
L’armonia musicale del sistema planetario TRAPPIST-1. La complessa dinamica dei pianeti del sistema solare a 40 anni luce dal nostro è spiegata da un gioco armonico che permette loro di non distruggersi: uno studio che ha prodotto (anche) una curiosa e sorprendente clip musicale.
Lo scorso febbraio è stata annunciata la conclusione dei primi studi su TRAPPIST-1, una stella a 40 anni luce da noi, e del suo sistema di sette pianeti, due dei quali orbitano nella fascia di abitabilità della loro stella, perciò potrebbero avere condizioni adatte alla vita.
Quando però sono stati studiati i dettagli delle orbite di quei pianeti, gli astrofisici erano sorpresi dal fatto che non si fossero già scontrati tra loro, o che non fossero stati espulsi dal sistema, perché le loro orbite sono così vicine tra loro e alla stella che la stabilità del sistema sembrava impossibile.
varia da 1,5 a non più di 19 giorni terrestri!
MUSICA DELLA STELLE. Ora uno studio ha permesso di capire le dinamiche di quel sistema solare e di spiegare come sia rimasto in armonia con se stesso per miliardi di anni.

Una spiegazione veramente particolare nata dal “gioco” di un collega di Tamayo, Matt Russo, astrofisico e appassionato di musica, che quasi per scherzo ha convertito in note i parametri orbitali dei sette pianeti.
Ne è nata una sorta di musica delle sfere del XXI secolo: «Penso che TRAPPIST sia il sistema planetario più musicale mai stato scoperto», ha poi commentato Russo.
EQUILIBRIO MUSICALE. L’analisi delle orbite dei pianeti ha mostrato che sono in risonanza: il secondo pianeta completa cinque orbite mentre il primo ne fa tre, il terzo fa tre orbite ogni cinque del secondo e così via fino al settimo. Funziona così da oltre 3,5 miliardi di anni – a dispetto dei modelli computerizzati che davano il sistema per spacciato in meno di 1 milione di anni.
Tamayo si è chiesto dov’è il trucco che rende stabile il sistema solare e ha adottato un approccio originale per comprendere i movimenti di quei pianeti. Invece di partire dalle orbite attuali ha ricostruito il modo col quale i pianeti si sono scelti le orbite quando si sono formati: è stato in quel periodo che, dalla nebulosa primordiale, i pianeti si misero in posizioni tali da mantenersi in modo armonico per tempi immemori.

I pianeti, via via che nascevano, si sono “adattati” alla presenza di quelli già formati, inserendosi in orbite che li avrebbe stabilizzati e contribuito alla stabilità degli altri. Se al computer si procede allo stesso modo… tutto funziona!
CONCERTO DI PIANETI. Tamayo, Russo e il musicista Andrew Santaguida hanno infine trasformato le orbite dei pianeti in un brano musicale (e anche aperto un sito ad hoc, SYSTEM sounds). A ogni pianeta è stata data una nota partendo da un do per il pianeta più esterno, la cui orbita è stata ricalcolata (proporzionalmente) in due secondi. Ogni volta che un pianeta raggiunge il suo vicino più prossimo, c’è una battuta sulla percussione: forse non è il tipo di musica che vi piacerebbe ascoltare a lungo, ma è interessante in un modo che non mancherà di sorprendervi.
Lascia un commento