
L’economista Peter Schiff lancia un nuovo allarme: Bitcoin sarebbe prossimo al crollo definitivo. Ecco perché e quali saranno le future sfide secondo l’economista. L’allarme sui Bitcoin «Non sopravviverà alla crisi del 2025».
I Bitcoin sono destinati a svanire entro il 2025, lo ha annunciato l’economista Peter Schiff.
Il noto economista e storico critico delle criptovalute, è tornato a far parlare di sé con una dichiarazione che sta facendo discutere gli investitori: secondo lui, Bitcoin non sopravviverà alla crisi economica in corso.
Una previsione netta e perentoria, che riapre il dibattito sull’affidabilità e sul futuro a lungo termine del più famoso degli asset digitali.
Schiff ha espresso il suo pensiero in un post pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter), in cui ha ribadito che Bitcoin, nato dalle ceneri della crisi finanziaria del 2008 come reazione al sistema bancario tradizionale, potrebbe ora trovarsi al capolinea proprio per colpa di una nuova crisi, ancora più grave.
Le parole dell’economista arrivano in un momento di grande instabilità finanziaria globale, segnato da tensioni geopolitiche, guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, inflazione persistente e politiche monetarie aggressive.
In questo scenario, Schiff definisce Bitcoin un “rischio digitale”, privo di valore reale e destinato a crollare sotto il peso delle proprie contraddizioni.
Ma quanto c’è di vero in queste affermazioni? E quali sono le reali difficoltà che Bitcoin sta affrontando oggi?
Nel suo recente intervento sui social, Peter Schiff non ha usato mezzi termini: Bitcoin, secondo lui, non ha fondamenta solide per resistere a una crisi economica vera e propria. A suo parere, l’ascesa della criptovaluta negli ultimi anni è stata alimentata più dalla speculazione che da un reale valore intrinseco.
Definendo Bitcoin un “rischio digitale”, Schiff ha sottolineato come esso non possa essere considerato un bene rifugio, né tanto meno “oro digitale”, come spesso viene descritto.
Schiff ha inoltre paragonato le dinamiche speculative legate a Bitcoin a quelle di bolle storiche, come la crisi dei tulipani nel XVII secolo o lo scoppio della bolla dot-com.
La sua posizione è chiara: quando le condizioni macroeconomiche diventano davvero dure, come accade ora con l’aumento dei tassi d’interesse e l’incertezza commerciale globale, gli investitori cercheranno rifugio in asset solidi e collaudati, come l’oro, e non in criptovalute altamente volatili.
L’economista ha anche criticato duramente le politiche tariffarie di Donald Trump, definendole un ulteriore fattore destabilizzante per l’economia statunitense, e ha messo in guardia gli investitori dal seguire i suggerimenti della famiglia Trump, facendo riferimento al sostegno pubblico di Eric Trump per Ethereum.
Secondo Schiff, il mondo delle criptovalute è sempre più intrecciato con dinamiche politiche e mediatiche che ne compromettono l’affidabilità.
Le parole di Peter Schiff trovano eco in un contesto oggettivamente difficile per Bitcoin.
Dopo aver raggiunto picchi storici, la criptovaluta ha mostrato segni di volatilità estrema, influenzata da fattori esterni come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che ha portato a un aumento dei dazi su centinaia di miliardi di dollari di beni.
In questo clima di tensione, gli investitori si sono spostati verso asset più sicuri, mentre Bitcoin ha registrato un calo, arrivando anche sotto la soglia degli 84.000 dollari.
Nonostante ciò, alcuni segnali indicano che Bitcoin non è ancora in caduta libera. I fondamentali della rete restano solidi: l’hashrate ha superato i 120 terahash al secondo, un indicatore della crescente potenza di calcolo e sicurezza della rete.
Inoltre, alcuni stati americani, come la Florida e la Carolina del Nord, stanno discutendo l’integrazione di Bitcoin nei sistemi economici locali, rispettivamente come asset d’investimento per fondi pubblici e come valuta a corso legale.
Strumenti di analisi come il Bitcoin Rainbow Chart mostrano che il prezzo si trova ancora in una zona di HODL, suggerendo che non è sopravvalutato e potrebbe avere ancora margine di crescita.
Analisti come Ali Martinez parlano di una possibile ascesa fino a 91.500 dollari.
Tuttavia, le sfide restano numerose: dalla regolamentazione incerta, all’adozione di massa ancora limitata, passando per la concorrenza di altre criptovalute e la pressione politica globale.
Il 2025 sarà quindi un anno cruciale. La domanda che resta è: Bitcoin è davvero destinato a crollare, o sorprenderà ancora una volta come ha già fatto in passato?
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