A luglio l’accordo per il recovery found Europeo

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Oggi il vertice Europeo per il Recovery fund, un altro passo verso l’accordo di luglio. La riunione del Consiglio europeo, si spera l’ultima in videoconferenza, servirà a fare il punto sugli elementi di convergenza già emersi tra i 27 sulla proposta di un maxipiano di rilancio delle economie nazionali per rispondere alla crisi innescata dalla pandemia.

Un vertice per prendere le misure, per fare il punto sui passi avanti compiuti finora e verificare le posizioni in campo, in attesa della riunione, o anche più di una se sarà necessario, che si spera decisiva a luglio, all’avvio della presidenza tedesca dell’Unione. Nulla di più ci si attende oggi dalla riunione dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea in videoconferenza, probabilmente per l’ultima volta.

Spinta dalla crisi sanitaria, rapidamente diventata crisi economica, in un paio di mesi l’Unione ha fatto passi che solo poche settimane prima non sarebbero stati neppure immaginabili. Determinante, occorre riconoscerlo, è stato anche questa volta il ruolo della Germania, non solo per il cambio di passo nella politica economica nazionale ma anche per il peso della leadership esercitata da Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea e soprattutto da Angela Merkel, che tra due settimane assumerà la presidenza di turno dell’Unione ed è determinata a raccogliere e chiudere una sfida epica nella parte finale del suo quarto mandato da cancelliera.

I punti su cui i 27 sono d’accordo

Come ha ricordato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sono almeno cinque i punti su cui si sta consolidando il consenso tra i 27: 1) l’Unione europea ha bisogno di dare una risposta eccezionale ad una crisi senza precedenti; 2) per trovare le risorse la commissione farà ricorso all’indebitamento sui mercati con la garanzia del bilancio comune che a questo scopo aumenterà le risorse proprie, presumibilmente ricorrendo a imposte come carbon tax e web tax; 3) gli aiuti dovranno essere indirizzati ai settori economici e alle aree geografiche più colpite dalla crisi; 4) tutto ciò comporterà la rimodulazione del bilancio pluriennale della Ue (Mff) che dovrà incardinare il Recovery plan; 5) il pacchetto complessivo di risorse non si limiterà a dare una risposta immediata alla crisi a dovrà guardare al lungo termine perché questa crisi è un’opportunità per trasformare e riformare le economie degli Stati membri e spingerle verso un futuro verde, digitale e più inclusivo.

Dove l’accordo non c’è

Detto questo, restano i punti di disaccordo, o meglio le questioni aperte su cui ancora l’accordo non c’è: 1) dimensioni e durata dei vari strumenti di cui si compone il Recovery plan; 2) come distribuire le risorse e quale proporzione tra prestiti e aiuti a fondo perduto; 3) a quali condizioni e a quale governance saranno vincolati gli aiuti; 4) gli effetti sul Mff, in termini di contributi degli Stati membri e di risorse proprie. Questioni molto concrete che devono tradurre in azioni reali gli accordi di principio. Su questi aspetti la riunione servirà a misurare le distanze che ancora ci sono tra i 27.

A luglio il vertice decisivo

Tra i fatti della vigilia, il più importante è l’esercizio di leadership di Angela Merkel che, pur riconoscendo che si tratta di un negoziato difficile, ha detto senza esitazioni che occorre trovare un accordo entro luglio, cioè all’inizio del semestre di presidenza tedesca dell’Unione.

Sulla carta le posizioni degli Stati membri, con i quattro “frugali” molto critici, restano invariate. Ma negli ultimi giorni sono giunti a Bruxelles segnali di ammorbidimento della posizione della Danimarca. Nulla di determinante ma una crepa che si apre nel muro alzato da tempo insieme a Olanda, Austria e Svezia. Da qui al consiglio di luglio (che potrebbe tenersi venerdì 10 ma non ci sono conferme) gli ostacoli da superare saranno molti. Ma il clima di fondo è positivo: a nessuno conviene bloccare un piano da cui tutti, chi più chi meno, hanno da guadagnare.

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