Molecole alla base della vita a 444 anni luce da noi. Individuata in un disco di formazione planetaria la molecola dell’etere dimetilico, precursore di molecole organiche che possono dare origine alla vita.
Alcune ricercatrici dell’Università di Leiden (Paesi Bassi) hanno scoperto, grazie al radiotelescopio Alma – che si trova a 5.000 metri di quota nel deserto di Atacama, in Cile – la molecola dell’etere dimetilico in un disco di formazione planetaria.
Progenitrice della vita. Composta da nove atomi, questa è la molecola più grande mai identificata finora in una regione dove si formano i pianeti, attorno a una stella. L’etere dimetilico (DME) è un precursore di molecole organiche più grandi, che possono dare origine alla vita.
Spiega Nashanty Brunken, autrice principale della ricerca pubblicata su Astronomy & Astrophysics. «Da questi risultati possiamo imparare di più anche sull’origine della vita sul nostro Pianeta e quindi avere un’idea più chiara del potenziale che hanno altri sistemi planetari di ospitare la vita.»
Rappresentazione grafica dell’etere dimetilico trovato nelle polveri attorno alla stella IRS 48, lontana 444 anni luce dalla Terra.
66 radiotelescopi. Per scovare questa molecola è stato impiegato un gruppo di 66 radiotelescopi con un diametro che va da 7 a 12 metri, che scrutano il cielo a lunghezze d’onda millimetriche e sub-millimetriche (l’occhio umano vede lunghezze d’onda tra i 400 e i 700 nanometri, che sono miliardesimi di metro). Ed è proprio “guardando” a quella lunghezza d’onda che le ricercatrici hanno rilevato il DME.
La regione è quella che circonda la giovane stella IRS 48, a 444 anni luce di distanza dalla Terra nella costellazione dell’Ofiuco, oggetto di numerosi studi proprio perché attorno a essa c’è una grande quantità di polveri di dimensioni millimetriche. Questo materiale può aggregarsi fino a formare oggetti di dimensioni dell’ordine dei chilometri, come comete, asteroidi e, in teoria, anche pianeti.
Con ghiaccio. Un team internazionale di ricercatori, che comprende anche scienziati dell’Università di Leiden, aveva scoperto nel 2021, nella stessa regione, granuli di materiale ricoperto di ghiaccio ricco di molecole complesse. La scoperta dell’etere dimetilico suggerisce che molte altre molecole complesse potrebbero nascondersi in strutture ghiacciate nei dischi di formazione planetaria, aprendo così nuove prospettive per la ricerca della vita nello Spazio.
Fotogallery Come nasce la vita?
L’incontro e l’unione di due cellule altamente specializzate (i gameti), l’una derivante dall’uomo (lo spermatozoo) e l’altra dalla donna (la cellula uovo), dà origine alla vita, vale a dire allo zigote (uovo fecondato). Gli spermatozoi, emessi con il liquido seminale, sono in quantità variabile da 40 a 120 milioni per cc. Immessi in vagina con l’eiaculazione, viaggiano con movimenti propri, alla velocità di 2/3 millimetri al minuto e devono percorrere una distanza di circa 100/ 150 mm.
Cominciato con due cellule che si uniscono, questo sorprendente viaggio è una sorta di fabbrica di cellule. Da questa cellula se ne originano due, poi quattro e così via. Fino a 8, sono uguali e indifferenziate (si dicono totipotenti, perché ognuna può originare qualsiasi altra cellula dell’organismo). Si pensi che in 9 mesi questo ammasso, fatto inizialmente di poche cellule, aumenterà di 200 miliardi di volte. Quattro giorni dopo la fertilizzazione siamo solo a 16 cellule (blastomeri) che ancora non sono impiantate nell’utero (nella foto). Si tratta di uno stato di suddivisione chiamato morula per la forma a mora di gelso. Al 14° giorno si prepara l’impianto di quella che ora è chiamata blastula e che è composta da 100-150 cellule.
A sei settimane l’embrione fluttua nel liquido amniotico che lo protegge. È attaccato alla placenta attraverso il cordone ombelicale: da qui riceve i nutrienti e l’ossigeno necessario per il suo sviluppo, ma sono anche eliminati anidride carbonica e rifiuti del metabolismo. La placenta consente il passaggio delle molecole piccole ma non fa passare quelli più grandi come le ematiche, creando un’essenziale difesa. Nel caso per esempio che il bambino abbia una composizione sanguigna incompatibile con quella della madre, potrebbe scattare una risposta immunitaria per espellere il “corpo estraneo”. A questo stadio l’embrione misura tra i 13 e i 22 millimetri di lunghezza. Le dita dei piedi e delle mani iniziano a configurarsi e a separarsi.
Nell’ottava settimana di gestazione si sviluppano corpo e arti: anche gli occhi sono già ben distinguibili. Questa data fa da spartiacque tra la fase embrionale e quella fetale: il feto a questo punto è in grado di reagire alla stimolazione intorno alla bocca contraendo i muscoli del collo e volgendo lentamente il capo. Ciò significa che i muscoli contengono fibre nervose: il sistema neurologico ha cominciato a funzionare. In questa fase la differenziazione delle cellule nei vari organi (organogenesi) è molto più importante della crescita in centimetri: a fluttuare nella pancia della mamma è un esserino di 23 millimetri di lunghezza e 1 grammo di peso.
Aggrappato al cordone ombelicale, il feto cresce (6 centimetri di lunghezza per una ventina di grammi, tra la dodicesima e la quindicesima settimana) e comincia a muovere braccia e gambe nella placenta che è già completamente sviluppata. Gli occhi sono formati, ma le palpebre rimangono serrate. All’interno del grembo materno il feto è circondato dal buio totale, anche se è probabilmente in grado di percepire variazioni di luminosità esterna. Alcuni esperimenti hanno rivelato infatti che indirizzando un fascio di luce intensa sull’addome della mamma, il feto si agita e le sue pulsazioni accelerano di 15 pulsazioni al minuto.
Tra la fine del primo trimestre e l’inizio del secondo il feto non sa sopravvivere autonomamente, ma possiede già sistemi e funzioni avanzate.
I dentini si formano all’interno delle gengive, crescono le unghie, costole e vertebre iniziano il processo di ossificazione che consente alle cartilagini di diventare ossa. Nell’immagine le ossa più dure sono quelle più gialle e definite, che sembrano scollegate le une alle altre. In realtà il collegamento c’è, ma è ancora cartilagineo e non visibile. A questo punto dello sviluppo il feto pesa 200 grammi.
Un feto alla diciannovesima settimana di gestazione è coperto da una diffusa lanugine, destinata a scomparire prima del parto: resterà solo quella del cranio. In realtà, alla nascita alcuni bambini sono molto più capelloni di altri. Ciò è dovuto al fatto che durante il sesto mese di gestazione si sviluppano i follicoli piliferi, da cui nascononel corso del settimo nasceranno i capelli. Il ciclo vitale di questa prima chioma finisce in contemporanea e i capelli cadono tutti insieme: se questo avviene mentre è ancora nel grembo materno, il bambino si presenta pelato alla nascita, altrimenti la sua capigliatura sarà relativamente folta. Queste differenze sono comunque dettate da predisposizioni genetiche.
Il viso nel feto si forma molto presto, già a 25 giorni dalla fecondazione, quando dall’embrione, che è poco più di un fagiolo, spuntano tre escrescenze, gli “archi branchiali”. Se nei pesci si trasformano in branchie, nei mammiferi, i tre abbozzi si fondono fino a formare fronte, faccia e gola. Solo dopo altre 6-7 settimane la faccia acquista l’aspetto umano: prima dell’ultimo trimestre di gravidanza assume infine i lineamenti caratteristici dell’individuo. Questo feto, alla ventesima settimana, è lungo circa 19 centimetri e pesa 500 grammi: siamo circa a metà del viaggio…
A partire dal sesto mese (qui l’orecchio di un feto alla ventesima settimana), si registrano reazioni da parte del nascituro agli stimoli sonori che lo circondano: il flusso regolare del sangue materno, il ritmo costante del battito cardiaco e la voce della mamma lo cullano durante tutto il tempo della gestazione. Ma non solo. Se dall’esterno provengono rumori troppo forti, il piccolo reagisce con un’accelerazione del battito del cuore e movimenti di gambe e braccia. Il feto è inoltre sensibile alla musica: niente lo tranquillizza più del canto della madre e dell’ascolto di un brano di musica classica, come quella di Mozart e Vivaldi.
Già al quarto mese il sesso del nascituro è evidente: i genitali esterni infatti sono ben riconoscibili all’esame ecografico. Questo feto giunto alla ventiduesima settimana raggiunge i 650 grammi di peso e i 21 centimetri di lunghezza dalla testa al coccige. A questo stadio della gestazione i movimenti del feto sono facilmente percepibili dalla madre. Inoltre il piccolo affina la tecnica che lo porterà alla nascita a succhiare il latte materno: scopre il pollice inizia a succhiarlo. Più tardi, quasi al termine della gravidanza, il feto muove la bocca regolarmente ogni 10-20 secondi, anche nella fasi di sonno profondo: l’allenamento continua…
L’ecografia è una tecnica diagnostica basata sugli ultrasuoni usata per visualizzare l’interno del corpo umano e, nel caso della gravidanza, l’interno dell’utero. Quella bidimensionale consente di vedere l’interno come se fosse una sezione. La nuova ecografia dà invece una visione tridimensionale di quel che accade all’interno della pancia della mamma. Ecco invece un feto, giunto alla ventisettesima settimana e già posizionato per il parto, visto attraverso la risonanza magnetica: dopo la ventottesima, il bambino è in grado di sopportare un parto prematuro.
Nella prossima pagina, le meraviglie dell’ecografia 4D e la vita del nascituro in tempo reale…
Una visione straordinaria nel grembo materno la consente l’ecografia 4D che visualizza l’immagine tridimensionale in movimento e in tempo reale: si vede così il feto che muove le manine, si succhia il dito o gioca con il cordone ombelicale. La visione migliore è possibile dopo la venticinquesima settimana, quando il feto è di medie dimensioni.
Ai raggi X, le sagome dei due gemellini alla trentesima settimana sono evidenti (il loro scheletro è colorato in blu, mentre quello della madre è in rosso e giallo). I parti gemellari sono circa l’1 per cento e i gemelli si distinguono in “identici” (o monozigotici) e “non identici” (o dizigotici).
I primi derivano da un uovo fecondato da uno spermatozoo, mentre nel secondo caso a essere fecondate da due spermatozoi sono due uova diverse. Se i dizigotici, da un punto di vista genetico, si assomigliano non più di due fratelli, i monozigotici rappresentano due copie identiche dello stesso patrimonio genetico.
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