SALE la dose giornaliera tollerabile per il consumo di olio di palma. Gli esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) hanno applicato un approccio scientifico aggiornato per valutare di nuovo i possibili effetti nocivi a lungo termine del contaminante da processi alimentari 3-MCPD, che si forma ad alte temperature durante il processo di raffinazione dell’olio di palma e di altri oli vegetali, su reni e fertilità maschile.
La dose giornaliera tollerabile per questa sostanza chimica è passata da 0,8 a 2,0 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo.
“La nuova valutazione dell’Efsa – spiega Antonello Paparella, docente di Microbiologia alimentare all’università degli Studi di Teramo – non modifica la posizione sulla pericolosità dei contaminanti di processo, presenti in quantità nettamente più elevata nell’olio di palma. Si conferma la valutazione di rischio sui contaminanti più pericolosi (Ge, glicidolesteri) mentre si riduce la dose giornaliera tollerabile per il contaminante 3-Mcpd. Solo per quest’ultimo contaminante, cambiano di conseguenza le fasce di popolazione più a rischio: non più un’ampia popolazione di giovani ma un lieve superamento della dose tollerabile nei bambini e soprattutto nei neonati alimentati soltanto con latte artificiale, dove è ancora comune la presenza di olio di palma e dunque il rischio di trovare contaminanti di processo”.
“Quello che manca per fare una disamina davvero esaustiva e stabilire realisticamente l’impatto dei diversi oli sul rischio legato ai contaminanti di processo – continua l’esperto – è la disponibilità di dati aggiornati e affidabili sui consumi degli alimenti. In Italia, così come in tutta Europa, questa è una lacuna importante perché non sappiamo esattamente quanto olio di palma consumiamo, così come non disponiamo di tabelle aggiornate sulla composizione degli alimenti. Per esempio, i dati utilizzati da Efsa per la stima dei consumi degli oli risalgono al 2011 e sono stati forniti dai produttori. Secondo questi dati, il consumo europeo dell’olio di palma sarebbe pari al 22% del totale oli, dato probabilmente sottostimato su scala europea se si considera che l’importazione di olio di palma ha subito un notevole incremento tra il 2011 e il 2014, oltre al fatto che nel resto d’Europa il suo consumo è tuttora molto importante”.
·LATTE ARTIFICIALE, MA I RISCHI SONO MINIMI
Da un lato l’Efsa rassicura sui nuovi livelli del contaminante in merito ai potenziali rischi – in particolare reni e infertilità maschile – per la popolazione adulta, che comunque di norma non tende a superare il valore della dose giornaliera aggiornata. Dall’altro ammette che il limite raccomandato può essere superato dai neonati allattati con latte artificiale: “Nella peggiore delle ipotesi – si legge in una nota Efsa – i neonati nutriti esclusivamente con latte artificiale potrebbero lievemente superare il livello di sicurezza”.
Un’ipotesi, questa del possibile superamento della dose giornaliera tollerabile, che non deve per forza verificarsi: “L’affermazione dell’Efsa sul fatto che potrebbe verificarsi un lieve superamento del livello di sicurezza del 3-Mcpd per i neonati alimentati esclusivamente con latte artificiale, è solo un’ipotesi – spiega Mauro Stronati, presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin) -. Il problema, già conosciuto, va attentamente valutato ed eventualmente si potrebbe prendere in considerazione una riduzione dei livelli di 3-Mcpd nel prodotto finito che si può ottenere con le attuali tecnologie”.
In ogni caso per le mamme in allerta le precauzioni ci sono: “Esistono già in commercio – conclude Panarella – formule di latte artificiale prive di olio di palma che si possono facilmente reperire, anche online, sia per i primissimi mesi di vita del piccolo sia per il proseguimento”.
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