
Tra le pratiche esoteriche più note c’è sicuramente la Cabalà (dall’ebraico Quabbalah) che mette a disposizione degli iniziati la conoscenza del divino e del cosmo. Il termine ha un duplice significato, ricevere o tradizione, ed è il modo per arrivare a cogliere il significato autentico delle Sacre Scritture: le interpretazioni sono molteplici e c’è anche chi ritiene che essa sia legata all’occultismo e si discosti di molto dal reale messaggio dei primi cinque libri della Bibbia ebraica.
La Cabalà viene spesso considerata come il sentiero che conduce alla verità, alla comprensione più profonda della stessa esistenza umana: alla base di questa filosofia ci sono dieci emanazioni luminose (Sephirot) che compongono quello che viene definito l’Albero della vita, la rappresentazione del movimento delle anime nel cosmo. I Sephirot sono distribuiti su tre linee parallele definite forza, amore e compassione: quest’ultima è quella che richiede maggiore impegno, ma porta all’unione degli opposti, del principio maschile e di quello femminile.
Trovarsi al cospetto dell’Albero della vita significa aver raggiunto un livello di consapevolezza superiore destinato solamente a chi è riuscito nell’impresa di superare due crisi, una pratica e una interiore, e a lasciare da parte le proprie certezze per intraprendere un percorso di gnosi: nell’universo le forze opposte devono operare congiuntamente e armoniosamente per governare l’intero sistema; come per il cosmo questa regola va applicata anche all’individuo in cui principio maschile (Animus) e femminile (Anima) dovrebbero coesistere e non essere proiettati su altre persone. Soggetti tormentati da paure e incapaci di controllare i propri istinti non potranno mai avvicinarsi all’Albero della vita per evitare di causare problemi agli altri uomini.
La Cabalà viene applicata anche ai numeri per assegnare ad essi un significato simbolico e trova applicazione nella tradizionale Smorfia napoletana che è una pratica di divinazione e per interpretare i sogni. Le origini di questa filosofia sono da ricercarsi nel periodo in cui gli Ebrei furono prigionieri dei Babilonesi, tra il VII e il Vi secolo a.C., momento in cui secondo gli studiosi vennero scritte o modificate alcune parti della Bibbia ebraica.
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