
Un sistema computerizzato che comunica con il cervello per decifrare i pensieri di una paziente paralizzata, permettendole di comunicare con l’esterno senza bisogno di utilizzare i sistemi di codifica dei movimenti oculari.
LA DEFINIZIONE medica è “locked-in”, ossia “chiuso dentro”. Una sentenza che condanna a vivere, per l’appunto, chiusi all’interno del proprio corpo, come in una cella di massimo isolamento, senza avere alcuna possibilità di comunicare con il mondo esterno. È la condizione in cui versano molti dei pazienti affetti, per esempio, da malattie neurologiche come sclerosi multipla o sclerosi laterale amiotrofica o da paralisi altamente invalidanti. Un buio su cui la scienza potrebbe aver gettato la luce: un’équipe di scienziati del Brain Center of University Medical Center di Utrecht, in Olanda, è infatti riuscita a mettere a punto un’interfaccia computerizzata in grado di analizzare e decodificare le onde cerebrali di una paziente colpita da sclerosi laterale amiotrofica, rendendola in grado di comunicare con l’esterno senza ricorrere a sistemi più tradizionali, come quelli che si basano sulla lettura dei movimenti degli occhi. I dettagli della scoperta sono stati presentati nel corso del convegno annuale della Society of Neuroscience appena concluso a San Diego, in California.
La paziente 0. La paziente, una donna cinquantottenne che ha chiesto di rimanere anonima, si dice particolarmente entusiasta di essere stata la prima persona al mondo a essere sottoposta al trattamento. La donna aveva ricevuto la diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica nel 2008: nel corso degli anni, la malattia ha devastato il suo sistema nervoso, rendendola progressivamente incapace di muoversi e respirare e infine segregandola nella terribile condizione di “locked-in”. La sua unica finestra di comunicazione con il mondo esterno, prima dell’applicazione dell’interfaccia computerizzata, era una telecamera che ne leggeva i movimenti oculari e li trasformava in lettere e parole. Un sistema che sarebbe diventato purtroppo inservibile con il decorso della malattia, che prima o poi avrebbe reso la donna incapace di muovere le pupille degli occhi.
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