Riapre la mostra di Leonardo da Vinci a Milano

Vinci tutto supernealotto e giochi Sisal

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Leonardo da Vinci show. In epoca fascista il regime si era appropriato del modernismo e affidava la rappresentazione del genio italico anche a Leonardo da Vinci, con una mostra che nel 1939 fece discutere.

Nel lungo periodo di lockdown dell’arte, come molti musei anche quello della Scienza e della Tecnonologia di Milano ha mantenuto il contatto a distanza col pubblico, nel suo caso con le Storie a porte chiuse: 150 pillole video pubblicate con una media di una al giorno, dal 25 febbraio al 25 giugno. Visite private nelle sale del museo, negli archivi e nei laboratori, guidati da esperti e dal direttore del museo, Fiorenzo Galli, e incontri con esperti sull’attualità scientifica: tra queste storie tutte da scoprire c’è una piccola perla che racconta anche l’idea all’origine del museo stesso.

| Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
| Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia

Il Leonardo controverso. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, nel 1939, si tenne a Milano, a Palazzo dell’Arte (inaugurato nel 1933 per ospitare le Triennali), la Mostra di Leonardo e delle Invenzioni Italiane, che si apprestava a diventare il più controverso e discusso evento mai concepito attorno alla figura di Leonardo da Vinci.

Fortemente voluta dal regime, annunciata nell’ottobre del 1936 dal duce in occasione della sua visita a Milano, al Castello Sforzesco, la mostra aveva fin dall’inizio il preciso scopo di celebrare il genio universale “Da Vinci” trasformato nel simbolo dell’Italia mussoliniana e imperiale. Inaugurata il 9 maggio del ’39 con una notevole passerella di autorità, l’esposizione comprendeva dipinti, disegni e codici, e soprattutto “macchine”, disegni e modelli realizzati per l’occasione: il grande protagonista era infatti il Leonardo ingegnere.

Tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento il mito di Leonardo era cresciuto a dismisura: i suoi manoscritti e le tavole di anatomia lo facevano grande e moderno, superiore a qualunque artista contemporaneo, e nel “secolo della tecnica” la sua immagine di scienziato e inventore era diventata ineguagliabile e irraggiungibile.

Con queste premesse e dato il periodo storico non è difficile immaginare quanto rapidamente Leonardo da Vinci fosse diventato il capostipite di una tradizione italica, che dal Rinascimento a Guglielmo Marconi era destinata a svettare su tutti gli altri popoli rivendicando i propri primati scientifici e tecnologici. Così la mostra esaltava il genio italiano e il fascismo.

L’esposizione era comunque una finestra straordinaria sulla vita e sulle opere di Leonardo, i modelli realizzati sulla base dei disegni erano spettacolari, ed erano in mostra documenti e opere prestate (nonostante il periodo) da collezioni in Francia e Inghilterra: insomma l’evento ebbe un tale successo che l’anno successivo fu replicata in forma ridotta a New York (gli Stati Uniti entrarono in guerra solo alla fine del 1941) e, nel 1942, a Tokyo – e di ritorno dal Giappone diversi modelli andarono persi a causa dell’affondamento della nave che li trasportava, nel corso di un’operazione militare degli USA.

Al di là della manipolazione ideologica, è da questi eventi e dal successo dell’esposizione che iniziò a germogliare l’idea di un Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia dedicato a Leonardo Da Vinci, che fu inaugurato a Milano, esattamente dov’è oggi, nel 1953 grazie al suo primo mecenate, l’ingegnere Guido Ucelli di Nemi.

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