
La moda di mescolare sostanze stupefacenti e farmaci per amplificare il piacere sessuale. I rischi di un’abitudine pericolosa.
Tanto sesso, tanta droga e (poco) rock ‘n’ roll. Sono gli ingredienti del fenomeno del cosiddetto “chem sex”, un trend pericolosamente in aumento, specialmente tra gli uomini omosessuali over 30. Ma non solo: l’assunzione di pericolosi mix di sostanze stupefacenti e farmaci, progettati per amplificare il piacere sessuale o per indurre la cosiddetta amnesia retrograda, riguarda anche altre fasce di popolazione. E preoccupa non poco, dal momento che gli intrugli a base di amfetamine, benzodiazepine, cocaina e farmaci possono rivelarsi fatali per la salute, danneggiando, tra le altre cose, il sistema nervoso centrale e il sistema cardiocircolatorio. A occuparsi del problema, recentemente, è stato Salvatore Giancane, tossicologo dell’Ausl di Bologna, che ha lanciato il sondaggio online “Piacere chimico” per indagare il fenomeno della “doppia dipendenza” da sesso e droga. Ma anche gli esperti di Asa Onlus – Associazione Solidarietà Aids, che hanno messo a punto un’app per informare gli utenti sui pericoli legati alle chem sex e alla loro eventuale interazione con altri farmaci.
In Italia. Anche in Italia il fenomeno sta passando sotto il vaglio della comunità scientifica. L’équipe di Roberta Pacifici, del Dipartimento su Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping dell’Istituto superiore di sanità, per esempio, ha recentemente studiato il trend del chem sex e presto pubblicherà un articolo scientifico sul tema: “Abbiamo osservato, sostanzialmente, la presenza di due grandi tipologie di consumatori”, spiega Pacifici. “La prima è quella composta da persone che subiscono involontariamente il fenomeno, ovvero assumono tali sostanze senza saperlo, con l’inganno. Le droghe, per esempio, possono essere disciolte in cocktail alcolici, con l’obiettivo di indurre un’amnesia retrograda e far dimenticare eventuali abusi sessuali. Il secondo, più consistente, specialmente tra maschi omosessuali over 30, è l’utilizzo attivo di sostanze come Ghb, Ghl, benzodiazepine, cocaina, metamfetamina ed ecstasy in combinazione tra loro e con altri farmaci – soprattutto gli inibitori della fosfodierestasi, cioè i farmaci per trattare la disfunzione erettile – per ridurre le inibizioni e catalizzare la promiscuità sessuale”.
I dati e i rischi. Ancora non si hanno a disposizione dati precisi sul fenomeno, spiega ancora Pacifici, soprattutto perché sono ancora in pochi i soggetti che ammettono spontaneamente di soffrire di queste dipendenze: “Le uniche informazioni che abbiamo a disposizione, al momento, provengono dall’analisi delle cartelle cliniche dei pronto soccorso, ma la sensazione è che il fenomeno sia in crescita. Oltre ai pericoli dell’intossicazione acuta, tra cui tachicardie ed emicrania, c’è da stare particolarmente attenti alla recrudescenza di infezioni sessualmente trasmissibili, come epatite B e Hiv”.
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