Elementi simbolici nei semi delle carte da gioco

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Bergamasche, bolognesi, napoletane, fiorentine, piacentine e poi ancora milanesi, triestine e sarde, la geografia delle carte da gioco in Italia è ampia e citando solo alcuni esempi si comprende quanto sia fortemente radicata sul territorio nazionale. Una storia antica, quella delle carte da gioco, che dalla Cina avrebbe raggiunto il mondo arabo e sulle rotte dei crociati sarebbe giunta in Europa influenzando fortemente la tradizione ludica non solo italiana ma di tutto l’Occidente. Il gioco dei Triumphi, progenitore dei moderni tarocchi, era estremamente diffuso nelle corti delle signorie italiane e di tutta Europa e alcuni rari e pregiatissimi mazzi come il Visconti-Modrone o il Brera-Brambilla arricchiscono le collezioni di prestigiosi musei nazionali e internazionali.

Elementi simbolici nei semi delle carte da giocoNegli ultimi decenni il digitale si è imposto anche nel mondo delle carte da gioco e diverse aziende produttrici di carte da gioco italiane come la storica Masenghini di Bergamo hanno chiuso i battenti. La modernità ha in qualche modo reso dunque obsoleta la smazzata tra amici sebbene, specialmente durante le feste natalizie, certe tradizioni siano ancora dure a morire. Oggi infatti i giovani tendenzialmente preferiscono divertirsi su pc, smartphone e tablet dove vanno per la maggiore i casinò online che con la loro offerta digitale fatta di sale da gioco in realtà virtuale, croupier ripresi con la telecamera da remoto e slot sempre più simili a videogame, sono più vicini ai gusti delle nuove generazioni. Nonostante ciò gli elementi magici e simbolici delle carte da gioco permangono nell’immaginario collettivo basti pensare alle espressioni colloquiali come “prendere il 2 di picche” (non riuscire a chiudere un appuntamento galante) o “finire a quattro di bastoni” (rimanere letteralmente KO a seguito di un colpo ricevuto o per eccessiva spossatezza).

La radice primigenia dei segni delle carte italiane sembra proprio dovuta ai Trionfi o meglio alla sua derivazione nei Tarocchi. L’arcano del Bagatto o mago fornisce infatti nella sua raffigurazione già l’immagine del bastone (la bacchetta, probabilmente magica, tenuta in mano dalla figura rappresentata) mentre le coppe, i denari e una spada (o meglio un lungo coltello), sono presenti sul tavolo di fronte alla colorata figura posta in piedi sull’arcano. Le moderne carte da gioco tramandano infatti la sapienza alchemica che permeava il medioevo e il mondo rinascimentale e allegoricamente i semi delle carte da gioco possono rappresentare i quattro elementi e così i denari diventano il disco solare e dunque il fuoco, le spade che roteano fendendo lo spazio rappresentano l’aria, i bastoni si trasformano in terra e le coppe lapalissianamente sono un richiamo all’acqua. Interessante notare come questi stessi elementi possano anche essere tradotti con facilità nei semi francesi dove le picche rimandano alle spade e dunque all’aria, i cuori e dunque il flusso vitale della circolazione viene collegato alle coppe e perciò all’acqua, i fiori richiamano la rinascita e dunque il potere rigoglioso dei bastoni simbolo della terra mentre i quadri rappresentano il fuoco e dunque il sole e più specificatamente il suo ciclo stagionale quadripartito.

Elementi simbolici nei semi delle carte da giocoLa conoscenza degli antichi si trasmetteva per via simbolica e la stessa religione insegnava il verbo divino per immagini. Per converso gli scienziati dell’epoca temendo l’inquisizione dovettero escogitare sistemi di comunicazione visiva che potessero proteggere la loro scienza dai dogmi e dalla censura del clero. Così anche le carte da gioco potevano diventare potenti strumenti di apprendimento per gli adepti e lo studio approfondito delle carte dava chiavi di lettura della realtà di difficile decifrazione che permettevano la diffusione degli insegnamenti alchemici a menti allenate proteggendo al contempo dagli attacchi provenienti dai “non addetti ai lavori”.

Interessante notare come la ripartizione dei semi offra anche spunti di riflessione sulla divisione della società dell’epoca che tendeva a identificare nelle spade la nobiltà, soprattutto in virtù del ruolo di difesa armata della legge, le coppe nel clero (facilmente associato al simbolo del calice utilizzato dai sacerdoti nella comunione), i denari nei mercanti in quanto motore dell’economia e i bastoni nella plebe o meglio i servi della gleba e per esteso il contado. Proprio questa assimilazione dei bastoni con la classe umile in uno stravolgimento simbolico dei ruoli ha portato ad esempio alcune associazioni criminali di estrazione umile come la camorra ad identificarsi proprio con questo simbolo e in particolare l’asso, in questi contesti, rappresenta il capo bastone e per esteso il guappo che primeggia sul popolo imponendo la sua egemonia con la forza. In questo caso dunque il bastone si trasforma nello scettro del tiranno.

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