
l Parlamento di Bruxelles ha presentato una mozione per imporre ai “lavoratori artificiali” di essere registrati, pagare un’assicurazione e contribuire alle pensioni degli umani che per colpa loro saranno licenziati.
Le tre leggi di Asimov non bastano più. Il Parlamento Europeo ne ha allo studio una quarta, che doterà i robot di “personalità elettronica”. Sempre più numerosi, autonomi, intelligenti e diffusi nelle industrie, i robot dovranno avere diritti e doveri. Saranno registrati e muniti di una sorta di carta d’identità, pagheranno per i danni che commettono e contribuiranno – ancora non è ben chiaro come – al welfare delle nazioni che li impiegano.
La mozione sulla “personalità elettronica” dei robot è stata presentata al Parlamento Europeo da Mady Delvaux, proveniente dal partito operaio socialista del Lussemburgo. Difficilmente, in realtà, verrà approvata dall’assemblea di Bruxelles e trasformato in una legge vincolante dalla Commissione. Ma non si può negare che il testo sollevi un problema importante per un’Europa che, come molti altri paesi, si affaccia su quella che la proposta definisce la “nuova rivoluzione industriale”.
La bozza di legge parte dalla letteratura, citando Frankenstein, Pigmalione, il Golem di Praga fino a Karel Capek, lo scrittore ceco inventore della parola robot. Poi passa sul terreno più concreto dell’economia. Le vendite di automi, impiegati soprattutto nelle industrie automobilistica ed elettronica, ma anche negli ospedali e nell’assistenza agli anziani, sono cresciute nel mondo del 17% all’anno tra il 2010 e il 2014, per fare un balzo del 29% l’anno scorso. I brevetti nell’ultimo decennio sono triplicati.
La bozza di legge suggerisce una sorta di tassa sui robot per rimpolpare il sistema previdenziale privato di tanti lavoratori umani. Ogni cittadino che impiega degli automi dovrà segnalarli allo stato, indicando anche quanto risparmia in contributi grazie alla sostituzione dei lavoratori in carne e ossa con quelli in acciaio e silicio.
Anche i robot dovranno rispettare le leggi. Prima di tutto quelle di Asimov, poi un codice di condotta redatto ad hoc da Bruxelles. Qualora un automa dovesse infrangere una norma o causare un danno a qualcuno, sarebbe giusto che ne risponda legalmente, soprattutto se dotato di intelligenza artificiale, di capacità di apprendere autonomamente e – come pure prevede la bozza di legge – di surclassare l’uomo in quanto a facoltà intellettive. Una sorta di registro traccerebbe l’identità di tutti i lavoratori artificiali in Europa, con un obbligo di assicurazione simile a quello previsto per le auto.
La notizia della bozza di legge è stata accolta in rete da parecchi sberleffi (e dal no generalizzato degli industriali). Ma non sono mancati commenti più avveduti. Parlare di personalità giuridica per i robot oggi potrà sembrare prematuro. Ma l’avanzata galoppante di intelligenza artificiale, computer capaci di apprendere, auto senza guidatori e perfino armi in grado di prendere decisioni autonome, ci porterà probabilmente un giorno a rispolverare la bozza della deputata Delvaux.
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