Tecnica per una miglior desalinizzazione dell’acqua di mare

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La desalinizzazione con l’osmosi inversa fa un passo avanti. Un supercomputer ha calcolato che l’osmosi inversa a bassa reiezione del sale rappresenta un’opzione economica per la desalinizzazione.

Nei 130 mila scenari analizzati, quasi sempre la desalinizzazione risulta accattabile

In un mondo che sta sperimentando siccità sempre più gravi e frequenti, occorre sviluppare soluzioni innovative per la desalinizzazione. Ci ha pensato il consorzio di ricerca della National Alliance for Water Innovation degli Stati Uniti. In un nuovo studio pubblicato su Desalination, i ricercatori hanno analizzato una forma emergente di osmosi inversa, chiamata osmosi inversa a bassa reiezione del sale. Una tecnica che potrebbe trattare anche acqua altamente salata, rendendola potabile.

Siamo ancora a livello teorico, e per questo lo studio si sviluppa attorno a un modello matematico per valutare l’impatto reale di questi sistemi. Con l’aiuto di un supercomputer, il modello valuta il costo, la produzione di acqua pulita e il consumo energetico necessario ad effettuare la desalinizzazione.

La desalinizzazione con l’osmosi inversa fa un passo avantiIn molti casi, il risultato è incoraggiante. L’osmosi inversa a basso residuo di sale risulta infatti la scelta più conveniente. Il costo complessivo della produzione di acqua pulita risulta ridotto fino al 63%. Il calcolo viene fatto tenendo conto di 130 mila potenziali scenari differenti.

Sembra un controsenso, perché l’osmosi a bassa reiezione del sale dovrebbe filtrare meno severamente l’acqua in ingresso. Per questo consuma meno energia. Le membrane fanno passare più acqua e serve meno potenza per gestire il processo. Tuttavia, qui subentra l’idea di combinare questo metodo con l’osmosi inversa standard. Quando il residuo salino – ancora troppo alto – è abbattuto da un primo passaggio, basta ricacciare indietro l’acqua attraverso le membrane (osmosi inversa standard) per ottenere acqua potabile.

Quante membrane garantiscono un filtraggio ottimale? Quanti cicli dell’acqua sono necessari? E quanta energia impiega ciascuno di essi? Ecco a cosa serviva il supercomputer: a rispondere a queste domande nel modo migliore e più rapido. Invece di impiegare 88 giorni per ottenere un quadro di tutti gli scenari, la macchina li ha analizzati in un’ora.

Ne emerge che l’osmosi inversa a bassa reiezione del sale potrebbe superare i suoi concorrenti sia in termini di costi che di consumo energetico, almeno per l’acqua contenente meno di 125 grammi di sale per litro.

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