
Esiste un “mistero del Triangolo delle Bermude”? Dati alla mano, un giornalista australiano chiarisce, forse definitivamente, uno dei misteri più amati e temuti dell’ultimo secolo.
Dopo anni di silenzi e apparente disinteresse da parte di tutti (o di molti) il Triangolo della Bermude torna a fare parlare di sé, per la gioia degli amanti dei misteri.
Per chi è invece debole in misteriologia diciamo che lì, nel corso degli anni, diverse navi ed aerei sono (o sarebbero) scomparsi senza lasciare traccia (perciò di solito si dice “misteriosamente scomparsi” e ci si riferisce a questa zona anche con i nomi di Triangolo maledetto e Triangolo del Diavolo).
NESSUN GIALLO. La parola fine su quello che è uno dei misteri più appassionanti del XX secolo è stata scritta qualche giorno fa da Karl Kruszelnicki, noto giornalista scientifico australiano, che in un’intervista rilasciata a commento del suo lavoro di ricerca dichiara senza mezzi termini che il numero di disastri aerei e navali avvenuti nel Triangolo delle Bermude è assolutamente in linea con quelli avvenuti nel resto del mondo.
L’ORIGINE DEL MITO.Secondo Kruszelnicki il mito del Triangolo delle Bermude è nato tra la I e la II Guerra Mondiale, quando diverse navi militari sono affondate in queste acque e non sono più state ritrovate: «Non si tratta di eventi straordinari», prosegue, «perché sono avvenuti a causa di condizioni meteorologiche pessime, e qui le onde possono essere alte più di 15 metri, che hanno coinvolto vascelli vecchi e tecnologicamente arretrati anche per la loro epoca».
C’è poi la questione dei relitti e dei corpi mai ritrovati delle vittime. Anche in questo caso la spiegazione di Kruszelnicki è freddamente scientifica: le acque qui sono molto profonde e anche con i mezzi a disposizione oggi trovare un relitto o un cadavere in mare non è affatto semplice.
Lascia un commento