Debito pubblico italiano verso quota 3000 miliardi di Euro

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L’(in)sostenibilità del debito pubblico. Il debito pubblico italiano resta su livelli elevati ed è destinato a crescere ancora. Numeri che tornano a preoccupare anche gli investitori internazionali.

C’è chi lo definisce un fardello, chi un macigno. Qualunque sia l’etichetta che gli venga attaccata la crescita inarrestabile del debito pubblico italiano, tra i più alti d’Europa e del mondo, è proiettata verso quota 3.000 miliardi di euro. A impensierire gli osservatori è la sua sostenibilità nel lungo periodo. La temono i mercati, ma anche le organizzazioni internazionali come l’Fmi che ha esortato il Governo ad intervenire visto che il rapporto debito-Pil dell’Italia potrebbe restare ancora al di sopra della soglia del 140%, almeno fino al 2028.

Dalle pagine del Financial Times anche il governatore uscente dalla Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha sollecitato il premier Giorgia Meloni ad affrontare i timori crescenti degli investitori.Appelli che si sono intensificati dopo la pubblicazione a fine settembre dei numeri della NaDef (Nota di aggiornamento del Def, la cornice economica della Legge di Bilancio). Le indicazioni sul futuro dei conti pubblici hanno riportato agli occhi degli investitori internazionali il ‘caso/rischio Italia’. In particolare, è stata mal digerita l’intenzione di fare più deficit. Nella nota di Palazzo Chigi si legge che “nello scenario programmatico il deficit è del 5,3% nel 2023 (stimato al 4,5% lo scorso aprile) e del 4,3% nel 2024”.

Debito proiettato verso quota 3mila miliardi.

L’esecutivo stima per il 2023 un debito pubblico pari a 2.874 miliardi, con un aumento di 116 miliardi rispetto a fine 2022. Le prospettive non appaiono rosee. Anzi, l’escalation è destinata a proseguire: partito lo scorso gennaio da quota 2.757 miliardi ha raggiunto a luglio 2.859 miliardi.

“Da qui in avanti la dinamica sarà più regolare, con oscillazioni verso l’alto e verso il basso, per terminare in una fascia compresa tra 2.839 e 2.875 miliardi”, segnala Mazziero Research nell’ultima pubblicazione dedicata ai conti pubblici italiani. In termini assoluti, però, il debito continuerà a crescere con una dinamica accentuata che porterà, secondo le stime della NaDef, a sfiorare i 3.000 miliardi di euro il prossimo anno, per poi superare stabilmente questa soglia dal 2025.

Il debito, una storia che ha radici lontane.

Il problema debito non è una novità per l’Italia, ma una questione che ha radici lontane. Certo, gli ultimi anni, tra la crisi finanziaria, quella del debito Ue e lo scoppio della pandemia quando il rapporto debito/Pil è volato oltre il 150%, hanno complicato lo scenario.

Osservando l’analisi della dinamica del debito, Bankitalia ricorda come questa rifletta “essenzialmente il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e l’andamento dell’economia”. Una dinamica che si è distorta sempre più negli anni con la spesa pubblica in aumento costante ed entrate fiscali in calo. Ora, la situazione resta difficile se si considera l’elevata inflazione e gli alti tassi di interesse.

Tanto che nella NaDef si legge che nel prossimo triennio ci saranno diversi fattori a esercitare una maggiore pressione sul rapporto debito/Pil. “L’incertezza del contesto internazionale influirà negativamente sulla crescita economica che vedrà un rallentamento, almeno fino al 2024. Inoltre, una maggiore quota dei titoli di debito recepirà i maggiori tassi di rendimento derivanti dall’aumento dei tassi Bce, spingendo al rialzo la spesa per interessi”.

Per le casse dello Stato, si legge nella NaDef, il quadro potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi anni fino al 2026 con la spesa per interessi verso la soglia dei 100 miliardi.

Chi ha in mano il debito pubblico italiano?

Secondo i dati diffusi a ottobre da Palazzo Koch, la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è lieve calo al 25,1%, mentre a luglio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella nelle mani dei non residenti e dagli altri residenti (famiglie e imprese non finanziarie) si attestano rispettivamente al 27% e al 12%.

Per far fronte al proprio debito, il Governo continua a macinare emissioni, rivolgendosi sempre più ai risparmiatori italiani come nel caso del BTP Valore. Un modus operandi che continuerà: secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio nel 2024 le emissioni lorde dei titoli di Stato sono stimate a 479 miliardi rispetto ai 316 del 2022 e ai 437 miliardi di quest’anno.

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