Alle Hawaii si è svegliato il Mauna Loa, il più grande vulcano attivo della Terra. Dopo un “letargo” di quasi 40 anni il Mauna Loa, il più grande vulcano attivo del Pianeta, che si trova nelle isole Hawaii, è tornato in eruzione. L’allerta è ai massimi livelli.
Al momento i flussi di lava sono rimasti in prossimità dell’enorme caldera, ma l’eruzione potrebbe ben presto scendere verso aree residenziali. «La lava molto fluida è in grado di cambiare velocemente la propria strada», ha fatto sapere il servizio geologico statunitense (che ha pubblicato il video che segue) e dunque per i residenti del luogo è necessario rimanere pronti all’evacuazione.
Sharing with you this evening, video from #MaunaLoa‘s NE Rift Zone. At ~11 am on Nov 29, 2022, the lava fountains were measured at 35-40 meters (115-148 ft) in height. The second video shows an ‘a‘ā lava flow several meters (yards) thick, moving to the northeast. #MaunaLoaEruptspic.twitter.com/OoOK9kl2y5
Rischio anche dai gas. Pericolosi sono anche i gas che fuoriescono dalla bocca centrale che, trasportati dal vento, possono ricadere su vaste aree dell’isola. Spiega Robin George Andrews, vulcanologo dell’USGS: «Questo vulcano erutta da decine di anni, ma dal 1984 si è preso una pausa che è la più lunga della storia registrata. Per questo motivo va tenuto sotto particolare controllo».
Lingue di lava che scendono dalla bocca principale del vulcano Mauna Loa. USGS
Il magma che si è addensato nella camera magmatica, infatti, potrebbe essere tale da produrre un’eruzione di lunga durata.
Il Mauna Loa, così come tutte le Isole Hawaii, è un vulcano da “punto caldo”. Ciò significa che le sue lave arrivano direttamente dal mantello profondo. Stando ad alcune ricerche potrebbero arrivare addirittura da oltre 2.500 chilometri di profondità, proprio dal confine tra il mantello e il nucleo della Terra.
Che numeri. Per questo motivo le lave sono generalmente fluide e non danno origine a eruzioni esplosive (tipo Vesuvio), ma ad eruzioni effusive che possono durare anche molto a lungo. Il Mauna Loa sorge dalle profondità dell’Oceano Pacifico e si innalza per 4.169 metri sul livello del mare. Se si considera anche la parte che scende sotto l’oceano, la sua altezza complessiva supera gli 11.000 metri: con queste premesse, risulta la montagna più alta del Pianeta. Complessivamente, da quando ha iniziato ad esistere circa 5 milioni di anni fa, ha eruttato circa 75.000 chilometri cubi di lava.
Le più grandi esplosioni di sempre
Abbiamo individuato 10 eventi distruttivi, più un eventuale scenario futuro. Volete sapere quali sono state le esplosioni più apocalittiche di sempre? Non perdetevi questa inquietante hit parade che inizia con l’eruzione del vulcano Krakatoa, che in questa classifica è soltanto all’ottavo posto (ma la foto vale la prima posizione). Ogni grande eruzione che si rispetti provoca un tremendo boato. Il più assordante in assoluto fu probabilmente quello generato dal risveglio del Krakatoa, su un’isola dello Stretto della Sonda, tra Giava e Sumatra, il 27 agosto del 1883. Quattro enormi esplosioni udibili fino a 4 mila chilometri di distanza uccisero decine di migliaia di persone, e assordarono completamente i pescatori della zona. Il botto, della potenza di 200 megatoni (più di tre volte quella della Bomba Zar) distrusse completamente l’isola, provocando tsunami di decine di metri d’altezza. Successive eruzioni hanno ricreato un isolotto nello stesso luogo.
Decimo posto: l’evento di Tunguska. Sono da poco passate le 7:00 a Vanavara, Siberia profonda, il mattino del 30 giugno 1908. Quando un uomo seduto davanti a una stazione commerciale viene sbattuto violentemente a terra, con la sensazione di avere i vestiti che vanno a fuoco.
Una quarantina di chilometri più a nord, nelle vicinanze del fiume Tunguska, si è appena verificata un’esplosione della potenza pari a quella di 15 megatoni di dinamite o, tanto per farsi un’idea, a mille bombe di Hiroshima. Responsabile del cataclisma è probabilmente una roccia spaziale di una trentina di metri di diametro, che disintegrandosi nell’atmosfera abbatte circa 80 milioni di alberi come fuscelli. Le onde sismiche si registrano fino a Londra,.
Nono posto: la Bomba Zar. Quattro volte più distruttiva dell’evento di Tunguska, sarebbe stata ancora più minacciosa se i suoi costruttori, fisici sovietici capitanati da Andrej Dmitrievi? Sacharov (in seguito Premio Nobel per la pace per la sua opera di difesa dei diritti umani) non avessero deciso all’ultimo di ridurne la portata. La Bomba Zar, il più pericoloso ordigno all’idrogeno mai costruito (57 megatoni di potenza), chiamata affettuosamente Big Ivan dai militari sovietici, nell’ottobre del 1961 fu sganciata sopra all’isola di Novaja Zemlja, a nord del Circolo Polare Artico. Ne derivarono un lampo di luce visibile a mille chilometri di distanza, una nuvola a fungo alta 64 chilometri e vetri rotti fino a 900 chilometri dal luogo dell’impatto. Nella foto, esperimenti atomici a Mururoa, Polinesia francese.
Settimo posto: eruzione del Monte Tambora (stratovulcano). La capacità esplosiva di un’eruzione vulcanica si misura con una scala internazionale, l’Indice di Esplosività Vulcanica (VEI). Si va da 0 (eruzione non esplosiva) a 8 (eruzione megacolossale). L’esplosione del Krakatoa si è classificata al grado 6. Solo un evento nella storia recente ha raggiunto il settimo: l’eruzione del monte Tambora, nell’isola di Sumbawa, Indonesia. Dopo i primi “brontolii” – simili a colpi di cannone – lo stratovulcano eruttò nell’aprile del 1815, proiettando nell’atmosfera 150 miliardi di metri cubi di roccia, cenere e piroclasti. Gli effetti del cataclisma, anche in termini di riduzione della temperatura, si fecero sentire a lungo: l’anno successivo, il 1816, sarebbe stato ricordato come “l’anno senza estate”.
Sesto posto: l’eruzione del vulcano Oruanui. Avete presente il tipico paesaggio lacustre, con specchi d’acqua calma, quiete assoluta e bagnanti a mollo? Nulla di più lontano dal lago Taupo, in Nuova Zelanda. Il bacino sorge nella caldera del vulcano Oruanui, che eruttò circa 26 mila 500 anni fa raggiungendo il grado 8 del VEI. L’esplosione, 10 volte più potente di quella del Tambora, è conosciuta come una delle sole 47 eruzioni “mega-colossali” della storia della Terra e si pensa abbia contribuito, in parte, all’estinzione del moa (fam. Dinornithidae), un enorme uccello neozelandese (oltre 3 metri d’altezza), antenato di emù e casuari. Nella foto, il lago con alle spalle il Monte Ruapehu, durante un’eruzione del 1996.
Quinto posto: l’eruzione del supervulcano Toba. Quando il materiale eiettato, tra ceneri, lapilli e rocce incandescenti supera i mille chilometri cubi di volume, si parla di supervulcani. Il Toba, nell’isola di Sumatra, Indonesia, ne rilasciò circa 2800, in una mega eruzione avvenuta 70 mila anni fa.
L’esplosione formò una gigantesca caldera (30 chilometri per 100) oggi in parte occupata dal lago Toba, qui fotografato da satellite. Si pensa che l’evento abbia contribuito sia all’abbassamento globale delle temperature, sia a una selezione genetica della specie umana, che all’epoca, secondo alcuni ricercatori, fu ridotta a poche migliaia di individui.
Quarto posto: le tre supereruzioni del punto caldo dello Yellowstone. Ora che abbiamo un’idea della forza distruttiva di una supereruzione, proviamo a immaginarne tre di fila, tutte attribuibili allo stesso “colpevole”. Sotto agli spettacolari paesaggi del Parco Nazionale dello Yellowstone, nel Wyoming (USA), si nasconde il responsabile di alcuni degli eventi geologici più catastrofici degli ultimi milioni di anni. Un punto caldo – si chiamano così le regioni della crosta terrestre in cui il magma risale direttamente dal mantello – che con le sue ultime tre eruzioni (rispettivamente 2,1 milioni, 1,3 milioni e 640 mila anni fa) ha contribuito alla formazione di un famoso canyon, lo Snake River Plain.
Terzo posto: l’eruzione del supervulcano La Garita. Tra tutte le mega eruzioni che hanno interessato il nostro pianeta, quella che ha lasciato le tracce più suggestive è forse l’esplosione del supervulcano La Garita, nell’attuale stato del Colorado (USA), circa 27 milioni di anni fa. Questi “cuscini” di roccia, formati in seguito al rapido raffreddamento della lava, sono tutto ciò che resta di un’eruzione della potenza di 100 mila bombe Zar, e 5 mila chilometri cubi di materiale tra ceneri, roccia e lapilli scagliati sulla superficie terrestre. Fortunatamente, questo supervulcano è ora estinto. E visto che in quanto a eruzioni, più in alto di così non si può arrivare, passiamo a un altro tipo di “botto”.
Secondo posto: l’asteroide di Chicxulub. Per le primissime posizioni (in termini di forza distruttrice) della nostra classifica, dobbiamo passare dalle cause terrestri a quelle “cosmiche”. È dallo spazio infatti, che provengono le catastrofi peggiori degli ultimi milioni di anni. Come quella che 65 milioni di anni fa piombò nei pressi dell’attuale villaggio di Chicxulub, nella penisola dello Yucatan (Messico), lasciando un cratere di 180 chilometri di diametro (nella foto una mappa gravitazionale del cratere realizzata al computer). Secondo alcuni studiosi, ma la questione è ancora controversa, l’asteroide – un masso cosmico largo 10 chilometri – avrebbe contribuito all’estinzione dei dinosauri. A mettere ko gli animali non sarebbe stato tanto l’impatto quanto la nube di polvere sollevata dall’urto, responsabile di una vera e propria devastazione ecologica.
Primo posto: l’impatto di Theia. Vincitore (provvisorio) di questa graduatoria è un evento che ha scombussolato il nostro pianeta quando ancora era molto giovane, all’incirca 4 miliardi e mezzo di anni fa. Un corpo celeste – forse un pianeta – soprannominato Theia e con massa pari a un decimo di quella terrestre, impattò contro alla Terra con una traiettoria obliqua, spazzando gran parte del mantello e della crosta e distruggendo, qualora ve ne fosse stata, ogni primordiale forma di vita allora presente. Parte del nucleo di Theia secondo alcuni studiosi, sarebbe “affondato” all’interno della Terra fondendosi al nucleo terrestre. Mentre quel che restava della massa del corpo celeste nell’arco di un secolo sì unì, dando così origine a una realtà a noi molto familiare: la Luna.
E in futuro? Anche se tutti ci auguriamo che esplosioni come quelle appena viste rimangano eventi del passato, le minacce di botti catastrofici non sono purtroppo terminate. Nel mondo sono attualmente conservate almeno 23 mila armi nucleari (tra cui quella nella foto) della potenza complessiva di migliaia di megatoni. E sono stati identificati sei supervulcani dormienti, ma potenzialmente ancora attivi, come la Valles caldera nel Nuovo Messico, la Long Valley in California e l’Aira caldera nella baia di Kagoshima, Giappone. Quanto agli asteroidi invece, possiamo dormire sonni tranquilli: il il 2007 VK184, tra i più minacciosi identificati finora, ha un indice di pericolosità pari a 1 nella Scala Torino, usata per classificare il pericolo di impatto di asteroidi e comete. Il grado 1 corrisponde a una probabilità di impatto dello 0,034%.
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