
E’ il carburante della cella combustibile sviluppata presso l’Università di Bath. Un dispositivo semplice ed economico, con il potenziale per cambiare la vita a milioni di persone nelle aree più povere del mondo. La scienza ha anche un lato creativo: l’approvvigionamento energetico è un problema sempre più pressante, e il bisogno di fonti rinnovabili ed ecocompatibili è sotto gli occhi di tutti. Ma se in alcune parti del mondo stiamo cominciando (timidamente) a considerare energia solare, eolica e altre, ci sono aree del mondo dove la questione è molto più urgente perché entra in gioco anche il costo dell’energia – dove ci sono molte persone che non se la possono permettere.
I ricercatori sono attualmente al lavoro, inoltre, per migliorare ulteriormente l’efficienza e ottenere più energia. “Se riusciamo a sfruttare il potenziale energetico dei rifiuti umani, potremmo rivoluzionare la produzione di elettricità”, ha commentato con entusiasmo la dot.ssa Mirella Di Lorenzo dell’Università di Bath. A proposito del trilemma energetico, Di Lorenzo afferma che “non esiste una soluzione universale che non sia sfruttare al massimo le risorse disponibili localmente, compresa l’urina”. Le fa eco Jon Chouler, tra gli autori che hanno firmato la ricerca: “le celle a combustibile microbiche potrebbero essere una grande fonte di energia nei paesi in via di sviluppo, in particolare nelle aree impoverite e rurali”. “L’aver creato una tecnologia che può potenzialmente trasformare la vita di persone povere che non hanno accesso, o non si possono permettere l’elettricità, è una prospettiva eccitante. Spero che la nostra ricerca permetta a chi ne ha bisogno di raggiungere una qualità di vita migliore”, afferma Chouler.
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