L’Italia si colloca tra le nazioni con i maggiori numeri di piante aliene in Europa. E’ quanto emerge da lavoro durato quasi dieci anni, che sulla rivista internazionale “Plant Biosystems”, ha pubblicato l’elenco aggiornato delle piante aliene (o esotiche) che si sono diffuse spontaneamente in Italia. Si è trattato di una ricerca corale realizzata grazie alla collaborazione di 51 ricercatori italiani e stranieri e coordinata da un gruppo di studiosi fra cui Lorenzo Peruzzi, professore di Botanica sistematica dell’Università di Pisa.
A fare da contraltare alle 8195 specie e sottospecie autoctone, vi sono 1597 specie aliene. Anche relativamente a questa biodiversità ‘negativa’, l’Italia si colloca purtroppo tra le nazioni con i maggiori numeri in Europa. Tra queste specie aliene, 221 risultano invasive su scala nazionale, con 14 specie incluse nella ‘lista nera’ della Commissione Europea (regolamento EU 1143/2014 e suoi aggiornamenti periodici), che elenca una serie di piante e animali esotici, la cui diffusione in Europa va assolutamente tenuta sotto controllo.
Fra i problemi causati dalle specie aliene, in particolare se invasive, vi sono quelli legati alla salute come nel caso delle allergie e delle irritazioni cutanee anche piuttosto gravi causate dall’ambrosia o dalla panàce di Mantegazza; oppure danni all’agricoltura e ancora la minaccia alla biodiversità come nel caso del fico degli Ottentotti sulle nostre coste rocciose e le pesti d’acqua in canali e laghi.
“La diffusione di specie aliene è un fenomeno legato al processo di globalizzazione che va attentamente monitorato – spiega Lorenzo Peruzzi – le regioni che presentano il maggior numero di esotiche (e potenzialmente i maggiori problemi legati a fenomeni di invasione biologica) sono: Lombardia (776, di cui 111 invasive), Veneto (618, di cui 67 invasive) e Toscana (580, di cui 51 invasive)”. Insieme a Lorenzo Peruzzi, il coordinamento nazionale della ricerca è stato svolto da Gabriele Galasso ed Enrico Banfi (Museo di Storia Naturale di Milano), Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti (Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, Università di Camerino – Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga), Nicola Ardenghi (Università di Pavia) e Laura Celesti-Grapow (Università La Sapienza di Roma). Peruzzi, in collaborazione con Brunello Pierini e Francesco Roma-Marzio, ha inoltre curato la parte dello studio relativo alla flora toscana.
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