Alcune riflessioni sulla magia

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In questo articolo prenderemo in considerazione alcune teorie formulate in ambiente accademico allo scopo di chiarire qual’ è l’essenza della magia.

Un approccio molto influente della magia è la teoria funzionalista che ha come esponenti più importanti Marcelo Mauss e Emile Durkheim.

Marcelo Maus ha rifiutato l’ipotesi riduttiva di Frazer della sola magia simpatetica ed è giunto alla conclusione che non esisteva ancora una teoria veramente scientifica sulla magia.

In alternativa all’approccio intellettualista focalizzata sulle idee Mauss ha proposto un approccio funzionalista incentrato sull’azione rituale.

Mauss ha definito rito magico qualsiasi rito che non sia parte di un culto organizzato. In ultima analisi per lo studioso un rito magico è un rito privato segreto misterioso.

Per Mauss tra magia e religione esiste solamente una differenza di carattere sociale dal momento che egli ha sottolineato nella religione il fondamentale aspetto collettivo.

Invece per lo studioso francese nella magia è presente una posizione marginale rispetto a ogni culto organizzato.

Per l’antropologo francese il sacrificio momento centrale del fenomeno religioso stabilisce una comunicazione tra dimensione sacra e  profana.

Nella religione il sacrificio ha un carattere astratto e metafisico.

Al contrario la magia presenta un carattere essenzialmente pragmatico.

Essenzialmente lo stesso approccio nei riguardi della magia è stato adottato da Emile Durkheim autore del famoso libro “Forme elementari della vita religiosa “.

In tale libro Durkheim studia il rapporto tra religione e struttura del gruppo sociale.

In questo libro Durkheim utilizza un ragionamento molto semplice finalizzato a dimostrare la forte ripugnanza della religione per la magia e la conseguenza ostilità della magia nei riguardi della religione come forma di rappresaglia.

Durkheim giunge alla conclusione che esiste qualcosa di intrinsecamente antireligioso nelle azioni del mago.

In questo quadro concettuale Durkheim afferma che le credenze religiose sono caratterizzate dal fatto che sono condivise da un gruppo sociale riferibile ad una “Chiesa” mentre i maghi al contrario hanno solo una clientela individuale.

Durkheim ci tiene a mettere in evidenza che non può esistere una chiesa di magia.

In estrema sintesi per il sociologo francese la religione è un fenomeno sociale mentre la magia è intrinsecamente un fenomeno non sociale.

Gli studi sulla teoria di Mauss da cui deriva quella di Durkheim dimostrano che le ipotesi fondamentali della sua teoria derivano in buona parte dalle categorie tradizionali dell’eresiologia cristiana.

La dimensione pragmatica delle azioni magiche è stata sottolineata da Malinoski ma è stata ribadita da numerosi autori.

Tampiah ha messo in evidenza che i riti magici derivano la propria efficacia dal fatto di pronunciare determinate parole o di compiere un determinato atto.

Edward Evans Pritchard ha messo in evidenza che la magia e la stregoneria sono fondate su un interesse estremamente evidente degli agenti umani.

Per questo studioso è necessario indagare a fondo le motivazioni che spingono gli agenti umani a praticare la magia e la stregoneria.

Horton ha avanzato la tesi che la magia sia caratterizzata dalla compresenza e dall’azione simultanea di più cause metafisiche.

Tali cause multiple metafisiche determinano un singolo evento o effetto.

Levi-Strauss ha sostenuto che anche le pratiche magiche costituiscono una modalità di organizzazione e ordinamento del reale.

Per lo  studioso francese il concetto stesso di magia rispecchia un sistema di conoscenze, di pensiero e di azioni consequenziali piuttosto che una forma di comunicazione.

Per Levi-Straus le azioni magiche sono azioni che non comunicano e non spiegano ma esprimono il pensare dell’agire umano.

In estrema sintesi possiamo dire che la magia è interpretata come un sistema basilare e significativo in sé stesso.

Quanto alla fenomenologia della magia gli autori che fanno capo alla teoria funzionalista parlano di magia analogica in cui il simile agisce sul simile e di magia contagiosa nella quale la trasmissione di forze avviene per mezzo di un contatto.

Prenderemo ora in considerazione un terzo approccio allo studio della magia derivante dalla legge della partecipazione del filosofo e antropologo Lucien Levy Bruhl anche se questo autore non ha costruito una vera e propria teoria della magia.

Levi Bruhl ha parlato di  ciò che in origine era chiamato pensiero o mentalità prelogica molto probabilmente dominante nelle culture primitive.

Secondo tale legge lo stato mentale dei primitivi è caratterizzato da una forte intensità emozionale che lo rende in grado di presentare una costante partecipazione mistica con l’universo.

Secondo tale autore il primitivo “sente” ciò che lo circonda come attraversato da una forza soprannaturale fluida.

I confini che nel nostro mondo separano chiaramente l’uomo dall’ambiente esterno, la natura dalle forze soprannaturali nonché lo stato di veglia dallo stato di sogno nel mondo primitivo sono estremamente labili o inesistenti.

Inoltre la dimensione sovrumana finisce per calamitare ed attrarre completamente l’anima e la mente degli uomini.

Pertanto le forze sovrannaturali assediano perennemente l’esistenza degli uomini in estrema sintesi possiamo dire che la mentalità primitiva più che rappresentare l’oggetto lo vive e ne è posseduta.

In una tale situazione secondo l’autore francese i riti magici hanno lo scopo di esercitare una mediazione con la sfera delle potenze occulte.

Tra l’altro secondo Levi Bruhl la religiosità dei primitivi è di stampo totalmente mistico.

Alla fine levi Bruhl è giunto a riconoscere che queste caratteristiche ora descritte sono una costante umana primaria e irriducibile presente in ogni società.

L’ambiente scientifico del tempo reagì molto negativamente alla proposta teoria di levi Brull .

Durkheim sostenitore dell’unità dello spirito umano in tutte le ere storiche mise in evidenza il fatto che nella vita quotidiana i primitivi utilizzassero una razionalità pratica del tutto simile a quella che presiede alle azioni di tutti gli uomini della terra.

Autori successivi a Levi Bruhl hanno considerato applicabile alla magia la legge della partecipazione di Levi Bruhl.

Come risultato sono emerse diverse teorie che interpretano la magia basandosi su un diverso tipo di razionalità.

Gli approcci teorici di Mauss e Levi Bruhl sono stati successivamente mescolati in vari modi più o meno interessanti. Ma in ogni caso la triade “magia – religione-scienza” in effetti è implicita in quasi tutte le teorie accademiche riguardanti la magia.

Il punto di partenza è che la religione è chiaramente diversa dalla scienza.

Fatta questa distinzione si formula l’osservazione che esiste una certa classe di fenomeni nella cultura umana che sono chiaramente differenti sia dalla scienza sia dalla religione.

Questa terza categoria viene indicata da una varietà di nomi: magia, occultismo, misticismo ed esoterismo.

Assumendo una tale triade gli studiosi di religione tendono ad essere favorevoli alla scienza rispettosi almeno verso la religione e negativi circa la magia e l’occultismo.

Bisogna metter in evidenza che la tendenza a distinguere nettamente religione e magia deriva dal tipico modo di essere della cultura cristiana occidentale dominata dal cristianesimo e dal mondo scientifico.

Non dobbiamo dimenticare che per la mentalità cristiana la religione vera era solo il cristianesimo mentre la magia veniva posta in relazione con l’idolatria pagana.

Pertanto la maggior parte delle teorie accademiche formulate sulla magia ha insistito sulla netta distinzione tra religione e magia nonostante questa distinzione trovi la sua ragion d’essere nel pensiero teologico cristiano.

Dopo l’adozione di questa netta distinzione tra magia e religione essa finì per assumere un ruolo dominante nelle discussioni scientifiche successive.

I fattori politici e sociali in epoca coloniale hanno svolto un ruolo significativo anche in questo processo di percezione della magia come qualcosa di molto diverso dalla religione.

Tuttavia c’ è stato un autore che ha negato la rigida opposizione tra religione e magia presente negli ambienti accademici e nella teologia cristiana.

Ian Bremmer professore emerito di storia antica e di studi religiosi dell’università di Grominga ha negato l’opposizione magia -religione chiedendosi in primo luogo cosa sia veramente la religione.

Secondo Bremmer nell’era pagana la magia e la religione erano una cosa sola nonostante le spinte monoteistiche il mondo occidentale secondo Bremmer non ha mai veramente abbandonato il paganesimo oggi più fiorente che mai vista l’ascesa del new Age e della Wicca.

Lo scontro magia religione secondo Bremmer è avvenuto a causa dei rigidi comportamenti rituali del monoteismo nonché del senso di estraneità al mondo e alla natura di cui soprattutto il cristianesimo è caratterizzato.

Il monoteismo cristiano in questo si differenzia totalmente dal paganesimo che venerando gli elementi e le forze della natura materiale e astrale fa ampio uso della magia come strumento per invocare quelle forze.

La religione cristiana infatti non crea maghi ma sacerdoti.

Emblematica è l’esortazione di Paolo: “ora invece che avete conosciuto Dio come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli miserabili elementi.”

In queste parole di Paolo si nota la netta contrapposizione  a Dio- Elementi (sovrannaturale – naturale) che sintetizza il netto contrasto tra monoteismo cristiano e paganesimo politeista.

Per tanto nel cristianesimo si condanna drasticamente la magia e da tale condanna deriva l’attuale ostracismo verso la magia attuato dalla religione cristiana.

Prof. Giovanni Pellegrino

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