
L’algoritmo italiano che predice l’Alzamheir. Dalle neuroimmagini alla diagnosi precoce di malattie generative come l’Alzamheir o il Parkinson, il passo può anche essere breve. E con un livello di accuratezza della diagnosi stessa superiore a quello che può garantire un servizio clinico affidato alle sole competenze di un essere umano. Fantascienza? No.

“I risultati prodotti dall’intelligenza artificiale – spiega – possono essere anche migliori rispetto alle valutazioni di neuro-radiologi e specialisti in una fase iniziale del decorso della patologia, perché la tecnologia gestisce ed elabora dati in più dimensioni rispetto all’analisi umana, soggetta naturalmente ad errore”.
Di soluzioni basate sull’AI implementate negli ospedali italiani, al momento, ve ne sono ben poche ma non è, secondo Salvatore, una questione di costi “perché il lavoro di testing pesante si fa in fase di training della tecnologia. Gli algoritmi – afferma convinto – verranno introdotti in ambito clinico gradualmente e con una certa riserva, ma a sostegno e non in sostituzione dei medici, a quali spetterà sempre l’ultima parola”.
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