
Tassare i giganti di Internet. Il tema è stato sul tavolo del bilaterale che ieri il ministro italiano ha tenuto con il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, e che per la prima volta ha registrato un’apertura proprio dagli Stati Uniti, patria della maggior parte dei colossi internettiani, sul tema. Non è un mistero che Padoan voglia fare della web tax un argomento centrale di discussione sul tavolo dei Grandi, magari riuscendo a coagulare un primo consenso internazionale e a mettere nero su bianco nel comunicato finale un impegno a riguardo. In casa, infatti, il tema è rientrato tra gli emendamenti della Manovrina, ad esempio in un testo a firma di Francesco Boccia, ma è chiaro che affrontare la questione in maniera organica e a livello internazionale sarebbe fondamentale per la buona riuscita di una tassa sul web, proprio per la natura transazionale degli operatori del settore e dell’industria di riferimento. Stando a quanto filtra dai lavori pugliesi, il pressing italiano è andato a buon fine e il G7 si concluderà domani con la diffusione di quattro documenti: non sarà pubblicato solo il consueto comunicato finale ma anche una dichiarazione sulle disuguaglianze, una dichiarazione sul tax crime e un rapporto sul money transfer. Comparirà così una richiesta esplicita all’Ocse di elaborare proposte concrete, ‘policy options’, sulla tassazione dell’economia digitale, nel rapporto che la task force deve presentare a marzo. Si tratta, spiegano le fonti della presidenza, di un successo italiano, visto che sul tema le posizioni nazionali erano divergenti.
Crescita e conti. Padoan non si è limitato a parlare di tassazione del web, ma ha rimarcato che “senza l’inclusione sociale, la crescita non si sostiene e deve andare avanti. Il tema della crescita e dell’inclusione sociale – ha spiegato – è al centro dell’agenda del G7 e del G20. Sono molto contento di questo, l’Italia porta avanti queste tematiche”. E di crescita ha ragionato il commissario Ue Pierre Moscovici, all’indomani delle previsioni di primavera diramate a Bruxelles che hanno collocato l’Italia in coda al Vecchio continente per forza della ripresa. “Non siamo al momento delle decisioni, stiamo discutendo, sappiamo che ci sono le regole, e l’Italia deve impegnarsi”, ha detto il politico francese sulla possibilità che possa essere concessa flessibilità per il 2018. “Finora tutta la flessibilità è stata garantita, ora il dialogo è buono”.
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