
Scoperte “cellule del tempo” all’interno del cervello umano. Sono stati inseriti nel cervello dei soggetti piccoli elettrodi che hanno permesso ai ricercatori di misurare l’attività elettrica dei singoli neuroni dell’ippocampo mentre le persone completavano un test di memoria.
Queste cellule sono state inizialmente identificate nei topi in base al loro modello unico di attività durante la creazione di memorie episodiche che aiutano a ricordare eventi specifici. Ma non erano state ancora identificate negli esseri umani.
I ricercatori hanno scoperto le prove dell’esistenza delle cellule del tempo nel cervello di 27 persone che erano state sottoposte a una procedura per rimuovere parte del loro cervello come trattamento per l’epilessia. Una possibilità rara, considerata l’estrema difficoltà, per motivi etici, di studiare bene i neuroni in persone viventi.

Nello studio, quindi, sono stati inseriti nel cervello dei soggetti piccoli elettrodi che hanno permesso ai ricercatori di misurare l’attività elettrica dei singoli neuroni dell’ippocampo mentre le persone completavano un test di memoria. Il test ha richiesto ai partecipanti di visualizzare una serie di 12-15 parole, ognuna delle quali è apparsa su uno schermo per 1,6 secondi, per poi richiamare alla memoria quante più parole possibili.
Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che durante il processo di memorizzazione più cellule del tempo si “accendevano” maggiore era la probabilità che i partecipanti ricordassero le parole corrette. Inoltre, maggiore era l’attività delle cellule del tempo maggiori erano anche le probabilità che i partecipanti ricordassero le parole nell’ordine in cui sono state presentate. Al contrario, non è risultata alcuna associazione tra l’attività della cellula del tempo e le risposte che raggruppavano le parole per significato, invece di ricordare il loro ordine.
Secondo i ricercatori, l’attività delle cellule del tempo è quella che consente al cervello di stabilire connessioni tra eventi particolari – come vedere una parola specifica in un elenco – e quando questi eventi hanno avuto luogo, il che è cruciale per la formazione dei ricordi.
Sapevamo già come il cervello codifica il dove è successo qualcosa, grazie alla scoperta dei cosiddetti “neuroni Gps”, cellule di posizione e cellule griglia, la cui scoperta è stata riconosciuta con il premio Nobel nel 2014. “Sappiamo che le cellule di posizione forniscono il ‘dove’, ma questa è la prova più chiara del “quando” nell’ippocampo umano.
È possibile che questi segnali “dove-quando” siano l’impalcatura dei nostri ricordi episodici”, afferma al New Scientist Steven Poulter della Durham University. Le cellule del tempo scoperte si trovano nell’ippocampo, dove i ricordi si formano per la prima volta. Questa è anche una delle prime parti del cervello ad essere colpite dall’Alzheimer, quindi le cellule della memoria in quest’area sarebbero un buon bersaglio per il trattamento.
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