale del virus sono molto probabilmente le volpi volanti, grossi chirotteri che mangiano frutta e abitano le foreste tropicali; si pensa che il virus “viva” all’interno di questi animali da moltissimo tempo perché Per arrivare all’uomo il virus potrebbe essere passato dalle volpi volanti alle scimmie, o altri animali della foresta, e infine all’uomo attraverso il fenomeno del bush-meat, cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé. Il fenomeno si è aggravato da quando compagnie occidentali e cinesi sono penetrate nella giungla per il disboscamento e la ricerca di fonti di minerali. Mangiando la carne di questi animali gli uomini possono essere rapidamente contagiati. Leggi anche:
Quando è stato scoperto? La prima scoperta del virus risale al 1976, in Congo e Sud Sudan. Di solito il virus è molto infettivo e virulento, e quindi se colpisce una o due persone di un villaggio si diffonde con estrema rapidità e “consuma” tutte le persone che colpisce. In questa foto del 1976, una delle suore olandesi della missione in Zaire davanti alle tombe dei colleghi e pazienti morti nella prima epidemia (conosciuta) di Ebola.| Institute of Tropical Medicine Antwerp
Come si trasmette Ebola? La trasmissione del virus è molto rapida, attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche attraverso le lacrime o la saliva, il vomito o le feci e il contatto con aghi o coltelli usati dall’ammalato. Di solito questi virus non si trasmettono attraverso l’aria ed è probabile che la trasmissione possa avvenire anche attraverso i rapporti sessuali. Clicca qui per una scheda approfondita con tutti i casi ed esempi di trasmissione di Ebola. Nella foto, un sanitario inglese in una stanza attrezzata per la cura di un malato di Ebola in Inghilterra.| Camera Press/Contrasto
È il più pericoloso virus conosciuto? Ebola ha una percentuale di fatalità del 68% tra le persone colpite (vedi tabella a fondo pagina). Pur essendo mortale non è riuscito a diffondersi al di fuori dei villaggi in cui è scoppiata l’epidemia, fermato solo dalla fatto che colpiva regioni e agglomerati remoti e isolati. Qui spesso uccideva la maggior parte della popolazione e l’isolamento e la mancanza di strade rendeva facile iniziare una quarantena. Per questo l’arrivo in una città popolosa e con rapidi collegamenti con l’esterno potrebbe essere molto preoccupante. Le condizioni di una grande città sono ideali per la trasmissione di un virus così aggressivo. Nella foto, una squadra di sanitari seppellisce un morto di Ebola in Liberia.
C’è una cura o un vaccino per Ebola? Non esistono cure o vaccini, anche se ci sono stati tentativi con la trasfusione di individui colpiti ma sopravvissuti. Sono alla studio metodi estremamente avanzati, come la cosiddetta tecnologia antisenso o il farmaco sperimentale Zmapp, ma non si hanno ancora risultati clinici. A oggi – quando le vittime vengono immediatamente idratate, nutrite e curate con appositi farmaci antipiretici – c’è comunque una probabilità di sopravvivenza, come è successo a due medici a cui è stato somministrato in via eccezionale il farmaco Zmapp ma soprattutto curati negli Stati Uniti con farmaci antipiretici e reidratati (leggi).| Rea/Contrasto
Perché quest’epidemia è più terribile delle altre? Il virus non è cambiato, ma sono mutate le condizioni in cui agisce. Nel 2014 in Africa si viaggia molto di più. Con i moderni sistemi di trasporto è possibile coprire centinaia di km per andare a trovare un parente malato: così è più difficile isolare i pazienti, mentre si moltiplicano le possibilità di contagio. Ebola, inoltre, ha raggiunto città densamente abitate e interessa ora un’area molto estesa e popolosa: circa 430 mila km quadrati, abitati da 22 milioni di persone. Una seconda causa risiede nel fatto che in questa zona dell’Africa è usanza lavare il corpo del defunto prima della sepoltura: un rito che facilita il contatto dei parenti con i fluidi corporei del morto. Per saperne di più. Nella foto, James Dorbor, 8 anni, viene trasportato nell’ospedale di Monrovia. È morto pochi giorni dopo.| Daniel Berehulak/The New York Times/Contrasto
È vero che Ebola potrebbe mutare e diffondersi anche per via aerea? Come spieghiamo in modo più dettagliato in questo approfondimento, l’ipotesi del cambiamento nelle modalità di trasmissione del virus Ebola non ha per ora nessun fondamento, e trova poche evidenze anche nella storia delle epidemie virali. È vero che Ebola – come tutti i virus – è soggetto a modificazioni genetiche, ma queste non sono mai tali da determinare un cambiamento delle caratteristiche di trasmissione. Per diventare trasmissibile per via aerea, Ebola dovrebbe iniziare a replicarsi nelle cellule delle vie respiratorie dell’ospite. Ma il virus per sua natura non è interessato a questa parte del corpo: colpisce vasi sanguigni e il fegato.| Reuters/Contrasto
È vero che dopo molto tempo i patogeni perdono la loro virulenza? (parte 1) È una specie di leggenda urbana, perché si pensava che un virus o un batterio si evolvesse in modo da essere sempre meno virulento più a lungo dura il suo rapporto con l’ospite. Ma il danno che un virus o un batterio infliggono all’ospite dipendono da molti fattori, in particolare la facilità di trasmissione. La cosiddetta “ipotesi del compromesso” suggerisce che il patogeno debba stare in equilibrio tra il tempo in cui è in grado di stare in un ospite e la velocità di trasmissione. In breve, il danno che si crea all’ospite e la trasmissione debbono esser bilanciate per massimizzare la diffusione.| Daniel Berehulak/The New York Times/Contrasto
È vero che dopo molto tempo i patogeni perdono la loro virulenza? (parte 2) Un patogeno che si trasmette attraverso l’aria (sia autonomamente sia attraverso vettori come gli insetti) è molto facile che non divenga affatto più “buono” col tempo, ma rimanga estremamente dannoso; questo perché può spostarsi da un ospite all’altro anche se il colpito è fermo a letto, malato. Le specie che si trasmettono per fluidi corporei o in generale attraverso il contatto diretto hanno bisogno che l’ospite si muova e incontri altri “contagiabili” e quindi non devono creare troppi danni agli ospiti stessi. È stato dimostrato che aumentare la difficoltà di trasmissione diminuisce anche la virulenza di un virus.| Daniel Berehulak/The New York Times/Contrasto
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