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Wikitribune lo strumento di Wikipedia per combattere le bufale online

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Mr. Wikipedia lancia Wikitribune: “La trasparenza per battere le bufale”. Giornalisti e cittadini lavoreranno insieme con l’obiettivo di confezionare notizie neutrali. E, soprattutto, “fact-checked” cioè verificate.

Dopo Google e Facebook, un’altra colonna portante del mondo hi-tech scende in campo contro la diffusione online di notizie false. Stavolta a schierarsi contro le fake news è nientemeno che il fondatore di Wikipedia, la più grande enciclopedia libera sul web. Jimmy Wales, infatti, ha appena lanciato una campagna di crowdfunding per un nuovo progetto. Si chiama Wikitribune e poggia, in parte, le basi sulla stessa colonna portante che ha reso Wikipedia il gigante che è oggi: i volontari. Ma non li mette a lavoro da soli. Li affianca a professionisti dell’informazione, con l’obiettivo di confezionare notizie neutrali. E, soprattutto, “fact-checked” cioè verificate.
“Wikitribune è informazione fatta dalle persone per le persone”, ha dichiarato Wales. “Questa è la prima volta che giornalisti-professionisti e cittadini-giornalisti lavorano fianco a fianco, come pari, scrivendo le notizie mentre succedono, modificandole in corso d’opera e con alle spalle una comunità che controlla e ricontrolla tutti i fatti”. Detta in altri termini: Wikitribune vuole diventare un sito di notizie con incorporato un senso di comunità. Come Wikipedia potrà essere consultato gratuitamente e sarà libero da ogni tipo di pubblicità (un progetto simile in Italia è Valigia blu). Ma a differenza dell’enciclopedia, dove tutto si fonda sul puro e semplice volontariato, i giornalisti che faranno parte dello staff di Wikitribune avranno uno stipendio. A loro spetterà il compito di redigere i contenuti e garantire un aggiornamento giornaliero, altrimenti impossibile. Mentre il focus dei supporter sarà quello di vigilare sulla trasparenza e la correttezza delle informazioni, grazie anche alla condivisione di trascrizioni, video e audio delle interviste.
Wales conta di reclutare una ventina di professionisti. Verranno pagati grazie alle donazioni dei lettori che, anche se non interferiranno sulle scelte quotidiane, potranno in un certo senso orientare la “linea editoriale” del sito. Per esempio, i bitcoiner potrebbero decidere di finanziare Wikitribune per seguire le notizie riguardanti la criptomoneta e la blockchain in maniera più accurata rispetto a quanto fanno i media mainstream.
Il progetto può contare su supporto e consigli di Jeff Jarvis, professore e giornalista, Lawrence Lessig, giurista statunitense e Guy Kawasaki, investitore della Silicon Valley. Si parte in inglese per poi aggiungere altre lingue, se il piano funziona. La tempistica non sembra casuale, il lancio precede l’apertura della campagna elettorale in Gran Bretagna. Anche se Wales ha fatto sapere di aver avuto l’idea dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Secondo alcuni commentatori, la disinformazione avrebbe preparato il terreno per l’elezione del repubblicano Donald Trump, veicolando news infondate e contribuendo a polarizzare gli utenti in due schieramenti contrapposti. Le critiche hanno convinto compagnie digitali e politici a prendere provvedimenti al riguardo. In Germania è stata introdotta una nuova norma che prevede multe fino a 500mila euro per i social network che non provvedono a rimuovere una notizia falsa entro 24 ore dalla segnalazione. E anche in Italia il tema è stato più volte affrontato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. Mentre la proposta di legge presentata dalla senatrice Adele Gambaro, che prevede multe e carcere per chi diffonde bufale, è stata definita un attacco alla libertà di espressione.

“La diffusione di informazioni false è una vera minaccia – ha scritto Jimmy Wales in un editoriale per il Guardian lo

scorso febbraio – che mina la nostra capacità di avere conversazioni sensate e risolvere i problemi”. La soluzione per lui passa dalla trasparenza possibile grazie alle piattaforme tecnologiche: “Se esiste una kryptonite contro le informazioni false, è questa”.

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