Enel Green Power produce energia dalle onde del mare

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A Marina di Pisa l’energia nasce dalle onde. E sbarca in rete. Marina di Pisa non è certo nota per marosi spettacolari e fuori dal comune: è una costa come ce ne sono tante in Italia, con una profondità che arriva ai 10-15 metri non troppo lontano da riva. Ma lì sotto c’è una macchina, una sorta di grande cassone mobile che scorre su una guida orizzontale che raccoglie l’energia delle onde e ha iniziato a immetterla direttamente in rete. La prima volta è successo lo scorso settembre permettendo a questa fonte rinnovabile di emergere dal fondale marino per compiere un passo cruciale sulla terraferma verso l’industrializzazione e lo sfruttamento commerciale.

A produrre la prima energia dalle onde finita nella rete italiana è l’impianto, oggi rilevato da Enel Green Power, installato davanti alla marina pisana da una startup italiana, 40South Energy, che da tempo scommette sulle onde. «All’inizio si puntava su impianti di grandi dimensioni, ma si è rivelata una strategia fallimentare: macchine grandi, adatte al mare aperto, con investimenti importanti escludono del tutto gli early adopter – commenta il Ceo e fondatore Michele Grassi -: noi invece abbiamo puntato su impianti più contenuti, con impatto neutrale sull’ambiente e in grado di testare la convenienza economica di una tecnologia che si confronta con le altre rinnovabili, ma che è ancora ai primi passi».

L’apparecchio, installato sulla costa toscana nel novembre 2015, ha un capacità di 50 Kwh e può coprire il consumo energetico di una quarantina di famiglie. Come suggerisce il nome, H24 funziona in continua, con un costo di produzione che dipende ovviamente dalla localizzazione e dalla forza delle onde, ma che si aggira attorno ai 20 centesimi a livello di Lcoe (levelized cost of electricity), lontana dalla grid parity (5-6 centesimi): «Il potenziale cliente early adopter è un operatore di microgrid, reti piccole e non connesse alla rete elettrica nazionale, come le piccole isole, che possono integrarlo con la produzione da rinnovabili su cui stanno investendo, ma anche aree favorevoli dal punto di vista del moto ondoso come la costa occidentale della Sardegna e la Sicilia occidentale. In questo caso la tecnologia riesce a essere competitiva con le altre rinnovabili anche in questa fase iniziale del suo sviluppo», prosegue Grassi, creatore di 40South Energy. Il cui nome viene dai 40 gradi si latitudine, che «sono i “quaranta ruggenti”, che i velisti conoscono come la zona sul pianeta in cui cominciano le grandi onde del sud».

«Quando lo sviluppo tecnologico raggiungerà il livello di maturità commerciale, abbiamo ottime speranze per cui la produzione di energia dal mare risulti vantaggiosa: non solo in termini economici, ma anche grazie alla sua complementarità con le altre fonti rinnovabili rendendole nell’insieme più stabili e prevedibili», aggiunge Giovanni Tula, responsabile Innovazione e sostenibilità di Enel Green Power, che ha acquisito nel novembre 2016 l’impianto toscano nell’ambito della sua strategia di scouting e promozione delle tecnologie rinnovabili più innovative. L’accordo ha permesso comunque a 40South Energy di proseguire la sperimentazione in chiave di R&D, in modo da migliorarne le prospettive commerciali.

«Oceani e mari – sottolinea Tula – rapresentano un’enorme riserva di energia al momento quasi inutilizzata con un potenziale pressoché inesauribile: il mercato globale potenziale di queste tecnologie è stimato ammontare in circa 340 GW di capacità installata al 2050 nel mondo di cui 100 GW in Europa». Sempre nel 2016 Egp ha anche investito direttamente in 40South Energy nell’ambito di un finanziamento da 2,25 milioni di euro insieme a Invitalia Ventures. In precedenza era entrata Innogest Venture di Roberto Galimberti. Ora 40South Energy si prepara alla ricerca di ulteriori fondi per completare la fase di industrializzazione del prodotto.

Egp partecipa ad altri progetti per lo sviluppo di tecnologie innovativi e affidabili nell’ambito dell’energia marina., tra cui la collaborazione avviata in Australia con Carnegie Clean Energy per lo sviluppo della tecnologia Ceto 6, macchina di taglia commerciale in fase di progettazione, e il contratto di ricerca con la Finlandese AW Energy.

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