
Thera è una isola dell’Egeo che si trova circa 78 miglia a nord-est di Creta.
Thera che oggi prende il nome di Santorini era una delle 220 isole sparse in un grande cerchio disordinato e perciò dette le Cicladi.
Per secoli a cominciare dell’Età del Bronzo gli abitanti delle Cicladi aveva dominato il Mediterraneo distanziando la stessa Creta nel commercio.
Thera era stata la gemma della corona di quella cultura.
Prima dell’eruzione Thera era stata un’isola rotonda e fiorita e che circondava una montagna conica che si levava per un miglio d’altezza del mare.
Oggi la maggior parte di quella montagna è sparita.
I geologi hanno capito dai loro studi che un breve terribile episodio aveva spento la civiltà in tutto l’Egeo.
Gli abitanti di Thera probabilmente non si rendevano conto di vivere sui pendii di un minaccioso vulcano grande quanto il Vesuvio e l’Etna se non di più.
Era anche un’attiva zona sismica.
In quel giorno fatale gli scossoni della terra aprirono delle crepe sotterranee attraverso le quali l’acqua fredda del mare si infiltrò fino alla fornace che girava sotto il vulcano.
Per un periodo di ore o di giorni la pressione del vapore e dei gas aumentò rapidamente fino a portarsi al punto di rottura.
La lava montò ed eruppe.
Sui pendii la gente vide un fiume di roccia incandescente scendere lentamente verso le case.
Alla fine con un tremendo boato assordante la cima della montagna si disintegrò.
Un enorme pilastro di polvere e vapore puntò dritto verso il cielo.
Sulla spiaggia tutti cercavano di salire sulle barche o di portarsi a nuoto verso le navi.
Ma erano condannati.
Gli indizi geologici dimostrano che Thera subì una eruzione vulcanica della massima violenza.
Quando il vulcano ebbe eruttato tutto il suo nucleo ardente il cono svuotato internamente si afflosciò ricadendo su stesso precipitando nel proprio lago di lava.
Il crollo spalancò improvvisamente una grandissima buca in cui vennero risucchiati all’incirca 62 Km cubi di acqua di mare.
Dopo l’imponente afflusso d’acqua venne il risucchio, un cerchio d’acqua alto più di 30 metri.
Un’onda che dopo aver rovesciato tutte le imbarcazioni annegato tutti salvo quelli che si trovavano sui monti e distrutto le città costiere di Creta.
Un onda che si spostava attraverso l’Egeo e il Mediterraneo orientale a una velocità di più di 100 miglia all’ora.
Meno di tre ore più tardi esso sommergeva il delta egiziano distante 450 miglia marine dove i figli d’Israele lavorarono all’epoca come schiavi.
Dopo tutto questo avevano ancora forza sufficiente per spazzare via l’antico porto di Ugarit in Siria.
Proprio un ondata di marea del genere potrebbe avere indotto a Noè imbarcarsi sull’arca.
Le dieci piaghe d’Egitto ricordate nella Bibbia potrebbero essere spiegate da fenomeni che accompagnano le grandi eruzioni vulcaniche.
Trombe d’aria inondazioni pioggia rossa sono spesso provocate da perturbazioni metereologiche associate con eruzioni e ci sono onde d’urto aeree distruttive quanto quelle provocate dall’esplosione di una potente bomba.
Quanto a Thera parte dell’isola sprofondò nel cratere sottomarino che si era aperto e parte rimase sepolta sotto spessi strati di cenere vulcanica e di pomice in polvere.
Per secoli rimase un’isola morta.
Poi arrivarono dei contadini greci e vi si installarono.
Il primo sospetto che sotto di loro si trovasse una città sorse nel 19 secolo durante la costruzione del canale di Suez.
Alcuni minatori francesi scoprirono che lo strato di cenere vulcanica raggiungeva in certi punti fino a 30 metri di spessore.
Tale fatto faceva pensare alla più colossale evoluzione della storia.
I minatori francesi incuriositi continuarono a scavare.
Sotto tonnellate di cenere e di pomice vennero trovati i resti di una civiltà fino allora sconosciuta.
Poi arrivarono gli archeologi che ritrovarono delle strutture sotterranee che contenevano affreschi e lavori d’arte molto diversi da tutto ciò che apparteneva alla Grecia classica.
A quello stadio dell’archeologia definire l’età di quei ritrovamenti archeologici non era possibile.
Un giovane studioso di archeologia greca Spyridon Marinatos era letteralmente ossessionato da una curiosità di scoprire che cosa fosse realmente avvenuto su quell’isola squallida.
Egli dissotterrò una piccola parte dell’antica città sepolta.
Marinatos espresse la teoria di una eruzione spaventosa avesse distrutto gran parte dell’isola e tutta la sua civilizzazione.
Fu ignorato dalla maggior parte dei suoi colleghi.
Nel 1956 una scoperta accidentale sull’isola di Thera risvegliò maggiore interesse tra gli studiosi di cose antiche.
In fondo al pozzo di una miniera il professor Galanopoulos trovò le rovine annerite dal fuoco di una casa di pietra e i denti di un uomo e di una donna.
Nell’interno c’erano pezzi di legno carbonizzato.
L’analisi a radiocarbonio indicavano che erano morti verso il 1400 a.C. su per giù la data assegnata all’eruzione vulcanica.
Così la prova cominciò a sembrare convincente.
Gli studiosi cominciarono a pensare che una civilizzazione insulare era stata scossa dalle fondamenta abbandonata e sommersa proprio come aveva sostenuto Platone.
Alcuni studiosi giunsero a ipotizzare che Thera poteva essere stata realmente il centro o una delle città principali del favoloso impero di Atlantide dato che i particolari della sua fine corrispondevano alla storia di Platone.
Tra gli altri anche il professore Galano sosteneva la teoria di Atlantide con profonda convinzione.
Verso il 1967 molte persone erano interessate al tema del cui Marinatos venne incaricato di effettuare scavi sistematici sull’isola.
Vi si dedicò per sette anni finché morì in seguito a una caduta sui lavori.
Aveva calcolato che occorressero un centinaio di anni di scavi per riportare alla luce l’intera città.
Altri proseguirono la sua opera.
Ad ogni stagione uno o due case venivano ad arricchire i ritrovamenti si tracciava la mappa di nuove strade nuove strutture venivano rinforzate e restaurate.
Riguardo agli scavi un archeologo disse: ”ci aspettavamo di trovare le rovine di una preistorica città ossia delle fondamento e qualche pietra caduta.
Nella maggior parte dei ritrovamenti archeologici le rovine si e no arrivano al ginocchio.
Qui abbiamo trovato non delle rovine ma un museo in tre dimensioni: ogni interno perfettamente conservato nel suo involucro sigillato di pomice o di cenere”.
A quanto sembra la città di Thera era disposta a forma di cerchio con la montagna al centro.
Attorno a questa c’erano anelli di terra e di acqua con ponti per collocare gli anelli di terra e canali abbastanza grandi perché le navi collegassero tra loro gli anelli di acqua.
Una pianta insolita nuova che coincideva con la descrizione fatta da Platone della principale città di Atlantide.
Secondo Platone la principale città di Atlantide era fortificata d’una cinta di anelli alternati di terra e di mare più erano piccoli e più grandi l’uno dentro l’altro.
Secondo il filosofo greco il porto di Atlantide era costantemente gremito di navi mercantili e di passeggeri in arrivo da tutte le direzioni.
Tali passeggeri erano così numerosi che sia di giorno sia di notte nel porto di Atlantide erano presenti grida e un generale frastuono.
Secondo gli studiosi il porto di Thera doveva essere stato simile a quello di Atlantide a giudicare dai templi quartieri limitrofi dalle case piuttosto grandi e dal lusso degli arredamenti.
L’assenza di oro e di scheletri faceva pensare che gli antichi abitanti fossero stati messi sull’avviso riguardo il terribile disastro.
Il professore Galanopoulos era convinto che Thera aveva fatto parte della grande civiltà Minoica diffusasi attraverso Creta e lungo tutte le coste dell’Egeo.
Gli studiosi sono convinti che tutte le città costiere erano state spazzate via dalla terrificante ondata provocata dalla morente Thera.
Tuttavia Cnosso era nell’entroterra di Creta a diverse miglia dalla costa per cui era sopravvissuta all’ondata di marea.
Prof. Giovanni Pellegrino
Lascia un commento