I professori Maurizio Prato e Paolo Fornasiero dell’Università di Trieste, in collaborazione con il gruppo di Francesco Paolucci, docente dell’Università di Bologna, e della professoressa Marcella Bonchio dell’Università di Padova, hanno coordinato la fase di design e preparazione dei nuovi nanomateriali, eccezionalmente efficaci per la produzione di idrogeno da elettrolisi dell’acqua. Questi materiali – a base di nanotubi di carbonio – sono stati utilizzati per la preparazione di celle elettrolitiche. Il risultato è stato lo sviluppo di nuovi catalizzatori eccezionali per la produzione elettrocatalitica di idrogeno in ambiente acquoso, con efficienze che rappresentano un nuovo stato dell’arte nel settore.
Lo studio contribuisce a rendere più concrete le prospettive di una futura transizione verso un’economia basata sull’idrogeno quale vettore energetico pulito. “A parità di peso, l’idrogeno contiene quasi tre volte il contenuto energetico del gas naturale e la sua combustione porta semplicemente alla produzione di acqua. Sembra impossibile immaginare a prima vista una fonte energetica più pulita. Ma una così semplice molecola nasconde in realtà insidie che finora ne hanno rallentato l’utilizzo in campo energetico”, spiega il professor Prato. L’H2 è un vettore energetico e sulla Terra non ne esistono miniere o riserve come per carbone, petrolio o metano. Ciò significa che esso deve essere in qualche modo prodotto.
“A parte importanti aspetti di stoccaggio, distribuzione e sicurezza dell’idrogeno – sostiene il professore Fornasiero – il maggiore ostacolo risiede proprio nella produzione sostenibile dell’idrogeno. Al momento, esso viene prodotto quasi esclusivamente attraverso un processo chiamato ‘reazione di reforming’, il quale si basa sulla trasformazione di metano in idrogeno e monossido di carbonio, un processo non sostenibile visto che si basa sull’utilizzo combustibili fossili”.
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