Presto la prima donna sulla Luna con il nuovo “moon lander”

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Ecco i lander lunari scelti dalla Nasa. Li progetteranno SpaceX, Blue Origin e Dynetics. Le tre compagnie sono state selezionate dall’agenzia spaziale americana per progettare il modulo che porterà la prima donna sulla Luna nel 2024. La prima scadenza è febbraio 2021. Tra i contractor c’è anche l’italiana Thales Alenia Space.

Ce l’abbiamo già davanti agli occhi il veicolo dal quale, dopo oltre mezzo secolo, vedremo di nuovo scendere gli astronauti per posare lo scarpone sulla polvere della Luna. La Nasa ha fatto la sua prima selezione e ha scelto i tre progetti che andranno avanti nello sviluppo del prossimo moon lander americano. A differenza degli anni ’60, questa volta saranno aziende private a riportarci lassù. Una tra SpaceX, il “National team” capitanato da Blue Origin, e Dynetics. Lo ha annunciato l’amministratore dell’Agenzia spaziale americana, Jim Bridenstine, durante una teleconferenza pubblica.

I progetti delle tre società ora seguiranno ciascuno il proprio sviluppo, fino al febbraio 2021, con un contratto firmato con la Nasa per un ammontare complessivo di 957 milioni di dollari. Terminati questi dieci mesi, l’agenzia sceglierà quale, tra i tre concorrenti, affronterà i primi test. L’intenzione è di arrivare a far sbarcare sul nostro satellite naturale la prima donna e di nuovo un uomo entro il 2024 attraverso il programma Artemis. Con questi contratti (e diversi altri di sviluppo per molte tecnologie lunari) la Nasa dà seguito alla linea degli ultimi anni seguita dal governo degli Stati Uniti: coinvolgere e demandare sempre di più i servizi alle aziende private. A cominciare dai cargo verso la Stazione spaziale internazionale, per finire col trasporto astronauti. In più, ad aprile, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo col quale, in sostanza, si dà via libera all’impresa privata per sfruttare le risorse spaziali.Uomo sulla luna

I tre moduli lunari

Dalla cinquina iniziale sono usciti Boeing e Vivace. Quelli rimasti ‘in corsa’ per la Luna sono tre veicoli molto diversi tra loro. Tra questi la fantascientifica Starship che il fondatore di SpaceX, Elon Musk, non ha fatto mistero di voler usare, un giorno, per portare l’uomo su Marte. Starship è un veicolo riutilizzabile, specifica la stessa Nasa nella scheda che accompagna i tre progetti, sarà spinto da un Falcon Heavy (il razzo più potente della SpaceX) e riceverà un rifornimento in orbita prima di dirigersi verso la Luna. Un servizio pensato anche in ottica di turismo spaziale, in orbita lunare e (ma se ne parlerà tra molto tempo) anche oltre.

I tre moduli lunariQuello sviluppato da Dynamics è un modulo di discesa che la Nasa ha selezionato perché è un progetto di grande valore grazie anche all’esperienza dei ben 25 subcontractor che lavorano con l’azienda americana. Tra questi c’è anche un pezzo di Italia: Thales Alenia Space, partecipata di Leonardo, che si occuperà di progettare la cabina pressurizzata, il portello e la porta per l’uscita per le attività esterne, i finestrini e le protezioni termiche e dai micrometeoriti. Questo modulo è flessibile e si può agganciare sia al modulo spaziale Orion della Nasa sia al Gateway, la stazione spaziale orbitante attorno alla Luna.

Jeff Bezos l’aveva presentato con uno show che ricorda gli happening di Steve Jobs, il lander Blue Moon, giusto un anno fa. L’aspetto di quello proposto alla Nasa è differente ma il fondatore di Amazon sta comunque arrivando in fondo. La sua Blue Origin è il prime contractor del team che comprende colossi come Lockheed Martin, Northrop Grumman, e Draper. Il loro Integrated lander vehicle è composto da tre elementi. Il modulo di discesa progettato da Blue Origin, Lockheed si occuperà di sviluppare il modulo di ascesa (che riporta gli astronauti in orbita lunare al termine della missione sulla superficie) e Northrop Grumman si occuperà invece del “transfer vehicle” che porterà il sistema di allunaggio in orbita bassa prima della discesa finale.

“Sulla Luna per restare”

È diventato una specie di motto della missione Artemis. Rimettere piede sulla Luna non solo come prova “muscolare” o per curiosità scientifica. Questa volta si tratta di dare impulso a una nuova economia, e ovviamente fare un po’ le prove generali, prima del grande salto verso Marte, magari costruendo una colonia spaziale. I moduli progettati dalle tre aziende dovranno supportare la permanenza sulla Luna per diversi giorni ed essere integrati con i sistemi sviluppati dalla Nasa (il nuovo vettore, Space launch system, e la capsula Orion). SpaceX, ovviamente, avrà dalla sua la possibilità di offrire un servizio “completo” con il potente Falcon Heavy che, di recente, è stato scelto per lanciare il primo modulo della nuova stazione spaziale lunare, il Gateway.

Colonia spazialeProprio il Gateway, che fino a pochi mesi fa era il grande progetto per la nuova frontiera spaziale, è stato in qualche modo messo in ombra dalla missione Artemis. La ‘fretta’ di riportare gente sulla Luna ha fatto propendere per portare avanti due programmi in parallelo: andata e ritorno verso e dalla Luna senza stop intermedi. Vedremo quanto, nel corso dei prossimi anni, potranno integrarsi, cioè utilizzare un punto di attracco e permanenza anche in orbita cislunare prima e dopo le operazioni sulla superficie.

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