La sterlina entra in recessione e la BoE taglia i tassi d’interesse

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Svolta a sorpresa. Sterlina a picco: la BoE rivaluta l’ipotesi di un taglio dei tassi. Il nuovo anno economico si apre per l’Inghilterra con l’aspettativa di un taglio dei tassi di interesse: una sorpresa, fino a poco tempo fa imprevista come la secessione reale dei Duchi di Sussex Harry e Meghan. Nella City la notizia del gennaio 2020 non è l’imminente Brexit, ormai digerita e metabolizzata (tutte le banche hanno preparato piani di emergenza fin dal 2016), ma la possibile, ulteriore riduzione anticipata del costo del denaro da parte della Bank of England, la banca centrale inglese.

A novembre la locomotiva britannica è andata in panne. Il Pil è sceso dello 0,3% (mentre ci si attendeva un’economia ferma) e la flessione ha indotto Gertjan Vlieghe, autorevole membro esterno del comitato di politica monetaria della BoE, a uscire allo scoperto e parlare senza mezzi termini: è disposto a proporre un intervento sui tassi di interesse, che oggi sono allo 0,75% e dovrebbero essere ridotti ancora, allo 0,5%, prima del previsto.

Ci vuole una scossa immediata per l’economia britannica e la scossa avrebbe la forma dell’ennesima sforbiciata al costo del denaro (che però significa anche meno rendimenti sui risparmi).

Vlieghe non è il solo ad auspicare un intervento rapido. Venerdì 10 dicembre anche Silvana Tenryero, un altro membro esterno del comitato, si era espressa a favore.sterlina

Il termometro valutario, in seguito alle ipotesi, si è subito mosso: la sterlina è scesa sotto quota 1,3 contro il dollaro. Da inizio anno la valuta di Sua Maestà ha lasciato sul terreno il 2%, dopo il rally di Natale, quando sulla scia della schiacciante vittoria di Boris Johnson il pound era balzato sfondando quota 1,3 sulla moneta statunitense e riagganciando quota 1,2 con l’euro.

Da un certo punto di vista, il calo è salutare: vuol dire che la sterlina è tornata ad essere più sensibile alla politica monetaria che a scontare il rischio politico, cosa che era successa negli ultimi 3 anni dopo il referendum sulla Brexit. Questo riporta i movimenti della valuta inglese nell’alveo più naturale.

Lunedì 13 nelle sale operative tutti già scontavano nei prezzi un taglio già entro la fine del mese. Con una valuta più debole, la seconda reazione – prevede Nigel Green, ceo di DeVere, gestore indipendente di patrimoni – sarà la fuga di capitali dal Paese verso asset stranieri che rendano di più.

A fronte dei fattori a favore di un taglio del costo del denaro, ce ne sono altri che spingono esattamente in senso contrario. Le leggi della fisica si applicano anche alle valute. L’attuale governatore della BoE Mick Carney è in scadenza il 15 marzo. La ricerca del successore è stata lunga e laboriosa; si faticava a trovare un nuovo numero uno della banca centrale. Alla fine la scelta è caduta su Andrew Bailey.

Con queste premesse, pare difficile pensare che un governatore in uscita, ormai senza poteri, possa decidere una mossa così politicamente impegnativa. E che il nuovo governatore in pectore autorizzi una tale mossa prima del suo arrivo.

Allo stesso tempo i preoccupanti dati macro che indurrebbero al taglio risalgono al culmine della campagna elettorale, con il Paese in mezzo alla palude dell’incertezza e dell’instabilità politica. Ora il quadro si è schiarito. Ma non è abbastanza per Vlieghe: «Solo un miglioramento netto dell’economia britannica potrebbe indurre ad aspettare». Ci vuole un taglio, ma se dovessero arrivare segnali molto incoraggianti, la sforbiciata verrebbe rinviata.

Più che un’emergenza, pare che dentro la BoE sia in corso un braccio di ferro tra falchi e colombe. All’ultima riunione di fine dicembre, un possibile taglio dei tassi era stato bocciato 7 a 2.

Anche la temuta fuga dei capitali presenta qualche dubbio: non si capisce dove dovrebbero fuggire gli investitori in cerca di rendimenti più alti, a parità di rischio, visto che in Europa i tassi sono addirittura più bassi che nel Regno Unito e i rendimenti sono negativi.

La data cruciale è il 30 gennaio, giorno della riunione della BoE. Ma per capire cosa farà o non farà la banca centrale inglese la data rossa sul calendario sarà la settimana prima: il 24 gennaio usciranno i sensibili dati dell’indice Pmi. In base a quelli, la BoE deciderà.

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