Le piantagioni di olio di palma mettono a rischio la vita degli oranghi

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Gli oranghi potrebbero sparire nei prossimi 50 anni. Ecco L’alleanza per salvarli. “A rischio di estinzione perché non sanno vivere all’interno di una piantagione di palme”

Ogni anno nelle foreste del Borneo, Sumatra e Brunei vengono uccisi tra i 2000 e i 4000 oranghi, per ragioni che hanno a che fare con l’agricoltura. Per questa specie la foresta rappresenta un habitat irrinunciabile che offre cibo e riparo. Ma sempre più spesso gli alberi vengono abbattuti per far posto alle coltivazioni di olio di palma e coltivazioni di acacia, per la produzione industriale di polpa di carta. Ma senza la foresta i 70mila oranghi che vivono nel Borneo e i 14mila e 600 di Sumatra sono destinati all’estinzione. Basti pensare che, secondo alcune stime nei prossimi 50 anni, se le cose non cambiano, potrebbero sparire dalla faccia della terra. Questa situazione può essere arginata soltanto agendo sul territorio.

“Abbiamo un’idea sbagliata di come stanno le cose in Indonesia e nel Borneo. Le foreste primitive non esistono più” dice Eric Meijard ricercatore indipendente e fondatore di Borneo Futures. “Le nostre ricerche dimostrano che per cambiare la situazione dobbiamo cambiare mentalità. E devono cambiare mentalità soprattutto le popolazioni che vivono e lavorano nelle foreste. L’habitat è cambiato, dobbiamo cambiare anche noi. E la strada per il cambiamento passa attraverso la collaborazione di più soggetti impegnati a diverso titolo nella produzione dell’olio di palma: dai governi locali, all’industria, fino ai piccoli produttori”. Ed è per questo che è nata Pongo, la task force che comprende le più grandi industrie dell’olio di palma e le più importanti ong che operano da tempo sul campo.

In che modo l’industria può salvaguardare le foreste o salvare gli oranghi?

L’obiettivo della Pongo Alliance è lavorare sul campo con le parti interessate. Con le compagnie che lavorano l’olio di palma, con i governi locali, le comunità locali, vogliamo implementare le migliori pratiche per la protezione degli oranghi e anche della natura nelle foreste. Non possiamo eliminare le piantagioni di olio di palma, e neppure possiamo trasferire altrove gli oranghi. Dobbiamo trovare il modo di farli coesistere.

Dal punto di vista pratico come pensate di fare?

Puntiamo su un approccio che parta dal territorio. Tutte le parti in causa, e questo significa anche le popolazioni indigene e le organizzazioni della società civile, dovranno mettersi d’accordo su quale territorio dovrà essere tutelato e conservato per ragioni di valore ecologico, culturale o storico. È il miglior modo per gestire l’habitat naturale, le foreste. Dobbiamo spostare lo sguardo: dalle palme a tutto l’ambiente intorno.

Cosa si potrà fare per gli oranghi?

Ci sono almeno 10mila oranghi a rischio che vivono in zone in cui non c’è alcuna tutela, alcuna regola per la conservazione dell’ambiente naturale. Sono a rischio di estinzione perché non sanno vivere all’interno di una piantagione di palme. Così cercano di muoversi verso altre aree di foresta. Eppure questa non è la soluzione. Le cose possono cambiare: abbiamo bisogno di garantire passaggi sicuri per gli oranghi all’interno della foresta e delle aree in cui possano vivere nel loro habitat naturale, in piantagioni abbandonate per esempio. Serve il dialogo con le parti in causa. E lo abbiamo dimostrato proprio in Indonesia lavorando con le aziende certificate, quelle che producono olio di palma sostenibile siamo riusciti a salvare almeno 275 oranghi. Questa è la strada. Gli oranghi e le piantagioni di olio di palma possono coesistere.

C’è ancora molto da raccontare sull’olio di palma. È quello che cercheremo di fare, stimolando una discussione che parta dall’origine e che mostri tutti gli aspetti e le problematiche che riguardano la produzione e l’uso. Un dibattito etico, che Huffpost ha deciso di ospitare in una pagina dedicata “Olio di palma sostenibile”, un confronto alimentato da contributi indipendenti per contribuire a una maggiore consapevolezza del consumatore.

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