Il coronavirus si diffonde con l’interazione sessuale

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La lezione dell’AIDS che ci aiuterà contro COVID-19. Pensare che il coronavirus non ci colpirà perché solo alcune categorie di persone sono a rischio è naturale ma sciocco. Lo denuncia uno dei pionieri delle ricerche sull’HIV, ricordando che lo stesso è accaduto all’inizio dell’epidemia di AIDS. E sottolinea che il sesso ha un ruolo anche in questa pandemia.

Di fronte a qualsiasi nuova epidemia di malattie infettive, la nostra prima reazione e la nostra prima naturale speranza è di essere risparmiati dalla sofferenza. A dispetto della dura logica dell’aumento del numero di nuove infezioni e delle previsioni sul totale dei morti, la nostra tendenza è negare la realtà che ci circonda. Tante cose brutte accadono già nel corso della vita – incidenti di auto, uragani e cuori infranti – perché aggiungerne un’altra alla lista?

Coronavirus: perché anche il sesso ha un ruolo nella diffusione Quando è comparso l’AIDS, la gente si è accontentata di pensare che fosse la malattia dei gay, qualcosa che succedeva a “loro” e non a “noi”. Mentre il terrore e l’ansia attanagliavano i membri della comunità gay all’inizio degli anni ottanta, il resto degli Stati Uniti continuava a comportarsi come se niente fosse. Anche se l’epidemia di HIV era ormai alle porte e milioni di persone erano state contagiate in tutto il mondo, la convinzione comune nell’America eterosessuale era che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi e che non c’era bisogno di cambiare lo stile di vita a cui eravamo abituati. Interi libri sono stati scritti sul mito dell’AIDS eterosessuale. Abbiamo pagato il prezzo di un pensiero così avventato con decine di migliaia di vite perdute.

Oggi vediamo lo stesso modo di ragionare con COVID-19. Molti pensano alla malattia come a una cosa che colpisce gli anziani e i malati, mentre i giovani e i sani sono al riparo dal peggio. Lo vediamo ogni giorno nelle spiagge affollate, nei bar e nei ristoranti di tutto il paese e, purtroppo, nel crescente tasso di nuove infezioni. Chi teme il contagio allarga con facilità il divario incolpando “loro”, i giovani e i sani, per aver messo “noi” a rischio. Ma la verità, proprio come la verità dietro la diffusione dell’HIV, è che chi diffonde la malattia fa solo ciò che viene naturale a tutti noi.

Il ruolo dei comportamenti sessuali

COVID-19 ha una dinamica sessuale spesso non menzionata – non solo per come il sesso e l’attività sessuale possono diffondere il virus SARS-CoV-2, ma anche per come il comportamento sessuale umano sta spingendo le persone fuori dalle loro case e nei locali pubblici. Chi ha voglia di una birra può berla nella sicurezza della propria casa, ma la gratificazione è meno facile per altri desideri, soprattutto quando si è giovani, single e si vive da soli.

Le stesse lezioni che abbiamo imparato nel bel mezzo dell’epidemia di HIV per aiutare i giovani a cambiare i loro comportamenti possono essere applicate anche a COVID-19 oggi: informatevi sul vostro rischio, informatevi sul vostro partner e prendete le necessarie precauzioni.

Quando si tratta di valutare il proprio rischio, molti giovani agiscono in base alla falsa convinzione che, anche se si infettano, non si ammaleranno seriamente. Non solo questa ipotesi di base è falsa – secondo i CDC, fino al 20 per cento delle persone tra i 20 e i 44 anni finisce ricoverato in ospedale a causa della malattia – ma persino chi ha un’infezione asintomatica può rimanere danneggiate dalla malattia. Uno studio pubblicato su “Nature Medicine” ha dimostrato che due terzi delle persone senza segni clinici di COVID-19 avevano opacità ground glass, o “del vetro smerigliato”, in almeno un polmone. Gli effetti a lungo termine di questi danni sulla salute sono sconosciuti, ma è possibile che un’infezione asintomatica oggi possa portare a una malattia letale più avanti nella vita. Più le persone capiscono il rischio, soprattutto i giovani, maggiori sono le probabilità che prendano le misure necessarie per proteggere se stessi e gli altri.

Conoscere il proprio partner è un compito molto più impegnativo. Nel caso dell’HIV, conoscere il proprio partner significa conoscere il suo stato di infezione e conoscere e fidarsi di quel che racconta della sua storia sessuale. Ed era già abbastanza difficile. Nel caso di COVID-19, che si diffonde molto più facilmente attraverso il contatto casuale, ora significa sapere che tutti quelli con cui si trascorre del tempo da vicino si sono protetti a sufficienza nelle due settimane precedenti da essere senza dubbio liberi da COVID-19. Con gli alti tassi di infezione nella maggior parte delle comunità [degli Stati Uniti, NdR.] oggi questo è quasi impossibile.

Con questo in mente, tutti noi dovremmo presumere che tutti quelli che ci circondano siano infetti e in grado di trasmettere la malattia. E tutti noi dovremmo quindi assicurarci di prendere le precauzioni necessarie per mantenere noi stessi e coloro che amiamo liberi da COVID-19: indossando mascherine, mantenendo il distanziamento fisico e limitando le interazioni negli ambienti chiusi.

In assenza di una chiara leadership e di una forte governance per uscire da questa crisi, la nostra migliore e unica speranza di ridurre il numero di nuove infezioni da COVID-19 è una chiara comunicazione sulla natura della malattia, sul reale rischio di infezione e sui passi che ognuno di noi può compiere per evitare l’infezione e l’esposizione. Il trattamento per l’HIV è stato ciò che alla fine ci ha aiutato a contenere l’epidemia, ma la comunicazione è stata l’arma più efficace del nostro arsenale mentre aspettavamo l’arrivo di quella soluzione medica. Fortunatamente, la capacità di comunicare è uno dei tratti distintivi della nostra specie. Ho fiducia che la useremo ancora una volta con saggezza per mettere un’altra pandemia mortale sotto controllo.

L’autore

William Haseltine è un ex professore della Harvard Medical School e fondatore dei dipartimenti per la ricerca sul cancro e sull’HIV/AIDS della stessa Università. È anche direttore e presidente di ACCESS Health International, think tank globale sulla salute. È autore del libro di prossima pubblicazione Guide to COVID-19: Questions and Answers for Parents, Grandparents and Children.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American” il 22 luglio 2020. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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