
Marco Morelli – Mps

Il riferimento dei sindacati è principalmente all’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, che nella banca percepisce una retribuzione annua lorda fissata a 1,4 milioni dopo avere incassato già 300 mila euro come trattamento di ingresso e a cui vanno aggiunti 465 mila euro, di cui 65 mila per la carica di consigliere e 400 mila per quella di ad. Per i manager pubblici il tetto allo stipendio che era stato fissato dal governo di Mario Monti è pari a 240 mila euro annui, ma può essere superato con l’emissione di strumenti finanziari quotati sui mercati regolamentati (come appunto nel caso di Mps, benché al momento tali strumenti siano sospesi dalle negoziazioni in attesa di maggiore chiarezza sul fronte del salvataggio dell’istituto).
Federico Ghizzoni e Jean-Pierre Mustier – Unicredit


Il successore di Ghizzoni, Mustier, in occasione della presentazione, a dicembre, di un piano lacrime e sangue per i dipendenti della banca, ha annunciato il taglio del 40% sulla parte fissa del proprio stipendio, che scenderà a 1,2 milioni di euro. Inoltre, l’ad di Unicredit non percepirà bonus annuali per il 2016 e per tutta la durata del piano, e neppure buonuscite nel caso lasci l’incarico nella banca. L’unica forma variabile di remunerazione sarà costituita dai consueti piani di incentivazione a lungo termine. La sera del 10 gennaio, inoltre, è giunta la notizia che anche il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, e i suoi vice, Vincenzo Calandra Bonaura, Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona, subiranno una riduzione dello stipendio pari al 40 per cento.
Carlo Messina – Intesa Sanpaolo

Al secondo posto della classifica dei meglio pagati del 2015 figura l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, tra i pochi ad avere superato in sella un anno turbolento come il 2016. Secondo i calcoli della Uilca, il banchiere, nel 2015, ha percepito in tutto 2,33 milioni dai 2,2 del 2014.
Pier F. Saviotti – Banco Popolare (ora Banco Bpm)

Al terzo posto della classifica c’è l’ad del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, che nel 2015 ha messo in tasca 1,93 milioni, in crescita dagli 1,71 del 2014. Anche in questo caso, però, dal 2015 molte cose sono cambiate: il gruppo si è fuso con la Popolare di Milano dando vita al Banco Bpm, di cui ad è Giuseppe Castagna (ex ad di Bpm).
Victor Massiah – Ubi Banca

Al quarto posto della classifica c’è Mps, che tuttavia nel 2015 (e fino a settembre del 2016) era ancora guidata dall’amministratore delegato, Fabrizio Viola, ora alla guida della Popolare di Vicenza. Viola, nel 2015, aveva percepito 1,9 milioni rispetto agli 1,3 del 2014. Al quinto posto, staziona l’ad di Ubi Banca, Victor Massiah, tuttora alla guida della Popolare, che nel 2015 ha portato a casa 1,58 milioni dagli 1,54 dell’anno prima.
Piero Montani – ex Carige

Al sesto posto della classifica, staziona l’ad della Popolare di Sondrio, Mario Alberto Pedranzini, che nel 2015 ha guadagnato 1,35 milioni rispetto agli 1,37 del 2014. Settimo posto per l’ormai ex ad di Carige, Piero Montani, che nel corso del 2016 è stato sostituito da Guido Bastianini per volere della famiglia Malacalza, azionista di controllo della banca ligure. Montani, nel 2015, ha guadagnato 1,26 milioni, con un taglio drastico rispetto ai 2,36 milioni del 2014.

Come si legge nello studio della Uilca, “la retribuzione complessiva dei ceo degli istituti bancari oggetto della ricerca evidenzia una crescita rispetto al 2014 del 2,1%, dovuta in parte all’aumento dei compensi corrisposti al ceo (ora ex, ossia Viola) del gruppo Monte dei Paschi di Siena, che ha versato una parte dei suoi compensi al fondo di solidarietà della banca che permette ai dipendenti di usufruire di permessi retribuiti straordinari per gravi e accertate situazioni personali e/o familiari”.
Alberto Nagel – Mediobanca

L’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, non è stato inserito nella classifica perché, tecnicamente, il gruppo di Piazzetta Cuccia non può essere definito una banca tradizionale (ma è vero che presta denaro e che, con Che Banca, funziona sempre di più come un istituto di credito al dettaglio). Vale però la pena di ricordare che, se inserito in classifica, Nagel batterebbe tutti i banchieri (escludendo Ghizzoni, che però ormai ha lasciato Unicredit): nell’esercizio chiuso il 30 settembre del 2016 (unico caso in cui il bilancio dell’anno scorso è già disponibile) ha guadagnato in tutto 2,75 milioni, a cui si aggiungono quasi 506 mila euro di compensi in azioni.
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