
Coloni su Marte, Venere, lune varie e asteroidi… Le promesse spaziali di Bas Lansdorp (Mars One) sembrano bufale acchiappasoldi: le confessioni di un escluso.
Mentre discutibili faccendieri parlano di coloni su Marte, Venere e le Lune di Giove, la Nasa ipotizza una missione umana per l’orbita di Venere, da dove si potrebbero controllare i rover sulla superficie. Perché la superficie di Venere è un inferno.
A sentire un’altra campana le cose stanno però diversamente. A parlare è Joseph Roche, della School of Education del Trinity College di Dublino, che forte di un dottorato di ricerca in fisica e astrofisica aveva mandato la sua candidatura a Mars One quando la società lanciò al mondo la “chiamata per Marte” e, a suo dire senza molta fatica, si era facilmente ritrovato nella rosa dei 100 candidati pionieri disposti a intraprendere il viaggio.
Roche ammette che non era sua intenzione prendere sul serio la questione: voleva solo capire che cosa stava realmente organizzando Mars One.
Tempo fa, in una intervista a Medium.com, Roche ha dichiarato che in tutta la vicenda nulla induceva a credere a una vera missione marziana, non solo per la mancanza di fondi, ma anche per la totale assenza di una reale organizzazione, per esempio dei candidati, che non furono 200.000 (come dichiarato da MarsOne), ma solo 2.761 (che comunque è un bel numero per un viaggio di sola andata che neppure garantisce di arrivare). Infine, sostiene Roche, i 10 prescelti, i cui nomi sono stati a suo tempo pubblicati sul Guardian, non sono stati selezionati per merito ma in base alla ricchezza della donazione che hanno fatto al progetto.

L’Olandese Volante. Nonostante il prolungato silenzio e le tante polemiche, Lansdorp non si è scomposto più di tanto. Anzi, torna di prepotenza sulla scena con un nuovo (assurdo?) progetto: andare a vivere in città galleggianti attorno a Venere e nell’atmosfera di Venere, e in un futuro “più lontano”, su una luna di Giove o su un asteroide.
L’imprenditore olandese sembra così voler cavalcare l’invito a lavorare a un’ipotetica missione umana da portare in orbita attorno Venere, proposta in passato dalla Nasa per studiare un pianeta che per dimensioni è molto simile alla Terra. L’agenzia spaziale americana non ha proposto una missione permanente, ma una missione scientifica della durata di qualche settimana da condurre con palloni aerostatici in grado di resistere per un po’ di tempo nell’atmosfera venusiana. La superficie di Venere raggiunge temperature di 470 °C, i venti sono probabilmente infernali e la pressione dell’atmosfera (composta quasi unicamente da anidride carbonica) è la stessa che abbiamo a 1.000 metri di profondità sott’acqua: un uomo verrebbe ridotto in poltiglia.

Sopra i 50-60 chilometri di altitudine, però, le condizioni sarebbero tecnologicamente gestibili: da lì, un equipaggio in orbita potrebbe controllare in tempo reale droni e rover – ancora tutti da progettare per quell’ambiente. Con una soluzione di questo tipo si potrebbero studiare fenomeni estremamente interessanti, che dal poco che sappiamo fanno pensare a vulcani attivi, colate di lave e altri fenomeni geologici. La superficie sarebbe comunque invisibile all’occhio umano, proprio per la sua densa atmosfera.
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