
DoNotPay è il chatbot che fornisce assistenza legale per contestare le multe per divieto di sosta, interagendo con l’utente mediante un’interfaccia grafica stile chat
Il chatbot è stato realizzato da Joshua Browder, uno studente diciannovenne della Stanford University, con lo scopo di assistere gli utenti che intendono contestare una multa per divieto di sosta. Il programma (qui il sito ufficiale Uk) effettua un’analisi preliminare del caso, rivolgendo alcune domande all’utente con le quali mira a stabilire se sussistono i presupposi per presentare l’opposizione alla sanzione amministrativa; se il bot ritiene che è possibile impugnare il provvedimento, allora guida l’utente nel processo di appello. Tutto avviene tramite un’interfaccia molto simile a quella di un comune programma di chat. Sin dall’attivazione, il bot ha impugnato un totale di 250,000 multe, riuscendo a ribaltare il giudizio in 160,000 casi con una percentuale di successo del 64%, quindi.
Browder ha deciso di sviluppare il bot dopo aver ricevuto circa trenta multe per divieto di sosta a Londra e dintorni. Il processo di appello ben si presta ad essere schematizzato ed analizzato dagli algoritmi di intelligenza artificiale, da qui l’idea trasformata in un progetto di portata ben più ampia rispetto allo scopo per cui era nata. L’autore del bot che, si ricorda, fornisce un servizio gratuito, ha in programma in primo luogo di espandere le aree di copertura, a partire da Seattle. La versa sfida, tuttavia, riguarda la possibilità di ampliare le competenze al di là delle multe per divieto di sosta. Browder mira ad offrire assistenza legale tramite il bot per le richieste di risarcimento in caso di ritardo dei voli aerei, aiutare le persone sieropositive a conoscere i propri diritti e fornire un’assistenza ai rifugiati che si trovano in ordinamenti legali stranieri.
Al tempo stesso Browder sta testando una piattaforma di sviluppo che richiede esclusivamente conoscenze in ambito legale per essere arricchita di contenuti e che potrebbe rappresentare la base di partenza per la diffusione di ulteriori bot in grado di fornire assistenza legale senza costi esorbitanti. Aziende come Microsoft, Google, Amazon, stanno puntando in maniera decisa sullo sviluppo dei bot, ma il progetto di Browder consente di percepirli come qualcosa in più di un semplice assistente personale digitale che esegue task più o meno basilari e di discutibile utilità.
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