

Il nome in codice è iBorderCtrl e sul sito ufficiale dell’Unione viene definito come un sistema di rilevamento delle bugie “smart”, intelligente, che avrà il compito di aiutare la polizia di frontiera a individuare i “migranti illegali e quindi contribuire alla prevenzione del crimine e del terrorismo”. Come? Il controllo si divide in due parti. La prima revisione è a carico di un’app online su cui andranno caricati le foto del passaporto, del visto e le prove dei fondi a disposizione per il viaggio. Poi, una sorta di poliziotto virtualeche “tiene conto di lingua, etnia e genere del viaggiatore” porrà dei quesiti di fronte alla webcam. Le risposte verranno passate al setaccio dall’intelligenza artificiale che andrà a valutare 38 micro-espressioni come un leggero movimento delle palpebra.Alcune di queste, dicono, sarebbero tipiche di chi sta mentendo.
La seconda revisione avviene, invece, alle frontiere. Qui chi è stato considerato a basso rischio nella fase precedente passerà attraverso un controllo più celere. Mentre i presunti bugiardi a cui è stata affibbiata l’etichetta ad alto rischio, saranno messi sotto torchio. Per l’analisi finale la polizia di frontiera sarà dotata di dispositivi mobili ad hoc che verificheranno tutte le varie informazioni.
LE CRITICHE DEGLI SCIENZIATI
Stando a quanto rivela The New Scientist, il “rilevatore di bugie” è un adattamento di un software testato in un piccolo esperimento che ha coinvolto appena 30 persone. I risultati, presentati lo scorso luglio, mostrano che il sistema è stato in grado di beccare i bugiardi con il 76 percento di accuratezza. “Ma crediamo di portare il livello all’85 percento”, ha detto Keeley Crockettdella scuola di informatica, matematica e tecnologia digitale della Manchester Metropolitan University, coinvolta nel progetto.
iBorderCtrl non è il solo. Il mese scorso, ingegneri dell’University of Arizona hanno detto di aver sviluppato uno strumento simile, per la verifica della verità in tempo reale, che sperano di installare alle frontiere tra Stati Uniti e Messico.
Ma sono molte le critiche degli scienziati e c’è chi ha definito il metodo “pseudoscienza”. “I segnali non verbali, come le micro-espressioni, non dicono veramente nulla sul fatto che qualcuno stia mentendo o meno. Non c’è alcun fondamento scientifico ai metodi che stanno per essere usati”, ha spiegato Bruno Verschuere, docente di psicologia forense dell’University of Amsterdam.
Mentre Frederike Kaltheuner ricercatrice di Privacy International, ha sottolineato l’opacità di questi sistemi automatici. Inoltre, “con milioni di viaggiatori soggetti a questi sistemi – ha scritto Kaltheuner su Twitter – persino un tasso d’errore in apparenza basso, significa che centinaia di persone devono adesso provare di essere oneste, solo perché un software ha detto che mentivano”.
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