Fauna preistorica del Pleistocene medio a Basso Garda

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Quando mammut e rinoceronti pascolavano in riva al Garda. Grandi predatori come tigri dai denti a sciabola, leoni e giganteschi orsi. Con i mammut, gli elefanti, rinoceronti e persino tantissime scimmie. Questi erano solo alcuni degli animali protagonisti del Basso Garda nel Pleistocene medio, un periodo interglaciale di oltre 300 mila anni fa, quando il ghiacciaio profondo 1,5 chilometri ha lasciato posto a una foresta caldo-temperata.

Uno scenario che continua a sorprendere anche gli esperti. Il territorio a est di Brescia era una distesa di latifoglie e il lago di Garda aveva già la forma attuale. Ma la fauna era più simile a quella dell’Africa odierna. «Era un patrimonio faunistico immenso – spiega il paleontologo e archeozoologo Fabio Bona, che ha collaborato agli scavi del sito Unesco del lago Lucone a Polpenazze -.

Il mammut: una delle presenze accertate e documentate nel passato remoto del territorio del GardaScimmie simili alle bertucce furono tra gli abitanti delle rive del lago
Il mammut: una delle presenze accertate e documentate nel passato remoto del territorio del GardaScimmie simili alle bertucce furono tra gli abitanti delle rive del lago

Lo studio degli animali antichi del territorio è ancora lontano dall’essere svelato, alcune specie si sono estinte, altre sono sopravvissute fino all’epoca moderna, siamo intenzionati ad approfondire la ricerca». L’Homo Erectus già c’era. Non essendo stati trovati resti non si può sapere se si trattasse dell’Homo Heidelbergensis o del Neanderthal (o di entrambi), ma le punte di selce confermano la sua presenza.

I resti di alcuni animali macellati confermano che cacciava in gruppo ed era parecchio temerario: non temeva di fronteggiare né l’orso delle caverne (un carnivoro grande il doppio dell’orso bruno) e nemmeno il mammut lanoso (che comparirà sul Garda 50 mila anni fa). Erano tempi duri per gli ominidi del paleolitico medio, che se la dovevano vedere anche la temutissima tigre dai denti a sciabola: un feroce felide dai lunghissimi canini superiori presente nel Bresciano, l’ultimo ritrovamento è stato fatto a Nuvolento.

«Abbiamo trovato resti di una specie di leone, elefanti senza pelo,, c’erano di sicuro rinoceronti e anche una temuta specie di leone. I cavalli selvatici erano un po’ più piccoli, il cinghiale un po’ più grande, l’elefante non era peloso era simile a quello africano ma aveva denti dritti e c’erano anche tantissime macache, scimmie simili alla bertuccia – racconta Bona che collabora regolarmente con lo scavo del Lucone -. Sono specie estinte, non a causa dell’intervento antropico, gli ominidi non c’entrano. Forse il flusso genico, legato a piccole mutazioni ambientali è terminato».

Cervi e daini, anatre e germani ci sono sempre stati, passando anche dal periodo del bronzo medio, quando i palafitticoli li cacciavano in un’epoca faunistica ben diversa: i cani erano addomesticati, i gatti c’erano ma erano piccole linci selvatiche e si allevavano, maiali, capre e bovini, l’ultima scoperta estiva del Lucone è un luccio identico a quelli che nuotano oggi nel lago. Ma i reperti che scoprono questo scenario poco conosciuto sono nei magazzini del museo della Scienza di Brescia che espone in mostre temporanee solo l’alce impagliato. •.

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