E’ italiano il nuovo motore ecologico per razzi satellitari

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Nello Spazio a con un motore a metano prodotto da avio. Test riuscito per il motore europeo M10. È verde, rispettoso dell’ambiente, sarà composto da un solo pezzo stampato in 3D e non migliaia come i motori per razzo, e darà all’Europa un vantaggio competitivo non banale nel campo sempre più importante della messa in orbita dei piccoli satelliti, quelli grandi come una scatola da scarpe o poco più, che per molti rappresentano buona parte del futuro della Space Economy.

Si chiama M10 ed è il nuovo motore per razzi vettori europei della nuova serie Vega, presentato nei giorni scorsi negli stabilimenti della Avio a Colleferro, l’impresa aereospaziale italiana che tiene le fila della sua progettazione e realizzazione. Una cinquantina di persone, autorità civili e militari, partner industriali europei e anche Stefano Gualandris, consigliere giuridico economico del sottosegretario con delega per la politica spaziale Giancarlo Giorgetti, hanno assistito in remoto, per questioni di sicurezza, al primo collaudo di questa nuova tecnologia.

Tensione, apprensione palpabile nel silenzio assoluto dell’attesa, un paio di minuti, della prova, Poi sullo schermo il piccolo motore a metano e ossigeno, letteralmente avviluppato ad una cattedrale di strumenti per la misura e monitor della prova, ha prima emesso un sibilo fortissimo e poi, per una ventina di emozionanti secondi, la fiamma blu del metano, lo stesso colore che esce dal fornello di casa, che si è prepotentemente espansa all’esterno.
Un bel successo, ora seguiranno tante di queste prove, sempre più complete, finché nel 2024 il motore verrà montato nei vettori Vega, il fiore all’occhiello della tecnologia italiana anche se vola col marchio europeo, Esa.

Colleferro. Visita agli impianti Avio e test del motore M10. Nella foto l'AD di Avio Giulio Ranzo, il Sottosegretario Stefano Gualandris, Stefano Bianchi Photo. (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Colleferro. Visita agli impianti Avio e test del motore M10. Nella foto l’AD di Avio Giulio Ranzo, il Sottosegretario Stefano Gualandris, Stefano Bianchi Photo. (Fabio Cimaglia / LaPresse)

È verde perché ovviamente metano e ossigeno sono amici dell’ambiente, tutto Vega in realtà lo è, dato che è un vettore progettato per il suo completo rientro a terra, senza lasciare nello spazio la micidiale spazzatura spaziale. Da tenere conto che ad oggi i motori di satelliti, ma anche degli ultimi stadi dei vettori, usano Idrazina, un gas terribilmente tossico. Una bella differenza quindi.
Passando alla costruzione anch’essa è molto innovativa: M10 verrà costruito in due pezzi prima, poi uno solo, con una stampante 3D che utilizzerà una miscela di polveri metalliche messa a punto dalla Avio stessa. Avere un motore costituito da uno o due pezzi soltanto e non da centinaia, di materiali diversi e saldati insieme, procura un vantaggio in termini di semplicità e affidabilità che non ha bisogno di essere spiegato.

Ma venendo al punto forse più importante per quanto riguarda il mercato, M10 andrà a sostituire quelli attuali degli ultimi due stadi del Vega, con grandi vantaggi. Oggi infatti, per la tecnologia usata, non sono permesse manovre importanti per portare i satelliti in orbite differenti, quelle che a loro competono. In sostanza i satelliti, una volta raggiunta la quota corretta, vengono lasciati e devono raggiungere le posizioni e le orbite previste con i loro motori, che funzionano grazie alla micidiale Idrazina. I Vega del prossimo futuro, previsti da Avio, monteranno dal 2024 questi nuovi motori, di cui abbiamo visto il primo collaudo, che possono essere spenti e riaccesi più volte, a differenza di quelli odierni, e quindi possono riuscire in cambiamenti di orbita continui, fino a18 volte. Questo è un particolare importantissimo, dato che il mercato tende a sviluppare sempre meno satelliti di grandi dimensioni, prestazioni e prezzo, sul miliardo di dollari per avere un’idea, e sempre più satelliti mini o micro del costo anche inferiore al milione e con un compito preciso: ad esempio per monitorare continuamente le coste di un Paese. Questo significa ovviamente che occorre offrire lanci adeguati e a basso prezzo. Vega è sulla strada giusta, anche perché questa sigla è diventata nel mondo spaziale sinonimo di sicurezza al top per il lancio.

Possiamo quindi immaginare un vettore di dimensioni e costi ridotti che porta in orbita una specie di dispenser di satelliti e lascia ognuno di loro nella orbita prevista, grazie alle capacità del nuovo motore dello stadio finale. Un vantaggio competitivo notevole che permetterà all’Europa e all’Italia in particolare, di restare sul mercato. Il Metano comunque sembra a Musk, ma anche Jeff Bezos in versione imprenditore dello spazio e altri. Il futuro dei motori per razzi vettori, e SpaceX, come sempre, promette che lo realizzerà fra poco tempo.
Non è un momento facile per gli europei, molto più ingessati nelle decisioni anche in campo spaziale di altri, come Usa, Cina, India. Ma i veri pericoli vengono dal “diavolo” Musk, che sta mettendo fuori mercato non Vega, che regge benissimo, ma l’altro vettore europeo, il più grande Ariane. È di questi giorni la notizia che i fabbricanti, ArianeGroup, vogliono licenziare 2300 dipendenti su 9000 a causa del calo di commesse, a favore dei privati americani. L’Italia insomma resta ben salda nel ristretto numero di Paesi in gradi di costruire e mettere in pista un lanciatore completo.

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